[06/05/2010] News

Energie meridionali

LIVORNO. Ripetiamolo per l'ennesima volta: non esistono energie a impatto zero, esistono fonti energetiche sostenibili, riproducibili all'infinito e che hanno modesti impatti ambientali, che tuttavia non devono essere trascurati. Si tratta delle energie rinnovabili, che come tali, in un'ottica di graduale sostituzione delle fonti fossili tradizionali vengono giustamente incentivate dal pubblico, in Italia come in ogni altro Paese del mondo.

Come in ogni settore dunque, che sia incentivato o meno con fondi pubblici, chi vi investe punta a sviluppare la sua attività. Poi c'è chi lavora bene e chi lavora male, c'è chi specula e chi truffa. Non ha  senso quindi gridare allo scandalo delle rinnovabili perché i mafiosi hanno investito nell'eolico oppure sputare sull'energia del vento perché vi sarebbero stati episodi di corruzione per gli appalti dell'eolico in Sardegna (per i quali è stato indagato il coordinatore nazionale di Forza Italia).

Quello che di sicuro manca sono le linee guida per l'approvazione degli impianti, che sarebbero dovute arrivare nel 2003 e che ancora non ci sono, anche se proprio in questi giorni dal ministero dell'ambiente è arrivato (l'ennesimo) annuncio della pubblicazione di queste guide, senza le quali Regioni e Comuni sono lasciate in un quadro di incertezza legislativa.

Un quadro confuso che appunto fertilizza usi malavitosi delle opportunità date dal mercato delle rinnovabili e che rende l'Italia un patchwork di norme e indirizzi spesso in contrasto fra loro. Un caso esemplare è la Puglia dove fioriscono parchi fotovoltaici a terra (assai meno ecologici dei pannelli posti sui tetti e diffusi sul territorio anziché concentrati in grandi impianti) e parchi eolici, il cui sviluppo - come dice Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - «va tenuto assieme alla tutela del paesaggio pugliese con lo sviluppo dell'eolico, ben sapendo che oggi vi sono molti ambiti in cui l'eolico non è ancora diffuso e invece territori in cui l'inserimento di nuovi impianti si deve integrare dentro situazioni già interessate da numerosi progetti».

Proprio in Puglia martedì il Comitato regionale Via ha autorizzato il primo parco eolico offshore della regione, progettato dalla società Sky Saver, composto da 24 pale e di circa 90 Mw di potenza a distanza di 20 Km dalla costa. Si tratta un progetto innovativo sia per l'aspetto tecnologico, (in quanto ciascuna turbina sarà installata su una piattaforma galleggiante sommersa a spinta bloccata, ancorata ad un corpo morto di fondo), sia perché si tratta del primo parco eolico offshore italiano, mentre tale situazione è piuttosto frequente nei mari settentrionali europei.

Il progetto aspettava l'autorizzazione dal 2007 (vi sono altri 5 progetti simili in Puglia in attesa della Via) e in considerazione della notevole distanza dalla costa i tecnici sostengono che le turbine non interferiranno con le rotte migratorie degli uccelli, anche se adesso non mancheranno le tradizionali proteste, capeggiate magari dal politico di turno come avvenuto qualche anno fa con Antonio Di Pietro che riuscì a fermare il progetto di eolico off shore  a largo della costa molisana.

Ma in assenza delle linee guida, sul piano di cosa è buono e cosa è meno buono, vince da una parte chi grida di più, dall'altra chi può investire per indebolire il fronte del no. In modo lecito, per carità, per esempio con campagne di stampa come quella che le grandi multinazionali supportate dal governo hanno messo in piedi per propagandare il fantastico carbone pulito: così come Enel proverà a fare a Rossano Calabro riconvertendo la vecchia centrale a olio combustibile, trasformandola a carbone (pulito, of course!) come avvenuto a Civitavecchia e come sta avvenendo a Porto Tolle, sul delta del Po.

A dir la verità qualcosa di buono (poco, ma va comunque evidenziato) c'è anche qui: il progetto originale prevedeva  due gruppi a carbone da 660 Mw l'uno, oggi invece si parla di un solo gruppo da 800Mw. E la differenza di 400 Mw sarà coperta  da un piccolo gruppo a metano (sempre fonte fossile, ma meno impattante di qualsiasi carbone ‘pulito'), da una centrale a biomasse vegetali (e qui ci sarebbe da chiedersi se a filiera corta o meno....) e da una centrale a solare termodinamico (e qui, finalmente, non c'è nulla da dire. A meno che qualcuno pensi che i pannelli disposti su 7 ettari di terreno, dove oggi ci sono i serbatoi di olio combustibile, rovineranno il paesaggio dell'area industriale della vecchia centrale!).

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