[04/05/2010] News toscana

L'assessore Bramerini striglia comuni e province: «Su energia e rifiuti vanno rispettati gli impegni»

LIVORNO. Il nuovo presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha riconfermato all'ambiente e alle questioni energetiche l'assessore Anna Rita Bramerini che nella scorsa legislatura è stata a lungo impegnata proprio su un settore chiave come quello dell'energia, con l'elaborazione e poi l'approvazione del Pier, il piano energetico regionale, tanto ambizioso quanto vulnerabile, essendo appunto non una legge ma un piano di indirizzi, che poi nella pratica sono stati più volte disattesi a livello locale.

In assenza di un piano energetico nazionale, e in vista del decreto che fissa i burden sharing atteso per giugno, qual è il futuro del Pier e dei suoi obiettivi?

«Direi che il Pier ha un buon futuro e soprattutto un ottimo presente. Basta guardare all'incremento delle rinnovabili registrato da quando l'abbiamo approvato per convincercene. I suoi obiettivi sono noti e in linea con quelli europei: entro il 2020 +20% di energia prodotta da rinnovabili -20% di consumi energetici - 20% di emissioni di gas serra in atmosfera. Abbiamo 10 anni per centrare questo obiettivo e credo che riusciremo a coglierlo anche prima. Ma non voglio eludere la parte più problematica della domanda.

Il Piano regionale è "giovane", è servito alla Toscana perchè fosse pronta nella fase di start up per lo sviluppo delle rinnovabili. Quello che serve è che vengano predisposti velocemente a cascata i piani provinciali e quelli comunali: è l'intero settore pubblico che si sta allineando e sta programmando per riuscire a cogliere gli obiettivi condivisi. Mi pare un forte impegno. Penso infine che il Pier, per funzionare ancora meglio, abbia bisogno di una forte integrazione con altri strumenti, soprattutto con i piani di governo del territorio e questo vale anche per gli altri livelli istituzionali. Solo così si potrà evitare che, specie i grandi impianti, si realizzino al di fuori di una corretta programmazione pubblica, l'unica che può contemperare l'interesse pubblico generale con quello privato. La Toscana, così come altre Regioni, si è attrezzata a fronte di un quadro nazionale ancora incerto e incompleto. Il Governo ha concentrato la sua attenzione sul ritorno al nucleare (non condiviso neppure dai nuovi governatori del centro destra) e ancora oggi mancano all'appello il decreto per il burden sharing e anche le linee guida per le rinnovabili, non ancora entrate in vigore».

In campagna elettorale la posizione del presidente della Regione Enrico Rossi è apparsa possibilista nei confronti del progetto del rigassificatore Bp Edison di Rosignano, di fatto bocciato dal Pier (che prevedeva un solo rigassificatore sulla costa, e il gasdotto Galsi), ma riesumato anche in virtù della pressione delle federazioni locali del Pd e delle forze sindacali vicine al partito di maggioranza. I malumori da parte dei partiti della sinistra e di quelli ecologisti sono stati piuttosto evidenti, ma alla fine è stato firmato il programma di Rossi che parla di un distretto energetico costiero aperto anche al rigassificatore Bp Edison. Assessore, come finirà la cosa? Quali infrastrutture energetiche avranno la Toscana e la costa livornese nei prossimi anni? Quali sono le reali possibilità che venga attuata la riconversione a metano delle due centrali Enel di Livorno e Piombino, che nel documento di monitoraggio del Pier vengono molto messe in dubbio ?

«Per il momento ciò che è certo è che la costa livornese avrà, nei prossimi anni, sicuramente due infrastrutture: il rigassificatore Olt e il gasdotto Galsi mentre il rigassificatore di Rosignano deve ricevere il parere positivo del Ministero dell'Ambiente sulla valutazione di impatto ambientale. Per questo nel programma di governo si parla di un distretto energetico della costa, obiettivo certo ambizioso, ma che guarda in faccia la realtà indubbiamente complessa anche per la presenza delle due centrali di Livorno e Piombino.

Fino ad oggi Enel si è dichiarata contraria alla loro riconversione a metano, ma questo non significa che debbano continuare a funzionare ad olio combustibile. Ciò che conta è la tenuta del sistema, sotto tutte le matrici ambientale, territoriale, socio economica. Su questo dobbiamo lavorare e su questo vediamo prospettive di sostenibilità ma anche di sviluppo. E' necessario disegnare e condividere un percorso con tempi certi, che veda oltre al coinvolgimento dei soggetti e delle istituzioni locali, necessariamente anche quello del Governo e delle grandi aziende interessate alla partita energetica della nostra costa, sia quelle nazionali che quelle internazionali».

Questione rifiuti. Nei gironi scorsi i dati diffusi da Ispra hanno confermato una situazione di stallo in cui le discariche continuano ad essere di gran lunga la soluzione più adottata in Toscana. E gli obiettivi che si era data la buona legge toscana sui rifiuti sono sempre molto lontani, sia sul fronte impiantistico, sia su quello della riduzione dei rifiuti da smaltire. Come affronterà la situazione in questo suo secondo mandato?

