[03/05/2010] News

La Nuova Zelanda in piazza contro le miniere nei parchi

LIVORNO. E' stato un primo maggio verde quello della Nuova Zelanda ed anche sorprendente. Gli organizzatori della marcia di protesta contro la decisione del governo conservatore di aprire miniere di carbone nelle aree protette si aspettavano 20 mila persone, i più ottimisti speravano di arrivare a 30 mila, invece le strade di Auckland sono state invase da un allegrissimo e colorato fiume di 50 mila persone, un numero altissimo in un Paese con poco più di 4 milioni di abitanti. Greenpeace, Forest & Bird, Coromandel Watchdog, Environment and Conservation Organisations of Aotearoa New Zealand (Eco), Save Happy Valley! e Federated Mountain club si godono il successo, ottenuto anche grazie al sostegno dei laburisti e dei verdi neozelandesi, di quello che è il corteo di protesta più numeroso che si ricordi in Nuova Zelanda.

Appena il governo di centro-destra neozelandese annunciò l'intenzione di aprire miniere di carbone nelle "prime conservation land" del Paese, tra le quali alcuni famosi parchi nazionali, Greenpeace New Zeeland iniziò a mobilitare i suoi sostenitori, star dello spettacolo e politici perché dicessero "no". Una delle prime ad aderire è stata Lucy Lawless, conosciuta soprattutto per il ruolo di Xena la principessa guerriera, che insieme al popolare attore televisivo Robyn Malcolm, ha definito la decisione «Una pensata da XIX secolo, in un modo oppresso dal carbone» e realizzato un video destinato ai turisti per spiegare cosa sarebbe successo in uno dei parchi nazionali della Nuova Zelanda.

La protesta e le prese in giro sono aumentate quando il primo ministro John Key ha detto che il carbone è  "sexy". Il governo, che fino ad ora aveva un buon indice di popolarità nei sondaggi, rischia di scivolare sul carbone e anche i giornali che lo appoggiano mettono in guardia Key: 50.000 Kiwi in piazza che parlano con una sola voce sono un potente avvertimento. Greenpeace e gli ambientalisti mandano un messaggio chiaro al governo: «Noi, popolo della Nuova Zelanda vogliamo vincere su questo argomento, e lotteremo fino a che non ci riusciremo. La nostra terra sarà sempre più importante degli interessi o di qualche dollaro in più nelle tasche delle compagnie minerarie. Il messaggio è stato chiaro: attento, John Key, l'opinione pubblica non starà a guardare mentre sperperi la nostra terra, il nostro clima e la reputazione della Nuova Zelanda».

Il governo ha proposto nel Crown Minerals Act le cosiddette "schedule 4 proposal" per consentire all'industria mineraria di operare nei parchi nazionali e nelle aree protette ed è stato immediatamente sommerso dalle firme di una petizione online di Greenpeace e delle altre associazioni alla quale si è unito anche il Wwf, che chiede di cancellare dalle proposte: - il settore di Inangahua del Paparoa National Park; l'area ecologica di  Otahu l‘area geologica di  Parakawai nel Coromandel, le altre 6 aree nella penisola di Coromandel per un totale di 2.574 ettari;  705 ettari dell'Ahumata Plateau nella Great Barrier Island. Inoltre il governo prevede anche concessioni minerarie per 12.400 acri in territori protetti. I manifestanti hanno chiesto che riserve marine, territori dei parchi nazionale, e riserve naturali e paesaggistiche siano inseriti automaticamente tra le aree doive è vietata ogni attività di esplorazione mineraria. Infatti, ci sono richieste di concessioni anche per Northland e Stewart Island (Rakiura National Park), Mount Aspiring National Park, aree del Northland che includono la Waipoua Kauri Forest e Nelson.

Dopo la manifestazione di Aukland, il Partito laburista ha detto di aspettarsi che il governo faccia marcia indietro sulle miniere nella Great Barrier Island e nel Coromandel. Il sindaco di Auckland, John Banks, che si oppone all'inclusione della Great Barrier  nel piano del governo si è detto impressionato, mentre guardava il corteo dal Municipio: «Sono stati molto rumorosi e di certo hanno ottenuto un punto. Non ho mai visto un corteo grande come questo nella Queen Stret, mi ha impressionato. Avrei voluto esserci».

Invece il ministro dell'Energia Gerry Brownlee pensa che l'opinione pubblica sia divisa a metà: «Il governo notato la marcia, sarebbe impossibile non farlo. Tuttavia, abbiamo un procedimento in atto e ci impegniamo per questo e non saranno decisioni prima di un esame di tutte le osservazioni». Non è proprio così, visto che un sondaggio della scorsa settimana realizzato da TV3  diceva che il 52,7% dei neozelandesi era contro le miniere nelle aree protette e solo il 39,5% a favore, addirittura i due terzi dei neozelandesi vogliono miniere a Great Barrier Island.

Il leader del Partito laburista, Phil Goff, che ha chiesto di togliere le aree protette dalle "Schedule Four" ed ha avvertito il governo che se ignorerà l'opinione pubblica lo farà «A suo rischio e pericolo. Loro [il governo] hanno cominciato a fare marcia indietro sia sulla Great Barrier Island che a Coromandel». Infatti i conservatori, davanti alla protesta montante, stanno progressivamente riducendo le aree che dovrebbero essere interessate dalle nuove miniere, ammettendo così che le proposte erano eccessive.

Il governo ribatte che andrà avanti con le proposte di miniere solo se verranno soddisfatte rigorose condizioni e se le miniere verranno fatte «in un modo ecologicamente sostenibile». Come sia possibile che questo avvenga in preziosi parchi nazionali è un mistero anche per il presidente della commissione ambiente del Parlamento, Jan Wright, che ha duramente criticato e definito incoerente il documento presentato dal governo, sommerso già da 14.000 osservazioni di cittadini. Per Wright il governo non ha adeguatamente valutato il valore economico delle miniere rispetto a quello dei beni ambientali e di attività, come il turismo, che ne usufruiscono.

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