[08/04/2010] News

Green economy, in Italia qualcosa si muove (2)

LIVORNO. C'è chi la green economy l'ha scoperta solo dopo l'elezione di Barack Obama a presidente degli Usa, c'è chi invece è stato un pioniere e c'è chi invece non vedeva l'ora che cambiasse il vento per investirci maggiormente e con la consapevolezza di un ritorno sia in termini di impatto ambientale sia economico. Oggi raccontiamo altre due storie significative ascrivibili all'interno di quest'ultime categorie - i trent'anni della Turboden e il nuovo prodotto della Oppent per la raccolta di rifiuti urbani - che vogliamo proporre come esempi di che cosa sta avvenendo, in positivo anche se a livello puntiforme, nel nostro Paese.

La Turboden, azienda bresciana appartenente a Pratt & Whitney Power Systems Company (gruppo UTC), leader in Europa nella realizzazione di turbogeneratori a fluido organico (ORC) è nata a Milano proprio nell'aprile del 1980. Un bell'esempio di come si dovrebbe lavorare per ottenere risultati ovvero incrociando impresa con università e ricerca. Turboden è infatti nata da un'intuizione sul tema dell'energia in particolare del risparmio energetico: poter progettare e realizzare turbine a fluido organico, anziché a vapore, basando cioè l'intero ciclo del turbogeneratore sulla tecnologia ORC (da Organic Rankine Cycle) per impianti cogenerativi di piccola taglia (200kW - 3MW) da fonti rinnovabili come biomassa, acqua geotermica, energia solare oppure da recupero di calore disperso.

L'iniziativa ha inizio al Politecnico di Milano con il gruppo di lavoro facente capo al Prof. Gianfranco Angelino, che annovera tra i membri anche Mario Gaia, fondatore di Turboden e fino a poco tempo fa docente presso il Politecnico di Milano. Proprio dal Politecnico partirono gli studi delle prime turbine a fluido organico. Gaia - racconta la società - coinvolse negli anni i suoi studenti più brillanti e altri manager di talento facendo di Turboden una delle aziende esempio di eccellenza nel panorama italiano. Una volta perfezionato il proprio prodotto per la cogenerazione, alla fine degli anni Novanta, Turboden è stata in grado di far fronte a una domanda crescente, diversificata, in mercati diversi e con sorgenti diverse di energia riuscendo ad espandersi con successo in mercati molto sensibili al tema della cogenerazione di energia come quello austriaco e tedesco prima, e italiano poi. Attualmente Turboden è il primo player europeo in impianti di cogenerazione a biomassa di taglia compresa tra i 400 kW e i 3 MW.

Nel luglio 2009 Pratt & Whitney Power Systems, entra con una quota di maggioranza in Turboden. L'accordo, secondo la società, rappresenta una importante estensione della presenza di Pratt & Whitney Power Systems nella generazione di energia rinnovabile, anche se questo di fatto significa che la società non è più al 100% italiana.
Oggi comunque Turboden ha un fatturato 2009 di circa 36 milioni di euro, 114 addetti, principalmente di formazione tecnico-ingegneristica e un'età media di circa 32 anni. Inoltre conta un totale di 155 impianti nel mondo, la maggioranza dei quali (117) sono all'estero (dei quali 66 in Germania, 32 in Austria). Tra i campi applicativi la cogenerazione da biomassa risulta essere la più diffusa con 139 impianti (109 in funzione, 30 in costruzione), segue il recupero calore con 13 impianti (4 in funzione, 9 in costruzione) e la geotermia con 3 (in funzione).

La società Oppent è stata invece fondata da Ettore Beretta a Milano nel 1960 e nasce come azienda specializzata nel settore dell'automazione e della logistica interna. Nel corso di circa 50 anni, si legge nel sito aziendale, è però costantemente cresciuta consolidando la propria posizione di leader nel mercato attraverso un'offerta di sistemi e di servizi diversificati. E ad oggi ad oggi Oppent annovera più di 1500 impianti installati per il trasporto leggero di: denaro e rifiuti organici all'interno delle maggiori catene della Grande Distribuzione Organizzata; medicinali, lastre, provette, rifiuti e biancheria in importanti strutture ospedaliere; libri nelle più prestigiose biblioteche italiane.

Il prodotto che ci interessa segnalare è quello che verrà presentato alla 23esima edizione del Sep di Padova, il salone Internazionale delle Ecotecnologie, in programma dal 21 al 24 aprile 2010: Automatic Waste System, un sistema che fa leva sul trasporto pneumatico, che porta i rifiuti sottoterra e che riduce al minimo i disagi legati alla tradizionale raccolta dei rifiuti. Come dovrebbe funzionare? L'utente inserisce il rifiuto in stazioni di carico collocate in punti strategici dei quartieri o all'interno degli edifici; i rifiuti entrano in una rete di tubazioni dove vengono movimentati tramite trasporto pneumatico fino alla centrale di raccolta, lontana dalle zone più densamente popolate. Un compattatore riduce i volumi di stoccaggio ed elimina gli odori grazie alla presenza di filtri attivi. I rifiuti compressi e introdotti in un apposito contenitore chiuso ermeticamente vengono prelevati periodicamente da un automezzo preposto.

Automatic Waste System, secondo l'azienda, dovrebbe contribuire alla riqualificazione dei centri storici e delle aree residenziali, valorizzando i nuovi progetti delle realtà urbane e risponde perfettamente ai criteri di eco-compatibilità ambientale, garantendo uno sviluppo urbano eco-sostenibile, senza più sacchetti, né cassonetti sui marciapiedi, limitando i livelli di inquinamento acustico e delle emissione di CO2 dovuto al transito degli automezzi e ottimizzando la raccolta differenziata.

Come si vede e come diciamo sempre, l'industria sta dentro "mani e piedi" all'economia ecologica e l'Italia non avrebbe niente ad invidiare all'estero se solo si sapessero sviluppare e mettere a sistema le tante piccole e grandi realtà che anche negli anni si sono già portare avanti con il "green" lavoro. Certo questo non basta, serve infatti un governo che capisca l'esigenza vitale di un'economia che non sprechi energia e materia e cittadini responsabili che contribuiscano a chiudere il cerchio.

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