[19/04/2010] News toscana

Ripensare il governo del territorio, rivedendo Pit e Pier

L'assessore Bramerini, sul Tirreno di sabato scorso, alla richiesta di un parere sulla proliferazione delle centrali a biomasse e sulla efficacia del Pier, esplicita a tutto tondo la sostanziale inefficacia del Pier, ma anche del Pit.
Ovvero apre il vaso di pandora di una discussione che fino ad oggi è stata sostanzialmente snobbata a livello politico, ma che questo giornale non ha mai fatto cadere.

Il tema è l'efficacia degli strumenti di programmazione messi in campo dalla regione, la sintesi data dall'assessore è chiara: PIT e PIER sono atti d'indirizzo, le loro allocuzioni possono avere efficacia se ci sono specifiche previsioni negli strumenti urbanistici (piani strutturali e regolamenti urbanistici) dei singoli comuni, fatte salve, ovviamente, nel caso delle centrali, le norme più generale di tutela ambientale in relazione ad emissioni, rischio incidente, ed altro.

Dunque se veramente si vuole governare il territorio, si vuole dare un futuro a questa regione, per evitare la corsa di tutti a tutto, occorre un ripensamento.

Ripensamento circa una malintesa applicazione del principio di sussidiarietà, che non vuol dire affidare tutte le competenze conformative ai comuni, ma affidare queste al giusto livello amministrativo e politico che attiene a quel problema a quell'oggetto.

Ripensare parti di leggi vigenti come la 1 del 2005 per affidare al PIT poteri reali perchè gli aeroporti, come il sistema delle grandi strutture di produzione energetica, non possono esere affidati alla scelta di un singolo comune, grande o piccolo che sia. Per fare dei PTC qualcosa di più di un esercizio narrativo, magari una vera banca dati del territorio se proprio alle province non si vuole affidare compiti di pianificazione, Per superare il guado ove è rimasto l'adeguamento paesaggistico del PIT e quindi le probabili conflittualità che potremo avere nel sistema duale dei pareri dei collegi comunali da una parte e delle soprintendenze dall'altro.

Ripensare i percorsi della valutazione ambientale startegica per evitare sovrapposizioni e soprattutto ulteriori aggravi temporali, ma anche finanziari, ai procedimenti.

Infine, forse serve un'ultima riforma, quella del confronto. In questi anni abbiamo infatti assistito alla progressiva restrizione degli spazi. I convegni sono stati progressivamente ridotti a conferenze senza dibattito, a comunicazioni; su provvedimenti legislativi, programmi, etc. il confronto è stato ridotto alla consultazione trilaterale Regione UPI, ANCI.

Meglio non parlare invece del rapporto tra istituzioni e istituzioni culturali perchè, salvo meritorie eccezioni, in questi anni si è assistito per lo più alla perdita di identità e autonomia di istituzioni culturali in funzione degli aiuti che la politica ha fornito per la sopravvivenza dei medesimi; vicenda in se triste, ma, peggio ancora, foriera di un esito politico palesemente negativo: la proliferazione dei comitati a tema (spesso circoscritto e singolo), la caduta verticale del rapporto tra cittadini e rappresentanze politiche (cioè i partiti), l'insorgenza di micropartiti o l'appeal di forme partito protestatarie, fondate su parole d'ordine semplici come " roma ladrona" coniato dalla Lega, a cui non corrispondono sempre fatti concreti, o peggio ancora corrisponde il contrario.

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