[22/04/2010] News

L'Earth day compie 40 anni: la Terra qualcuno in pił

FIRENZE. Compie oggi 40 anni l'Earth Day, la giornata della Terra, inventata dal senatore americano Gaylord Nelson appunto il 22 aprile 1970. La Terra invece ha qualche anno in più e ad un'età così avanzata è normale che si palesino alcuni acciacchi, anche se la gran parte di essi sono stati provocati negli ultimi 150-200 anni dal più scomodo degli inquilini  che ospita: l'uomo. La specie umana accorgendosi ora di essere di qualche impatto sta provando (con non poche difficoltà) a correre ai ripari e le giornate come questa servono per sensibilizzare l'opinione pubblica verso la salvaguardia del pianeta. Quest'anno la manifestazione che interessa 190 Paesi, con migliaia di iniziative che stanno coinvolgendo oltre mezzo miliardo di persone, sarà ad impatto zero: l'anidride carbonica emessa dagli eventi sarà compensata dalla creazione di aree verdi tra cui oltre 200mila metri quadrati di nuove foreste in Madagascar, una delle aree a più alta biodiversità del pianeta.

E la biodiversità, insieme agli oceani, è il tema centrale di questa edizione. Difficile far comprendere a molti il valore della conservazione della biodiversità che a monte significa tutela degli ecosistemi.

Una strada che può aver successo è quella della "monetizzazione della natura", che significa stabilire i costi economici della sua perdita:  16.000 mila dollari l'anno vale ogni ettaro di foresta tropicale «La perdita di biodiversità - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia - è estremamente costosa, sia in termini di equilibrio ambientale che economici, ma questo valore non è ancora sufficientemente considerato».

L'associazione del panda riferisce di ricerche come la Copi (Cost of policy inaction) curata da ecologisti ed economisti che rilevano come in Europa, nel 2050, la distruzione della biodiversità  terrestre costerà circa 1.100 miliardi di euro ogni anno, circa il 4% del Pil europeo. In Europa il 16,6% dei posti di lavoro dipende direttamente (2,6%) o indirettamente dai sistemi naturali eppure solo lo 0,1% del budget europeo è direttamente dedicato alla conservazione della natura. La Terra è il cibo che mangiamo, l'acqua che beviamo, le materie prime che utilizziamo, le medicine con cui ci curiamo. Motivi più che sufficienti per meritare il nostro rispetto. Del resto quando ciò non si verifica è la Terra stessa che ce lo ricorda: i vari disastri che anche nell'ultimo anno si sono succeduti in giro per il mondo, al di là della componente naturale sono una "reazione" a comportamenti poco rispettosi da parte dell'uomo.

Gli eventi naturali possono  mettere in ginocchio parte dell'economia del pianeta (le ceneri dell'eruzione del vulcano islandese sono un recente esempio),  ma tutela della natura e dell'ambiente possono essere anche una straordinaria opportunità in termini economici. Ce lo spiega Ermete Realacci,  responsabile green economy del Pd: «prospettiva, quella della green economy, vera in tutto il mondo, ma che in Italia ha chance più che altrove di avere successo, perché attraversa la sfida della qualità che si nutre dei talenti dei territori, tanto che è possibile prevedere nel nostro Paese che possa attivare, nei prossimi cinque anni, oltre un milione di posti di lavoro tra nuovi occupati e qualificazione degli esistenti. Un'economia diversa che punta su innovazione, ricerca, conoscenza, che migliora la qualità della vita di oggi e non compromette il futuro» ha concluso Realacci.  E se è vero che una tinta di verde su processi produttivi e sui prodotti fa tendenza ( e quindi di ognuno è necessario verificarne la consistenza reale in termini di benefici ambientali e sociali ), è pur vero che qualcosa sta cambiando. Ancora non si sono verificate inversioni di tendenza in termini di consumi di materia, energia, risorse naturali, ma intanto è stata riconosciuta più o meno da tutti la strada da imboccare per dare qualche possibilità alle generazioni future. Si tratta "solo" di mettersi d'accordo su come raggiungere l'obiettivo.

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