[07/04/2010] News

Il litigio "intossicato" sull'uranio e il petrolio del Niger affamato

LIVORNO. L'ambasciatore cinese in Niger, Xia Huang, ha convocato una conferenza stampa a Nianey dove ha detto che «Da un certo tempo, una campagna di attacchi e di calunnie è stata orchestrata contro la cooperazione mutualmente vantaggiosa tra il Niger e la Cina in generale e dei progetti in corso in particolare».

Il diplomatico di Pechino si riferisce ai progetti di sfruttamento dell'uranio di Azelik, 900 km a nord di Niamey, nella regione dell'Agadez, e a quello petrolifero di Agadem, a 1.400 km a nord-est della capitale, nella regione di Diffa, che comprende la costruzione di una raffineria a Zinder. Le sue parole sembrano un avvertimento anche alla nuova giunta golpista del Niger che a febbraio ha defenestrato il presidente golpista Mamadou Tandja, grande amico dei francesi e in affari anche con la Cina.

Secondo quanto scrive l'agenzia ufficiale cinese Xinhua, a Niamey un indignato Xia ha detto: «La campagna d'intossicazione non corrisponde per nulla alla realtà e che nasconde dietro di sé un disegno ulteriore. Perché solo gli investimenti cinesi darebbero effetti negativi? I nigerini sono dei testimoni oculari del fiorire dell'amicizia tra i due paesi e i beneficiari diretti dei vantaggi della loro cooperazione multiforme. Per rispondere a queste accuse stravaganti, fallaci e prive di ogni fondamento, ricordo che il petrolio esportato dai Paesi africani con destinazione Cina non rappresenta che il 13% della loro produzione totale, mentre le quote che vanno all'Europa ed agli Usa superano il 30%. La Cina è favorevole a che gli altri Paesi del mondo sviluppino la loro cooperazione energetica con i Paesi africani su una base da pari a pari e dei vantaggi reciproci. Ma alcuni tra loro si oppongono senza alcun motivo alla Cina. Per diventare amici e partner degli africani è importante fare cose utili e concrete, invece di pronunciare parole vuote».

L'ambasciatore ce l'ha evidentemente con i francesi che in Niger non vogliono mollare nemmeno un metro quadro della loro ex colonia e che sembrano in difficoltà con la nuova giunta militare. Il dopo-golpe è evidentemente fatto di una lotta senza esclusione di colpi per accaparrarsi la fiducia della giunta golpista, sospettosissima anche verso i cinesi, che tradotta in soldoni significa uranio e petrolio.

Il diplomatico non ha mancato di enumerare le realizzazioni cinesi in Niger, come la costruzione dello stadio général Seini Kounchté, del deposito di acqua a Goudel, degli alloggi sociali, degli impianti per fornire l'acqua potabile a Zinder, «Ad oggi, la Cina ha già terminato 48 progetti di assistenza pubblica in Niger ed ha inviato 15 missioni mediche per un numero totale di 400 medici ed ha annullato i debiti bilaterali per un ammontare totale di 180 milioni di yuan, cioè 11,52 miliardi di franchi CFA. A questo si possono aggiungere i grandi progetti economici recenti che sono in costruzione, come il secondo ponte de Niamey, lo sfruttamento del petrolio di Agadem con una raffineria a Zinder e lo sfruttamento dell'uranio di Azelik e molti altri investimenti nel settore della sanità, dell'educazione e dell'agricoltura».

Non si capisce come, con tutta questa gara per la generosità di francesi e cinesi, l'Onu nei giorni scorsi l'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha) abbia lanciato l'allarme sulla situazione umanitaria in Niger: «La comunità umanitaria ha bisogno di 133 milioni di dollari per portare un aiuto alimentare ai 4,7 milioni di abitanti del Niger che sono colpito dall'insicurezza alimentare e dalla malnutrizione. Un Piano di azione umanitario di urgenza è stato messo in opera per sostenere gli sforzi delle autorità nazionali al fine di mobilitare rapidamente il denaro necessario. Il Piano fa della sicurezza alimentare e della nutrizione la priorità. Prevede anche delle azioni nei settori sanitario, dei servizi igienici e dell'igiene personale». Ci vorrebbero subito 190,7 milioni di dollari, mentre i donatori hanno dato "solo" 57,8 milioni.

Il Niger conteso e avvelenato delle miniere di uranio e dei pozzi petroliferi vedrà la metà dei suoi 15 milioni di abitanti rischiare di soccombere a quella che la responsabile degli aiuti Onu al Paese, Khardiata Lo N'diaye, definisce «Una crisi alimentare senza precedenti. I raccolti del 2009 sono già stati eccezionalmente cattivi in questo Paese saheliano e senza litorale, classificato l'anno passato come l'ultimo al mondo nell'indice di sviluppo umano (Idh). Di fronte a questa situazione di crisi, suscettibile di diventare una fame di grande ampiezza, le autorità di fatto del Niger, che hanno preso il potere in febbraio hanno lanciato un appello umanitario». La Lo N'diaye svela anche un retroscena che suona tragicomico mentre cinesi e francesi si litigano su chi di loro abbia fatto di più per il Niger: «L'aiuto allo sviluppo ricevuto dal Niger fino ad adesso è tre o quattro volte inferiore a quello accordato ad altri Paesi dell'Africa occidentale».

Forse i neo-colonialisti europei ed asiatici invece di far polemica sulle spoglie di un Paese devastato farebbero meglio a farsi un bell'esame di coscienza.

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