[06/05/2010] News

Green economy, la formula di Pistorio

LIVORNO. Nei giorni in cui l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, ammette che «Il petrolio un giorno finirà: non presto, ma in circa cento anni gli idrocarburi non giocheranno più lo stesso ruolo nella nostra vita», alla mostra convegno internazionale su energie rinnovabili e generazione distribuita Solarexpo, in corso a Verona, si è tenuto un importante convegno dal significativo titolo "La corsa della green economy". Nel 2009, è stato detto, sono stati installati oltre 38 GW di eolico che in termini di produzione elettrica significano 12 centrali nucleari. Forse come ha sostenuto sempre Scaroni inaugurando al Mit di Boston il Solar Frontiers Center per promuove la ricerca sulle tecnologie solari, «la tecnologia solare usata oggi in Europa sembra inefficiente e costosa, serve qualcosa di differente», ma il risultato è che qualcosa in Italia si sta davvero muovendo.

«Il fotovoltaico - ha detto Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club e relatore al convegno - in un anno molto difficile a causa della crisi economica e del crollo del mercato spagnolo, dopo il boom del 2008, è sorprendentemente cresciuto del 20% e nel 2010 si dovrebbe tornare a incrementi del 40-50%».

Pasquale Pistorio, presidente onorario di Kyoto Club ed ex vicepresidente di Confindustria, ha parlato con entusiasmo di quanto sia conveniente l'impegno ambientale per un'azienda. «Questo - ha detto - porta sempre ad un ritorno economico importante: gli investimenti in risparmio ed efficienza energetica nella ST Microelectronics, di cui ero amministratore delegato, hanno portato negli anni ad un risparmio, al netto degli investimenti, di 600 milioni di dollari».

Pistorio ha voluto mettere in luce che le vere soluzioni, simbolo della nuova green economy e in contrapposizione con la scelta ‘ideologica del nucleare', sono l'efficienza energetica, dalle potenzialità infinita, e le fonti rinnovabili, che già oggi hanno costi competitivi con l'atomo. «Per avere una politica che abbia un impatto sostanziale in questi settori bisogna mettere sempre insieme tre soggetti e tre strumenti. I tre soggetti sono le istituzioni, le imprese e i cittadini. I tre strumenti sono gli incentivi, le normative, l'educazione. Allora i risultati sarebbero formidabili», ha concluso.

Ma la green economy - si legge in una nota di Solaexpo - non è solo energia rinnovabile o efficienza energetica. Riguarda anche interventi innovativi che puntano all'abbattimento delle emissioni di gas serra e che guardano al ciclo del prodotto. Numerosi esempi ci sono anche in comparti come quello dell'energia tradizionale e dell'industria, come quella chimica. E questo è vero, ma la green economy è anche risparmio di materia che è altrettanto importante - se non di più - del risparmio energetico. Questo aspetto, però, è ancora troppo poco associato alla green economy per non dire del tutto negletto causando un problema non da poco anche sul piano della comunicazione/informazione visto che a molti sembra così che la sostenibilità ambientale possa essere raggiunta solo con un uso e una produzione diversa di energia.

Alla fine del convegno è emerso, come noi spesso evidenziamo, che la green economy italiana esiste. «È vero - viene detto sempre nella nota - sono casi isolati, ma che potrebbero moltiplicarsi se solo la politica avesse una visione di sistema e puntasse a creare un terreno favorevole per una vera politica industriale di questo tipo».

Tornando infine a Scaroni, l'ad di Eni ha spiegato - si legge su corriere.it -  le ragioni che hanno spinto la società a investire nella ricerca sulle tecnologie solari avanzate. «Alcuni anni fa abbiamo deciso di studiare le tecnologie del solare del futuro e abbiamo lanciato questa iniziativa insieme al Mit, iniziativa che sta andando molto bene», ha aggiunto Scaroni. «I risultati sono molto promettenti: se solo il 10% di quello che ho visto qui a Boston diventasse operativo, si potrebbe cambiare il mondo». Eni ritiene che l'energia solare sia la rinnovabile che darà il maggior contributo in futuro ma, ha detto Scaroni, «la tecnologia solare usata oggi in Europa sembra inefficiente e costosa, serve qualcosa di differente. Le rinnovabili che sono a disposizione oggi non sono la risposta per il futuro: è per questo che dobbiamo studiare e investire».

L'alleanza con il Mit ha una durata quinquennale e comporta per Eni un investimento di 50 milioni di dollari. La collaborazione siglata nel febbraio del 2008 tra Eni e il Mit, si legge in una nota di Eni, nei primi due anni ha prodotto numerosi risultati: dalla realizzazione della prima cella solare Mit ultraflessibile alla prima cella solare al mondo stampata su carta; dai progressi nella produzione di contatti metallici allo sviluppo di celle solari che imitano il processo fotosintetico.

Torna all'archivio