[22/04/2010] News

La ricerca ignorata e il declino intellettuale

ROMA. Con facile profezia 8 mesi addietro, all'indomani della pubblicazione del DDL 1195 denominato " Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia" che nelle intenzioni dell'attuale compagine governativa doveva rappresentare le linee strategiche della futura politica industriale, avevamo parlato dell'ennesima occasione persa per il rilancio del nostro paese.

Ora a dirlo non è solo il nostro circolo ma bensì il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia che al forum di Parma del Centro studi rivolgendosi al presidente del Consiglio, ha chiesto di mettere in campo, al massimo per fine maggio, 2,5 miliardi di euro puntando su ricerca, innovazione e infrastrutture.

Si dimostra nella sostanza che tale provvedimento rappresenta un danno maggiore di quanto possa sembrare; in esso non ritroviamo traccia di alcun intento di volere impiegare la leva dell'energia come strumento di rilancio delle politiche industriali, e contemporaneamente allontana il nostro Paese dagli obiettivi del "20-20-20" e del G8 dell'Aquila.
Viene ancora ignorata una delle priorità principali della politica internazionale rappresentata dagli scenari post Kyoto e questo avviene nel momento in cui invece i nostri competitori internazionali assieme a paesi come Cina ed India si stanno attrezzando per essere detentori di nuove tecnologie utili e quindi leader dei futuri mercati.

Anche sulla tanto decantata opzione nucleare (motivo di vanto fin dall'inizio del provvedimento) il giudizio rimane immutato: non è una politica industriale comprare da un altro Paese delle centrali nucleari, dare loro dei quattrini, non avere poi i siti dove collocarle senza voler citare le problematiche legate al loro futuro smantellamento e messa in sicurezza che deve essere parte integrante del progetto.

Non si può essere così cinici e superficiali da rinviare alle generazioni future il problema. Su questo punto, rimandando ad ulteriori approfondimenti, vogliamo porre l'attenzione sulle contraddizioni dei neo governatori di centro destra (tra cui alcuni ex ministri) rispetto agli spot atomici del governo.
Sarebbe più funzionale al sistema paese sviluppare, con il coinvolgimento dei partner industriali nazionali, una filiera di ricerca sul nucleare di ‘quarta generazione' con l'obiettivo di superare i problemi connessi alla sicurezza e allo smaltimento delle scorie, dove del resto vantiamo ancora alcune competenze.

In sostanza con il DDL 1195 si è deciso di non attuare una politica ambientale, né una politica che abbia ricadute sul sistema industriale.
Venendo all'ENEA, gli otto mesi di commissariamento non possono che testimoniare, rispetto alle tante belle illusioni di molti, che il "nucleare" non rappresenta un'occasione di rilancio per l'ente, anzi forse è l'occasione per la sua dipartita.
È, infatti, evidente che in questi 8 mesi il rilancio dell'Ente non è avvenuto, ne è stato delineato un piano programmatico per l'ENEA .

La parcellizzazione in atto, in una serie di unità tecniche, senza un "core business" organico, pone l'Enea in una situazione di rischio, esponendola, di fatto, a possibili futuri interventi privi di qualsiasi visione strategica.
La pre-condizione essenziale al suo rilancio non può essere quella di una progressiva destrutturazione con trasformazione della missione da quella di ricerca e sviluppo a fornitore di servizi di ingegneria sulle tematiche nucleari, bensì la costruzione di un Ente di ricerca strutturato per rispondere alle tematiche tecnologiche connesse con i temi del post-Kyoto (energia e ambiente), che sia snodo tra il mercato e la produzione di conoscenza.
Il "core business" dell'ENEA deve rimanere collegato alla ricerca, a partire dalle forme contrattuali che devono essere comuni a quelle degli altri enti di ricerca.

Per fare questo è necessario che si chiarisca il ruolo di ENEA nel panorama del sistema Italia, e non si adottino comportamenti di difficile comprensione per tutto il personale, che con la propria attività permette all'Ente di mantenere un livello accettabile di operatività. Nell'ambito delle proprie responsabilità si abbia il coraggio di rivendicare nelle sedi opportune, la necessità di una "manutenzione straordinaria", indispensabile a ripristinare la corretta fisiologia di avanzamento culturale e di capacità di ricerca.

In ultima analisi è urgente:
1. Definire finalmente il ruolo dell'ENEA.
2. Scegliere i responsabili delle Unità con criteri trasparenti e conosciuti, con attenzione ai curriculum e orientati alla valorizzazione delle migliori competenze presenti in ENEA.
3. La creazione di competenze e laboratori di ricerca finalizzati in funzione di input esterni molto chiari e strategici ancor più in un momento di crisi del sistema paese e quindi favorevoli per la richiesta di finanziamenti.
4. La definizione di programma e di criteri trasparenti per assunzione del personale precario non ancora stabilizzato e di altre risorse giovani da inserire in percorsi di crescita professionale.
5. La certezza che vengano avviate le procedure in tempi brevi per completare il passaggio dal CCL ENEA 2006-2009 a quello del Comparto Ricerca.
6. No alla destrutturazione, mascherata dietro il termine "Regionalizzazione e Territorio".

Il Circolo " Ecologisti Democratici ENEA " conscio che l'attuale declino intellettuale del nostro Paese, se non arrestato, porterà al crollo dell'intero sistema, "prima un po' alla volta e poi tutto insieme " (come diceva il personaggio di Hemingway che aveva fatto bancarotta in Fiesta), nei prossimi mesi, si farà promotore di iniziative che riportino la discussione politica sulle idee e i progetti.

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