«Gli obiettivi di questa nuova legislatura sono quelli tracciati alla fine della precedente: soprattutto realizzare gli impianti previsti dai Piani interprovinciali. Se i territori non daranno seguito agli impegni, assunti da molti anni, la Regione dovrà intervenire direttamente. Ma sono sicura che non dovremo arrivare a tanto. Il nostro obiettivo è quello di concludere la legislatura con una adeguata dotazione di impianti, riducendo il ricorso alle discariche. Quanto alla produzione di rifiuti la direttiva comunitaria del 2008 prevede che gli Stati membri redigano piani nazionali per la riduzione, prevenzione e riciclo dei rifiuti. L'Italia non l'ha ancora redatto, anche se il Ministro si è impegnata in tal senso. Mi auguro che tenga fede all'impegno. Un toscano illustre, don Lorenzo Milani, diceva che sortirne da soli è l'avarizia e sortirne tutti insieme è la politica. E di decisioni politiche strategiche a livello nazionale si avverte la mancanza. Il settore gestione del ciclo dei rifiuti è uno di questi».

Intanto però il governo qualcosa ha deciso, prevedendo l'abolizione degli Ato di qui al prossimo mese di marzo, che già sono in ritardo nelle definizione delle gare per l'affidamento al gestore unico nei tre ambiti previsti dalla riforma toscana. Quale sarà l'orientamento della regione sulle attribuzioni dei compiti che sino ad ora gli Ato hanno svolto?

«Questo è invece un esempio di decisionismo governativo assolutamente sbagliato che è passato come un taglio dei costi della spesa pubblica e invece è diretto a colpire la regolazione da parte del pubblico di due settori strategici: i rifiuti e l'acqua. La Toscana aveva già provveduto a ridurre da 10 a 3 gli Ato dei rifiuti. Adesso la norma nazionale rischia di vanificare i nostri progetti di semplificazione e gestione del settore in una fase delicatissima in cui per i rifiuti si lavora alle gare per trovare il gestore unico. Ridisegnare il settore sarà uno dei miei primi compiti. Abbiamo istituito un gruppo di lavoro che sta studiando l'aspetto giuridico della questione. Ci troviamo però a fare i conti con una normativa nazionale confusa. Ciò che posso garantire è che ci impegneremo a ridefinire un quadro organico anche per l'acqua».

Una delle novità per lei è la delega ai parchi e alle risorse idriche e questa è una novità importante anche per la Regione, che riunifica in un unico assessorato tutte le questioni ambientali. Importante anche perché con 2 assessori ad hoc, la Toscana non è riuscita a fare la legge regionale sui parchi, che è particolarmente urgente e opportuna e che era stata uno degli impegni dell'ex presidente Martini. Pensa di ripartire dal percorso avviato o ha idea di rivedere ex novo la legge regionale sui parchi? E che ruolo avranno nella pianificazione i piani dei parchi, oggi stritolati dalle competenze che il Pit ha assegnato a Regione, Province e Comuni?

«Leggerò attentamente la proposta di legge sui parchi che il Consiglio non ha potuto esaminare. Ripartitò da lì, anche perché la legge attualmente in vigore, la 49/95, va rivista. E' nostra intenzione recuperare un ruolo centrale per i parchi e le aree protette che in Toscana rappresentano circa il 10% dell'intero territorio. Quanto ai piani dei parchi, per dirla con una battuta, per i piani vedo un ruolo di "primo piano", visto che rappresentano lo strumento primario per il governo di queste aree, che nella nostra regione rivestono un ruolo fondamentale».

Per la gestione delle risorse idriche è in corso la raccolta di firme per un referendum abrogativo delle recenti norme che regolano i servizi pubblici locali, per tornare ad una ripubblicizzazione della gestione. Quale sarà la linea che terrà la regione in tal senso?

«Mi lasci prima di tutto dire una cosa sullo strumento referendum. Sono d'accordo con Bersani, il segretario nazionale del mio partito, quando dice che occorre stare attenti all'effetto boomerang. Corriamo cioè il rischio che siano raccolte le 500.000 firme che servono per ottenerlo ma poi che la metà più uno dei cittadini non vada a votare. Se così fosse si rafforzerebbe la posizione dell'attuale maggioranza di governo che prima ha approvato una legge sbagliata e poi un'altra che contraddice la prima. Mi spiego. La prima legge nazionale dice no alle società in house, sì a quelle miste pubblico private, ma poi afferma che se si quotano in borsa la maggioranza deve essere privata. Ecco dunque chi vuol privatizzare l'acqua con una norma dirigista e privatista. Poi lo stesso governo ha abolito gli Ato, cioè il soggetto controllore e quello che avrebbe dovuto indire le gare per la gestione, affidando alle Regioni il compito di individuare nuovi modelli. Siamo cioè al paradosso del dirigismo unito al federalismo.

Adesso veniamo alla Toscana. La maggioranza di centro sinistra è coesa nel mantenere l'acqua come bene rigorosamente pubblico. Credo poi che sia necessario mantenere distinti i due piani: quello della gestione e quello del controllo. Gestire la risorsa-acqua significa governarla secondo tre tipi di sostenibilità: quella ambientale, quella sociale e quella economica tenendo al centro del processo di riforma i cittadini della Toscana e il loro diritto a godere del bene-acqua, con un servizio efficiente e a costi ragionevoli».

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