[23/04/2010] News

La lezione del vulcano islandese: l'Onu chiede di dotarsi di piani di urgenza coordinati (anche per il Vesuvio)

LIVORNO. Mentre l'Europa tira un sospiro di sollievo per la ripresa del traffico aereo dopo che l'eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll era riuscito con la sua eruzione a dimostrare tuta la fragilità dell'economia tecnologica davanti ad una nube di cenere, la International strategy for disaster reduction (Isdr) dell'Onu ha chiesto agli Stati di dotarsi di piani di emergenza e di coordinamento per minimizzare gli impatti delle catastrofi.

La rappresentante speciale dell'Onu per la prevenzione delle catastrofi, Margareta Wahlstrom, ha sottolineato che «Dobbiamo solo renderci conto di quanto i rischi possono essere dirompenti, prima di quando siano già accaduti. Questa eruzione vulcanica è un esempio di un evento raro che rivela la nostra vulnerabilità, il programma dell'Onu per la prevenzione delle catastrofi invita i governi europei ad introdurre i rischi di eruzione vulcanica nelle loro politiche e legislazioni del traffico aereo al fine di minimizzare l'impatto di un tale avvenimento. Questa situazione dimostra quanto sia importante mettere in campo dei piani di emergenza a livello internazionale e regionale, oltre ai piani locali e nazionali».

Con lo Hyogo Framework for Action, un piano di azione per la riduzione globale dei rischi, l'Unisdr sta lavorando per garantire un maggior coordinamento ed interazione tra i decision-makers e la comunità scientifica.

Secondo Henri Gaudru, presidente ell'European Volcanologist Society, l'eruzione dell'Eyjafjöll è poca cosa se paragonata ad altre eruzioni già avvenute o possibili in Europa, «Come il Vesuvio in Italia e il Katla in Islanda, che potrebbero produrre eruzioni ben più importanti e pericolose».

I vulcanologi di tutto il mondo si sono dati appuntamento dal 31 maggio al 4 giugno alle Canarie, per la conferenza internazionale "Cities on Volcanoes 6 - Tenerife 2010" nella quale si discuterà di gestione dei vulcani e delle eruzioni e dei loro effetti sulle grandi metropoli.

«Questo incontro sarà una buona opportunità per discutere meglio delle misure da prendere - ha detto la Wahlstrom - Come ci ha dimostrato l'eruzione del vulcano Pinatubo nelle Filippine nel 1991, i rischi vulcanici devono essere urgentemente presi in considerazione a causa dei loro importanti impatti economici e siociali e devono essere integrati nella pianificazione urbanistica, nei sistemi preventivi di allarme e nei piani di emergenza».

La neozelandese Jan Lindsay, dell'università di Auckland, e Hugo Delgado, dell'Istituto di Geofísica dell'Università Unam del Messico, che a Tenerife cureranno la sessione "Volcanic crisis management in megacities on and around active Volcanoes". spiegano che «Molte città in tutto il mondo sono vulnerabili agli effetti potenzialmente devastanti delle eruzioni vulcaniche, e il problema del rischio e dalla gestione delle crisi vulcaniche è particolarmente difficile quando la città minacciata dall'attività vulcanica è una megalopoli con una popolazione di diversi milioni di abitanti. Inoltre, il rischio e la gestione delle crisi vulcaniche sta diventando sempre più impegnativo visto che le città del pianeta continuano a crescere e in questo modo violano regioni vulcaniche che prima erano spopolate. L'attività vulcanica che interessa le megalopoli può essere diretta o indiretta. La cenere di un vicino vulcano in eruzione può avere un considerevole impatto sulle infrastrutture, e ogni chiusura di aeroporti nelle grandi città, anche per un giorno o due, può avere un impatto devastante sull'economia. Le emissioni di aerosol e di gas di un vulcano possono contribuire alla contaminazione di queste città fino al punto di dover prendere contromisure. Le sfide con le quali le autorità delle megalopoli si confrontano con una crisi vulcanica sono numerose: preparazione, educazione pubblica, pianificazione, rischio accettabile, diffusione dell'informazione, presa di decisioni, evacuazione, assistenza economica, comunicazione tra gli scienziati e i responsabili pubblici, ripristino».

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