[05/05/2010] News

Disastro della Deepwater Horizon, non è vero che non fosse prevedibile

LIVORNO. Perché la Bp si è dimostrata impreparata di fronte allo sversamento della piattaforma offshore Deepwater Horizon quando le società petrolifere avevano pensato a come gestire e far fronte a incidenti di questo tipo già nel 2000? A questa domanda prova a rispondere, con esiti sorprendenti, un dossier di  Gulf Restoration Network (Grrn), preparato da Nick Poggioli e pubblicato sul sito dell'associazione ambientalista statunitense. Si tratta di nient'altro che della sintesi del "DeepSpill Joint Industry Project", un esperimento effettuato nel 2000 per valutare gli effetti di una fuoriuscita di petrolio in acque profonde.  

La Bp e la Guardia Costiera Usa affermano fin dall'inizio dell'incidente che lo sversamento della Deepwater Horizon è una "unique challenge"  alla quale che nessuno avrebbe potuto essere preparato, ma leggendo il rapporto si scopre che avrebbero dovuto essere pronti, eccome, a queste "sfide uniche", visto che il governo Usa e le compagnie petrolifere ci stavano studiando sopra da almeno da dieci anni.

Invece alla Transocean dicono: «Il genere delle strategie (adottate) sottolinea il carattere inusuale della perdita. Le pipelines si sono rotte e i tankers hanno fatto fuoriuscire (il petrolio), ma 5.000 piedi sotto la superficie dell'acqua pongono nuove sfide». In soccorso dei proprietari della piattaforma offshore è arrivato anche  l'ammiraglio Landry: «Questo per noi aggiunge una nuova dimensione. Non abbiamo mai avuto un benedetto sversamento di questo tipo»

Eppure il  progetto DeepSpill è stato realizzato proprio per testare la fuoriuscita di idrocarburi in acque profonde ed è stato finanziato da 21 compagnie petrolifere e dal Minerals Management Service Usa. E' vero che test DeepSpill è stato effettuato ad una profondità minore rispetto a quelle della Deepwater Horizon, ma non si capisce perché multinazionali e governo avrebbero dovuto finanziare l'esperimento se non per capire cosa succede a grandi profondità. Se così non fosse, allora il disastro del Golfo del Messico sarebbe il frutto di un azzardo. La lettura del dossier sembra confermarlo.

Il test del DeepSpill Joint Industry Project è stato eseguito nel giugno del 2000 dalla Sintef Applied Chemistry 78 miglia al largo delle coste norvegesi, con 4 prove sperimentali con rilascio intenzionale da una piattaforma offshore di nitrogeno, di 15.850 galloni di diesel marino, di 15.850 galloni di greggio e 10.000 m3 di gas naturale. L'obiettivo era quello di studiare come petrolio e gas si spostano nella colonna dell'acqua dopo una fuoriuscita di petrolio in acque profonde, per prepararsi a incidenti di questo tipo e a come ripulire l'inquinamento prodotto in superficie.

Ma allora perché Bp, Transocean e Guardia Costiera dicono di non sapere come fare a rispondere agli stessi problemi nel 2010? «Con i recenti piani di bruciare il petrolio sulla superficie del Golfo e di mandare via gli uccelli costieri spaventandoli con i cannoni - dice Poggioli - sembra che le precedenti lezioni apprese dall'esperimento DepSpill  non abbiano mai attaccato con le compagnie petrolifere e il governo degli Stati Uniti, eppure anche loro hanno pagato per imparare».

I risultati principali del test del 2000 sono interessanti: La composizione del greggio e del diesel cambia nel suo cammino verso la superficie a causa dello scioglimento nella acqua dei componenti solubili; la patina in superficie è molto più sottile (circa un terzo) di quella riscontrata in esperimenti in cui il petrolio è stato sversato in superficie; l'inquinamento in superficie è formato da emulsione con il 50% di acqua che arriva al 75% dopo 5 ore. È probabile che questa forma di emulsione avvenga in superficie e non lungo la colonna d'acqua. Inoltre, lo studio consiglia di bruciare il petrolio in superficie solo se l'emulsione ha uno spessore notevole ed un alto contenuto di greggio, condizioni che non sembrano verificarsi in sversamenti in acque profonde. Il New York Times scriveva pochi giorni fa sul disastro della Horizon Deepwater: «incendiare funziona solo quando il petrolio sparso ha un certo spessore. L'abbruciamento non può essere efficace per la maggior parte di questa fuoriuscita, che si stima sia costituita da per il 97% da una miscela di petrolio-acqua».

Ma la fame di petrolio e gas spinge a cercare sempre più in profondità nel Golfo del Messico, avventurandosi in condizioni ambientali e con interazioni acqua-greggio che non si conoscono bene e con ricadute ambientali che stanno drammaticamente venendo alla luce con la catastrofe della Deepwater Horizon. Grn spiega che dal 1996 al 2006 nel Golfo del Messico la produzione di petrolio in acque più profonde di 300 metri è aumentata fino a raggiungere il 30% della produzione totale di petrolio del Golfo; l'acqua a queste profondità è molto più fredda e con una pressione molto più alta, e presenta notevoli sfide per la progettazione degli impianti; le correnti e la stratificazione termica in profondità tendono ad essere molto complicate. Eppure i petrolieri, prima degli 11 morti e del disastro ambientale, assicuravano: «In tutte le perforazioni abbiamo la sfida della pressurizzazione, e nel caso delle acque profonde del Golfo del Messico questo processo è controllato da decine di migliaia di super-computer. E' tecnicamente impegnativo come i viaggi nello spazio, ma più sicuro».

Invece non c'era niente di sicuro e le trivellazioni nel Golfo si sono rivelate un enorme ed ingordo esperimento che non ha tenuto conto dei risultati dei test in Norvegia, provocando probabilmente il più grande disastro petrolifero della storia Usa, destinato a durare per mesi, dando un colpo mortale sull'industria della pesca e all'allevamenti di crostacei e molluschi, proprio alla vigilia della stagione degli uragani e dell'estate, mentre nell'area avrebbero dovuto arrivare milioni di turisti e arriveranno i capodogli,.

E pensare che il secondo sito sperimentale del "DeepSpill Joint Industry Project" era stato vietato dalle autorità norvegesi proprio a causa delle preoccupazioni ambientali, perché  ritenuto «troppo vicino alla costa ed a risorse biologiche sensibili» e che i norvegesi avevano considerato uno sversamento una tantum di 31.700 galloni di greggio, 78 miglia al largo, troppo pericoloso, mentre dal luogo della tragedia della Depwater Horizon fuoriescono 215.000 galloni al giorno a 50 miglia dalla costa.

Torna all'archivio