[03/05/2010] News

La tecnologia crea disastri ma, alle volte, aiuta a risolverli

PORTOFERRAIO (LIVORNO) La tecnologia crea disastri ma, alle volte, aiuta a risolverli. Questo strano paradigma si adatta bene all'ultimo disastro ambientale al quale stiamo assistendo, quello delle acque del Golfo del Messico. E' ancora troppo presto per sapere cosa sia successo sulla BP Discovery Horizon Drilling Platform, nella notte del 20 aprile, 64 km a sud-est del delta del Mississipi. Secondo fonti della British Petroleum, il pozzo di perforazione aveva raggiunto la sommità di un nuovo giacimento, ed i tecnici erano pronti ad inserire una connessione di cemento  per attivare il nuovo flusso. A questo punto, probabilmente una bolla di gas si è incanalata nella conduttura risalendo ed espandendosi dalle profondità degli abissi fino alla superficie della piattaforma, nell'area di lavoro, con una forza dirompente. Dalla profondità di oltre diecimila metri (la quota di perforazione raggiunta dalla trivella) una bolla di gas anche di piccole dimensioni, compressa da una pressione di oltre 2000 kg per cm2,  si espande diverse migliaia di volte in maniera esplosiva a causa della diminuzione della pressione circostante, arrivando con la forza di un possente calcio (il "kick", come lo chiamano gli addetti del settore) che scuote violentemente l'area di lavoro della piattaforma di trivellazione, pesante decine di migliaia di chili. A quel punto una scintilla  è sufficiente per provocare la catastrofe.

La tecnologia delle perforazioni in alto fondale concentra un insieme di competenze, risorse ed investimenti come raramente avviene in altri settori della tecnica e della scienza. Una nave per le perforazioni oceanografiche costa oltre 400 milioni di dollari, ed equipaggiarla per una nuova perforazione costa oltre 25 milioni di dollari.

Anche per questo motivo, oltre che per la pericolosità intrinseca (sia per gli uomini che per l'ambiente) degli incidenti in questo settore, da diverso tempo l'Unione Europea ha maturato la convinzione sulla necessità di finanziare attività di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie per aumentare la sicurezza e l'efficacia della risposta a questo tipo di eventi.

Il Progetto Argomarine (Automatic Recognition and Geopositioning integrated in a Marine Monitoring Network) finanziato dal 7° Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico della Ue (http://cordis.europa.eu/fp7/home_en.html) è un esempio di come si possano applicare tecnologie afferenti a settori completamente differenti per creare una rete di monitoraggio degli sversamenti di idrocarburi in mare.

Il monitoraggio verrà realizzato mediante sofisticati sensori remoti connessi attraverso una rete di trasmissione dati. Dati da sorgenti differenti verranno raccolti ed inviati ad una unità centrale di acquisizione ed elaborazione dati. Lo scopo è di prevenire e controllare le possibilità di inquinamento all'interno di aree di particolare valore naturalistico. Pensato per le acque del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, si sarebbe adattato alla perfezione all'area del  delta del Mississipi. Per la prima volta un Parco Nazionale riesce a coordinare un progetto di tale portata: 9 partner da 5 paesi europei ed  istituzioni sovranazionali per un finanziamento complessivo di circa 3,300,000 euro.

Argomarine prevede la realizzazione di una rete di trasmissione dati ad alta velocità, diretti verso un server centrale: il MIS (Marine Information System), una centrale di elaborazione dotata di capacità decisionali e di una propria "intelligenza" e capacità decisionale in grado di assistere le autorità operative nella gestione dell'emergenza.

Attraverso Argomarine si otterrà un preciso controllo dell'evoluzione di macchie di idrocarburi sversate per incidente o illecitamente in aree sensibili dal punto di vista ambientale acquisendo dati da radar ad apertura sintetica su satelliti, sensori ottici montati su imbarcazioni o elicotteri, nasi elettronici ospitati su boe autonome oppure su AUV (Autonomous Underwater Vehicles), robot sottomarini in grado di compiere missioni di pattugliamento autonomo su aree di grande estensione.

I calcolatori ad alte prestazioni del MIS analizzeranno questa grande mole di dati, insieme ad informazioni sulle condizioni locali (meteo, vento, corrente onde, maree, etc) e comparando il tutto con i dati "storici" immagazzinati all'interno di una banca dati. Quindi un modello matematico sull'evoluzione idrodinamica della macchia nel tempo fornirà un supporto alle decisioni degli operatori e delle autorità  per un piu' efficace coordinamento della bonifica.

Fosse stato disponibile nel Golfo del Messico, Argomarine avrebbe permesso un controllo preciso dell'evoluzione della macchia ed una previsione accurata della sua evoluzione del tempo, con una più efficace ed anticipata comprensione, quindi, anche della gravità del fenomeno e della sua estensione. Un tentativo della tecnologia di correre al riparo e rimediare ai disastri che provoca? Vero, ma a me piace anche vederlo come una delle potenzialità tecnologiche che l'umanità di questo 3° millennio è in grado di esprimere.

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