[04/08/2009] News

La domesticazione salverā il tonno rosso?

LIVORNO. I Consorzi europei di ricerca Selfdott e Allotuna sono riusciti a controllare la riproduzione del tonno rosso atlantico (Thunnus thynnus) in cattività, ottenendo uova utilizzabili a partire da tonni rossi ospitati in vasche il che «costituisce la prima indispensabile tappa nella domesticazione di questa specie e per lo sviluppo di un'industria dell'acquacoltura sostenibile, indipendente dalle popolazioni selvagge».

Il consorzio Selfdott, "From aptured-based to SELF-sustained aquaculture and Domestication Of bluefin tuna, Thunnus Thynnus" comprende l'università di Cadice (Spagna), il Cnrs e l'università di Montpellier 2 (Francia), il centro di ricerca per l'acquacoltura di Skretting (Norvegia) e la Malta Fishfarming Ltd, ed è dedicato allo studio della riproduzione, dello sviluppo larvale e della nutrizione del tonno rosso. Il consorzio Allotuna include la regione Puglia , le imprese private Panittica Pugliese e Franco Scarciglia Pesca Acque Marine e l'Associazione armatori da pesca di Molfetta.

Il progetto "Allotuna, Organizzazione di un sistema integrale di allevamento del tonno rosso" consiste nella messa in opera di un sistema di allevamento integrato del tonno rosso nel golfo di Taranto, è finanziato dai Fondi strutturali dell'Unione europea e coordinato da Gregorio De Metrio, del dipartimento benessere e salute animale dell'università di Bari. Il progetto italiano era già riuscito nel dicembre 2008 a produrre 20 milioni di larve da tonni in cattività grazie ad una ricerca applicata, condotta dalla facoltà di medicina veterinaria dell'università di Bari col finanziamento dell'Assessorato regionale pugliese allo sviluppo economico, sono nate venti milioni di larve da tonni in cattività.

Ora l'obiettivo a medio termine è quello di realizzare l'allevamento delle larve fino alla produzione di giovani tonni rossi. Così si pensa di contribuire alla salvezza di una specie che ha raggiunto livelli di sovra-pesca mai visti.

L'Unione europea finanzia Selfdot e Allotuna proprio nella speranza di ridurre la pressione della pesca per facilitare la protezione di questa specie ed arrivare ad un'acquacoltura diversa dalle attuali gabbie d'ingrasso in alto mare che ospitano comunque pesci catturati in natura. Le ricerche avviate puntano a tre obiettivi: il controllo della produzione di uova di tonno rosso in cattività; l'allevamento di larve e di individui in fase giovanile; la messa a punto di un'alimentazione appropriata e rispettosa dell'ambiente. A fine giugno è stato raggiunto il primo obiettivo: le uova sono state prodotte  in due zone del Mar Mediterraneo utilizzando lo stesso metodo di gestione degli stock riproduttivi di tonno rosso e gli stessi metodi di induzione della riproduzione.

Il Cnrs francese spiega che «Questo successo è dovuto a diversi fattori: l'alimentazione dei riproduttori, il controllo della temperatura dell'acqua e del meteo, l'utilizzo di impianti già sviluppati per indurre la riproduzione del tonno rosso nel quadro di un altro programma di ricerca (Reprodott)».

L'impianto,  sviluppato da due paertner di Selfdott: Centro di ricerca marina ellenico di Creta e l'università tedesca Heinrich-Heine di Düsseldorf, funziona come un sistema che libera gli ormoni riproduttivi e contiene l'ormone che libera le gonadotropine (GnRHa), un ormone utilizzato correntemente per la procrazione assistita nell'uomo.

Il professor De Metrio spiega che «Il tonno rosso presenta un ciclo riproduttivo annuale durante il quale le gonadi subiscono cambiamenti strutturali sotto l'influenza di ormoni steroidi la cui produzione è regolata dalle gonadotropine ipofisarie (GTHs). Il rilascio delle GTHs è a sua volta controllato dai fattori di rilascio delle gonadotropine (GnRHs) sintetizzati nell'encefalo. Considerata l'importanza che i GnRH e le GTH rivestono nel controllo dell'attività riproduttiva, si ritiene di grande interesse localizzare, nella femmina di tonno rosso, i siti anatomici di produzione delle diverse forme di GnRH e valutare le variazioni stagionali dell'attività di tali siti, correlandole con l'attività delle cellule gonadotrope ipofisarie e con l'attività ovarica sia in individui selvatici sia in individui in cattività».

Così, mettendo insieme studi, esperienze e tecnologie, il 29 giugno  uno stock di riproduttori selb vatici, tenuto in cattività in Spagna  dalla Tuna Graso, ha indotto la fase riproduttiva dopo aver ricevuto gli impianti. Il risultato è stato la produzione di 140 milioni di uovail 17 luglio. Un secondo stock riproduttivo mantenuto in cattività da  Marenostro nei pressi di Vibo Marina, in Calabria, ha iniziato la fase riproduttiva tre giorni dopo l'impianto, producendo 46 milioni di uova in due settimane. Nella stessa struttura erano nate le prime larve nel 2008.

Le uova prodotte sono state inviate nei diversi siti di proprietà dei partner dei due progetti per iniziare per la prima volta l'allevamento larvale: impresa Panittica Pugliese in Italia; impianto Ifremer de Palavas in Francia; Puerto de Mazarron, Istituto spagnolo di oceanografia, in Spagna; centro di ricerca marino ellenico di Creta, Grecia, centro maltese per le scienze della pesca , Malta; centro nazionale di maricoltura di Eliat, Israele.

 

Torna all'archivio