[21/04/2010] News

Grossi guai in Guinea o per il gigante dell’alluminio Rusal

LIVORNO. La situazione per i russi in Guinea deve essersi fatta molto difficile se ieri è dovuto intervenire direttamente con un comunicato ufficiale il ministero degli esteri di Mosca assicurando che «Le autorità guineane contribuiranno a normalizzare la situazione nella fabbrica di alluminio del gigante russo Rusal, dove dei disordini hanno avuto luogo in aprile, e i colpevoli saranno puniti. Mosca segue attivamente l'evoluzione della situazione nelle imprese della compagnia Rusal in Guinea, dove un tentativo di occupazione della fabbrica di alluminio di RusAl-Friguia (Nella foto) è stato perpetrato da degli estremisti. La catena operativa è stata interrotta e la sicurezza dei russi che lavorano nella fabbrica è stata minacciata. Negli ultimi giorni, la compagnia Rusal, in stretta cooperazione con le autorità guineane, ha ottenuto la ripresa dei lavori nell'impianto. Si sta ripristinando l'attività produttiva. Il ministero russo degli affari esteri spera che la parte guineana favorirà la normalizzazione della situazione».

Il governo russo ha proposto a Rusal, al governo di Conkry ed ai sindacati di firmare un documento che condanna «I disordini come contrari alla legislazione guineana e prevede delle garanzie contro ogni ripetersi di tali eventi, così come di procedere (...) contro i responsabili».

La domanda è proprio questa? Chi sono i responsabili? Chi in un Paese amministrato da una giunta militare golpista può permettersi addirittura di cercare di impadronirsi di una gigantesca fabbrica di alluminio gestita da una multinazionale straniera? Evidentemente non proprio gli oppositori del regime, visto che i russi lamentano il fatto che le autorità fino ad ora non erano intervenute.

Forse la spiegazione va ricercata proprio nella genesi del golpe che ha portato i militari al potere che dimostrarono immediatamente una certa "antipatia" per i russi: nel settembre 2009 fecero chiedere ad un tribunale a Rusal di restituire alla Stato della Guinea il sito minerario di Fringuai, ceduto ai  russi nel 2006 per 19 milioni di dollari, ma che la giunta militare rivalutava a ben 257 milioni di dollari. In più Conakry ha accusato la Rusal di una gigantesca evasione fiscale e di un mancato versamento di royalties che porterebbero il debito della Rusal verso la Giunea a 860 milioni di dollari.

Dopo l'entrata della Rusal nella borsa di Hong Kong, la Guinea nel dicembre 2009 aveva avvertito gli azionisti della multinazionale dell'alluminio del colossale debito che i russi avevano in Guinea ed in altri Paesi africani. Il ministro delle miniere della Guinea, Mahmoud Thiam, aveva detto ai grandi ed allibiti azionisti: «I sottoscrittori devono sapere che in mancanza di un accordo con la Guinea i prezzi delle azioni Rusal che acquistano saranno fortemente sovrastimate».

La United Company Rusal è uno dei leader mondiali dell'alluminio: controlla circa l'11% del mercato mondiale della bauxite e il 13% della produzione di alluminio, è presente in 19 Paesi in tutti i continenti e dà lavoro a 75.000 persone. E' anche la più grande impresa russa ad operare direttamente in Africa, e tutto si sarebbe aspettata meno che una giunta golpista andasse a fare le pulci alle sue attività del suo impero. Ora la Rusal chiede un arbitraggio internazionale e asserisce di essersi comportata secondo le leggi della Guinea, che però il golpe ha semplicemente schiacciato sotto i blindati.

Nei mesi scorsi esperti russi hanno fatto la spola tra Mosca e Conakry per tentare di convincere il primo ministro Jean-Marie Dore a lasciare che la Rusal continui ad operare nelle miniere e nella fabbrica di alluminio in Guinea. A fine marzo sembravano essersi aperti spiragli di trattativa, poi è arrivato il tentativo di impadronirsi della fabbrica di Rusal-Friguia. L'occupazione della fabbrica è probabilmente stato un avvertimento ed una risposta ai russi dopo che la corte di appello della Guinea aveva accolto il 22 marzo la loro richiesta di annullare la revoca delle concessioni di Friguia. Decisione contro la quale il governo di Conakry ha fatto immediatamente appello alla corte suprema ed ha spiegato che «Le richieste di indennizzo sono una questione del tutto diversa e non sono coinvolte nella procedura di appello»..

I russi sospettano che i guineani li vogliano sostituire, ed hanno una qualche ragione: Doré si è ripetutamente incontrato con emissari stranieri. Si dice che la Gran Bretagna sostenga gli interessi della Rio Tinto, che ha perso una parte delle sue concessioni nelle miniere di ferro di Simandou  ma che ha recentemente annunciato un partenariato con la Aluminium Company cinese (Chinalco) che condividerà con la multinazionale anglo-australiana i costi del progetto di Simandou (si tratta della stessa Rio Tinto che i cinesi hanno recentemente condannato a Pechino per spionaggio e frode industriale....). Anche l'ambasciata cinese a Conakry si sta dando molto da fare. Intanto l'ex ministro degli esteri britannico, lord David Owen, attualmente nel consiglio di amministrazione della società petrolifera Usa Hyperdynamics, fa pressioni sulla giunta golpista per ottenere concessioni offshore con proposte di accordo che i passati governi della Guinea avevano respinto  come ingiuste. Sembra che l'attuale ministro delle miniere  Thiam sia molto sensibile alle proposte statunitensi, visto che prima di ritornare in patria è stato un banchiere di investimenti nel gli Usa.

In questo piccolo e ricco mare minerario sembrano nuotare fin troppi pescecani e la Rusal rischia di pagare a caro prezzo l'ingordigia di un saccheggio criticato anche dall'inviato speciale del Kremlino in Africa, il senatore Mikhaïl Marguelov che è stato molto duro con il proprietario della Rusal, Oleg Deripaska.

I giochi sono in corso è tutti vogliono mettere al più presto fuorigioco i concorrenti, anche perché la situazione cambierà molto presto: Doré è stato nominato primo ministro dal Capo di Stato golpista, il capitano Moussa Camara Dadis, e ha un mandato limitato: preparare nuove elezioni presidenziali entro l'anno. Una decisione accettata obtorto collo dai golpisti dopo rivolte sanguinose a Conakry e l'attentato subito dallo stesso Camara Dadis.

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