[06/05/2010] News

Dopo la Grecia Moody's "avvisa" l'Italia

LIVORNO. Proprio mentre, secondo l' "affidabilissima" Moody's, si scopre che - «se le pressioni dei mercati sui 'rating sovrani' aumenterà» - dopo il caos Grecia anche le banche italiane sono a rischio contagio insieme a quelle di Portogallo, Spagna e Regno Unito, per il nostro paese discrete notizie sembrano arrivare dal rapporto Unioncamere 2010 (presentato oggi in occasione dell'8° Giornata dell'Economia). Stando ai dati dello studio dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, «La riconversione "verde" del Made in Italy» sarebbe finalmente partita.

«L'attenzione all'ambiente - si legge nella nota riassuntiva del dossier - viene identificata come una delle direttrici da seguire per stimolare la crescita e rendere più equi e sostenibili i processi economici. Date le caratteristiche strutturali del nostro tessuto produttivo manifatturiero, la green economy ‘made in Italy' segue due vie principali: lo sviluppo di alcuni settori innovativi - energie alternative in primis - e la riconversione in chiave ecosostenibile (cosa questa ancor più importante, ndr) di comparti tradizionali legati al manifatturiero».

I dati, come c'era da aspettarsi, dimostrano come la strada sia già intrapresa: «il 30% delle Pmi è particolarmente attento a effettuare investimenti in prodotti o tecnologie volte a conseguire risparmi energetici e/o minimizzare l'impatto ambientale. L'interesse sale al 37% per le imprese industriali di media dimensione e per le aziende specializzate nelle produzioni agroalimentari».

A livello territoriale - e questa è invece un po' una sorpresa - è il sud che «risulta essere l'area geografica in cui appare più consistente la fascia di imprese che investiranno in prodotti e tecnologie a minor impatto ambientale (38%)».

Sul fronte occupazione Unioncamere si sforza di vedere in positivo, ma i numeri parlano chiaro: 830mila assunzioni previste dalle imprese italiane nel 2010 (50mila in più di quelle messe in conto nel 2009), ed uscite in linea con quelle dello scorso anno con un risultato in negativo di 173mila posti di lavoro, -1,5% il calo atteso per l'occupazione. Secondo Unioncamere tuttavia «la contrazione dei posti di lavoro dovrebbe essere inferiore a quella del 2009 (quando la flessione prevista ha toccato il -2%)». Buone invece «le previsioni formulate dagli imprenditori manifatturieri e commerciali, che al secondo trimestre del 2010 guardano con atteggiamento positivo».

«Le anticipazioni dei dati sull'occupazione confermano che il punto di maggiore flessione è probabilmente superato e che il sistema, pur continuando ad espellere risorse, sta seguendo una traiettoria più moderata rispetto a quella di Paesi a noi più prossimi»: è quanto ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. «Dopo la Germania siamo infatti il paese che, tra i principali della UE, ha visto il minore incremento della disoccupazione. Registriamo inoltre una lieve ma apprezzabile ripresa delle assunzioni: 50mila unità in più, con la particolarità che di queste assunzioni aggiuntive, il 42% - oltre 21mila - è destinato a figure ad alta specializzazione professionale. Come dire che le imprese che si stanno rimettendo in moto nel 2010 sono già in cerca di personale, da inserire soprattutto nelle funzioni aziendali che servono a governare i processi più complessi».

Poi una stoccata: «La qualità da sola, però, non basta più. I nostri campioni del made in Italy si rendono conto che la qualità può garantire competitività ma a condizione di investire in capacità innovativa e, soprattutto, in maggiore efficienza produttiva. Su questo terreno però le forze delle sole imprese non possono bastare se non c'è dietro di loro un sistema-Paese altrettanto moderno, efficiente e bene organizzato».

Interessanti, infine, i dati sui consumi. «Nel primo trimestre 2010 - si legge nel rapporto - sembra fare un balzo in avanti il commercio al dettaglio di prodotti alimentari, in flessione, rispetto allo stesso trimestre del 2009, inferiore ai 2 punti percentuali (rispetto a valori sempre superiori ai 3 punti e mezzo segnati nel corso dell'anno). Le famiglie italiane continuano invece a ridimensionare la spesa dei beni non alimentari che registrano la maggiore riduzione tendenziale delle vendite, pari a -3,3%, scontando ancora la fragilità della domanda interna e qualche ritardo nell'avvio della ripresa. Continua, infine, ad essere migliore della media la dinamica, pur sempre negativa, di Ipermercati, supermercati e grandi magazzini che chiudono il trimestre con una leggera flessione (-0,6%), probabilmente anche grazie a politiche commerciali incisive messe in campo dalla grande distribuzione organizzata».

Quindi il paese sembra capace di muoversi anche senza avere a disposizione particolari e adeguati strumenti a supporto che un governo, troppo impegnato a risolvere i propri problemi interni, non ha tempo di predisporre. Se invece questi strumenti fossero indirizzati a supportare i germogli di green economy che via via spontaneamente spuntano, potremmo invece avere anche qualche ulteriore chance di non essere travolti dalla crisi che rischia di far cadere come birilli molti paesi dell'Europa.

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