[30/04/2010] News

Investire in ricerca e innovazione? Lo Stato preferisce sovvenzionare chi farà il nucleare (senza costi per il pubblico!)

GROSSETO. Non è la prima volta che la vicepresidente di Confindustria, Diana Bracco, punta l'accento sull'importanza di investire in ricerca e innovazione, legate tra loro a doppio filo, come motore per rilanciare la crescita economica e superare la crisi. Così come non è nuova l'attenzione mostrata dalla responsabile di settore per l'associazione confindustriale, per la ricerca e innovazione finalizzate alla green economy, che non significa -parole della stessa Bracco- «coinvolgere l'industria in una generica crociata per un'economia più verde ma in un ripensamento dei prodotti in chiave di compatibilità ambientale».

Bisognerebbe magari aggiungere che anche i processi andrebbero ripensati in quell'ottica, ma intanto incassiamo il punto che la strategia confindustriale in tema di ricerca e innovazione dichiara di aver assunto come sfida per la competizione globale la chiave della sostenibilità.

In completa sintonia anche con la strategia europea dichiarata nel programma del Commissario Barroso per rilanciare l'economia dell'Europa con obiettivo 2020.

All'Europa, la vicepresidente di Confindustria nell'incontro che ha avuto a Bruxelles con il vicepresidente Antonio Tajani e la commissaria alla ricerca e innovazione Maire Geoghegan-Quinn, chiede che «si arrivi quanto prima alla vera operatività del brevetto europeo e si definisca presto un nuovo indicatore dell'innovazione che sia in grado di quantificare meglio le dinamiche legate all'innovazione tenendo conto delle specificità della piccola e media impresa italiana le cui innovazioni apprezzate su tutti i mercati del mondo sfuggono però spesso alle statistiche aggregate».

Così come al governo e alle istituzioni, pochi giorni fa in veste di presidente della fondazione Sodalitas, Diana Bracco chiedeva «un trattamento fiscale agevolato dei contributi destinati dalle aziende al non profit, allo sviluppo di processi produttivi a basso impatto ambientale, al miglioramento delle condizioni di salubrità degli ambienti di lavoro, alla formazione professionale dei dipendenti».

Intanto il governo ha risposto con «l'ipotesi di stanziare risorse per le imprese che parteciperanno al progetto nucleare» come ha dichiarato il sottosegretario Stefano Saglia.
Che non è proprio la auspicabile direzione verso cui indirizzare ricerca e innovazione per riavviare i motori dell'economia e superare la crisi con un vantaggio in competitività.

Salvo poi obiettare il fatto che questa ipotesi sembra nei fatti contraddire quanto da sempre sbandierato dal governo, ovvero che il nucleare si farà solo grazie alle risorse dell'imprese e senza un contributo da parte dello Stato.

Ma è anche vero che - questa uscita di Saglia- sembra il tentativo estremo di rassicurare gli animi e sgomberare dal campo i dubbi che la strada del nucleare si faccia sempre più lunga e tortuosa. Come l'ennesimo annuncio in merito alla nascita dell'Agenzia per la sicurezza nucleare che «può considerarsi una realtà» ha detto Saglia, ma che non ha potuto fare previsioni su quando questa realtà sarà reale e non più virtuale: troppe volte è stata annunciata da novembre a questa parte e ancora non esiste, se non nel decreto che la istituisce.

E tutti sanno bene, dall'ad di Enel Fulvio Conti, a quello di Terna Flavio Cattaneo, che sino a che l'Agenzia non si sarà insediata e avrà iniziato i suoi lavori per la definizione delle caratteristiche di idoneità dei siti dove le centrali potranno sorgere, nessuno potrà avanzare ipotesi di dove costruirle.

«E' prematuro parlare di siti individuali- ha detto Conti- bisogna attendere la formazione dell'agenzia che dovrà dare le disposizioni tecniche per dare a noi operatori la possibilità di individuare le localizzazioni».

Così Cattaneo, per quanto riguarda le reti di distribuzione di Terna e che sino a che non si saprà dove saranno ubicate le centrali non è in grado di dire «se si potranno utilizzare reti esistenti o se bisognerà realizzarne di nuove». E intanto dice che Terna sta lavorando sulle rinnovabili, unica vera scommessa per il futuro energetico del nostro paese e non solo. Che non danno problemi di approvvigionamento di combustibile e non creano scorie, che tra l'altro secondo la direttiva che sta preparando l'Unione europea e che sembra sarà varata entro l'anno, dovranno essere stoccate entro i confini dei paesi membri e non potranno essere destinate (come in molti speravano) in paesi fuori dall'Unione, quali la Russia o l'Ucraina ad esempio.

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