[01/04/2010] News

Referendum acqua pubblica: e la politica...

FIRENZE. Per arrivare all'obiettivo finale, pensiamo che i promotori dei referendum per l'acqua pubblica, siano consapevoli che ci sarà bisogno del contributo di tutti e quindi anche dei partiti politici. A destra la Lega dovrà certo chiarire le sue incongruenze (quello che dichiara a Roma non è proprio uguale alla voce che viene dai territori), ma ci riferiamo in particolare ai partiti della sinistra. Per ora si sono chiaramente espressi e fanno parte del Comitato di sostegno nazionale al referendum, la Federazione dei Verdi, Federazione della Sinistra, Italia unita, Partito comunista dei lavoratori, Sinistra critica, Sinistra ecologia libertà. Nulla di definito è venuto dal maggior partito di opposizione, il Pd, che si è opposto alle norme che il governo ha fatto approvare (tra l'altro con voto di fiducia) che spingono la gestione dell'acqua verso i monopoli privati, ma per ora non sostiene il referendum. Gli ecologisti democratici, con una tempistica discutibile (vedi greenreport di ieri), hanno fatto sapere che non sosterranno il referendum perché ritenuto uno strumento rischioso visto che da tempo non si raggiunge il quorum su nessun tema, ma anche perché i quesiti a loro parere sono mal posti. Per gli Ecodem la strada da battere è quella della proposta di legge che è stata presentata dai senatori Ferrante e Della Seta.

Il quadro riproposto dagli Ecodem sulle criticità di governo della risorsa idrica è condivisibile, al di là del referendum e della pubblicizzazione dell'acqua (ok in astratto), infatti, c'è secondo noi un problema di efficienza e di efficacia della gestione della risorsa che resta fuori da tutta la discussione e che invece dovrebbe essere dentro e probabilmente anche al centro della stessa. Del resto, comunque, i rischi della scelta dello strumento referendario pensiamo siano ben noti ai promotori, ma stante la situazione politica attuale, vista l'efficacia e la consistenza delle proposte alternative a questo governo non pare che siano in vista cambi di scenario politico verso maggioranze più attente all'interesse pubblico: nel medio periodo probabilmente non c'erano altre strade se non quella del referendum abrogativo ex art.75 della Costituzione. Per quanto riguarda le presunte lacune tecniche dei quesiti referendari gli Ecodem per ora non si pronunciano, mentre rileviamo che per quanto riguarda le proposte di legge quella degli ecologisti democratici si va ad aggiungere alla legge di iniziativa popolare del Forum dei movimenti per l'Acqua chiusa in qualche cassetto in Parlamento e al testo di legge delega di riforma dei beni pubblici (commissione Rodotà).

Intanto l'Italia dei valori, andando a mettere i bastoni tra le ruote al Comitato referendario costituito, ha annunciato la promozione autonoma e solitaria di un "grappolo" di referendum, tra i quali anche l'acqua, con deposito dei quesiti a metà aprile e inizio campagna il 1 maggio.

Sul piano sociale il punto viene fatto da Alex Zanotelli che rileva come a pagare il prezzo più alto per la privatizzazione dell'acqua sarebbero i poveri e auspica che «la nostra vittoria servirà non solo nel panorama italiano ma darà anche una scossa all'Unione Europea. Se Parigi ha ripubblicizzato l'acqua, se nelle Costituzioni di Bolivia e Uruguay l'acqua è definito bene comune non mercificabile, possiamo farcela anche noi».

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