[20/04/2010] News

Il Dna del sushi svela un traffico mondiale di carne di balena

LIVORNO. Il biologo molecolare statunitense Scott Baker, che lavora per l'università neozelandese di Auckland, e un team di ricercatori dell'Oregon State University, hanno svolto un'indagine genetica del sashimi comprato nel ristorante The Hump di Santa Monica, in California, scoprendo che proveniva da carne di balenottera boreale (Balaenoptera borealis), una specie di cetaceo in via di estinzione probabilmente uccisa all'interno del cosiddetti "scientific whaling programme" del Giappone.

Secondo "Nature" on-line, il collegamento tra traffico di carne di balena e ristorazione statunitense è venuto a galla dopo che il regista del documentario "The Cove", vincitore del premio Oscar, ha acquistato per 600 dollari il "piatto dello chef" al The Hump e ne ha inviato campioni a Baker, Gli esami hanno dimostrato che la carne era di Balaenoptera borealis. Baker ha immediatamente girato i risultati alle autorità Usa che li hanno confermati ed accusato a The Hump di vendita illegale con la vendita illegale di carne di un mammifero marino.

I dettagli delle indagini sul Dna sono stati pubblicati dalla rivista Biology letters. Nell'articolo "Genetic evidence of illegal trade in protected whales links Japan with the US and South Korea" I ricercatori scrivono: «Riportiamo l'identificazione genetica di "carne di balena" acquistata in ristoranti di sushi a Los Angeles, CA (USA) nel mese di ottobre 2009 e di Seoul, Corea del Sud in giugno e settembre 2009. l'analisi della sequenza filogenetica del citocromo mtDna b, hanno confermato che i prodotti includono le tre specie di balene attualmente uccisi nel controverso programma caccia a scopi scientifici del Giappone, ma che sono protetti dal commercio internazionale: la balenottera comune, la balenottera boreale e la balenottera minore antartica».

Il profilo del Dna della balenottera comune venduta a Seul, continua l'articolo «ha permesso di stabilire un riscontro con i prodotti acquistati in precedenza in Giappone nel settembre 2007, confermando il commercio non autorizzato tra questi due Paesi. In seguito all'identificazione delle specie, tali prodotti sono stati consegnati alle autorità nazionali o locali per ulteriori indagini. Il commercio illegale di prodotti provenienti da specie protette di balene, presumibilmente catturate nell'ambito di un permesso nazionale per la ricerca scientifica, è un monito sulla necessità di un monitoraggio indipendente, solido e trasparente su ogni eventuale futura caccia alle balene».

I ricercatori hanno anche chiesto al governo giapponese di rendere noti i registri del Dna della caccia alle balene e di fermare qualsiasi commercio illegale.

Non è la prima volta che l'analisi di carne venduta in un ristorante svela il vero volto della "ricerca scientifica sulle balene" giapponese: nel 2009 il sashimi acquistato in un ristorante di Seoul, la capitale della Corea del sud, si rivelò come carne di balenottera minore antartica (Balaenoptera bonaerensis), proveniente quindi da mari dove non pescano i sudcoreani.

«Vista la moratoria dal 1986 dell' International whaling commission (Iwc), sulla caccia commerciale, non esiste un'altra fonte conosciuta di balenottere boreali disponibile per il commercio diversa da quella in Giappone», spiega Beker.

Il "programma scientifico" del Giappone stermina fino a 1000 balene all'anno, fregandosene della moratoria Iwc con la scusa di raccogliere dati sul comportamento e i numeri delle popolazioni di balene, ma è sempre più evidente e provato che la carne dei cetacei finisce non solo sui mercati interni ma che viene anche esportata clandestinamente all'estero.

Recentemente ha sollevato non poche proteste la proposta del delegato neozelandese all'Iwc, Sir Geoffrey Palmer, che ha proposto un ritorno alla caccia commerciale alle balene in cambio di una diminuzione del numero complessivo di balene uccise, una proposta che consentirebbe a Norvegia, Giappone e l'Islanda di continuare a cacciare tranquillamente le balene in cambio di una limitazione che nessuno era riuscito mai a far osservare prima della moratoria, ma anche un "compromesso" che riporterebbe sotto il controllo dell'Iwc la cosiddetta caccia a fini scientifici, dei giapponesi.

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