[30/03/2010] News toscana

Livorno, Arpat in audizione sulle centrali a biomasse in porto

LIVORNO. La valutazione delle emissioni delle due centrali a biomasse in porto, si basa sui dati ipotetici forniti dagli enti proponenti: Porto Energia (Compagnia portuale) e Feder Petroli acquisita da febbraio dalla società Enital. E' l'aspetto che maggiormente colpisce nella procedura di approvazione dei due impianti ripercorsa oggi pomeriggio in Comune dal dirigente dell'Arpat di Livorno Fabrizio Righini. Un iter nel quale, al di là del valore delle biomasse che in ogni caso rientrano tra le fonti rinnovabili (Direttiva comunitaria 2009/28/CE), non mancano le zone grigie. Prime fra tutte il mancato rispetto del Piano energetico regionale (documento costato otto anni di lavoro) che dà precise indicazioni sul rispetto, per restare alle biomasse, della filiera corta.  

Secondo la ricostruzione di Righini e le slide dell'Arpat proiettate nella sala del consiglio comunale, la Provincia avrebbe autorizzato la centrale della Porto energia senza una consueta procedura di Via (invece prevista e obbligatoria per gli impianti eolici al di sopra dei 50 megawatt) subordinando "la realizzazione dello stesso al rispetto delle prescrizioni formulate nel Rapporto istrutturio interdisciplinare della Provincia".  In sostanza si fa saltare un'importante verifica "subordinandola" ad altri criteri. Altre lacune sembrano esserci anche nella documentazione relativa alle emissioni e quindi ai rischi per l'ambiente. Siccome sembrano non esistere impianti simili (?), i dati sul possibile inquinamento da polveri sottili è stato fornito dall'ente proponente. Il che, non è certo una gran garanzia di imparzialità.... Comunque andiamo avanti. Nel caso della Porto Energia, all'Arpat che ha chiesto un'integrazione ai documenti, il proponente fornisce dati relativi all'uso di impianti alimentati con gas naturale e gasolio. Ma questa documentazione, dato il genere di combustibile, mette qualche preoccupazione. E allora, la General Electric, che costruirà la centrale, ne fornisce un'altra che si basa sulle emissioni di turbine alimentate a oli vegetali. Con un particolare: la multinazionale statunitense infatti non parla di emissioni originate. Infine, sempre il proponente, consegna delle stime senza indicare la fonte. L'Arpat non ci vede chiaro, giudica le stime di dubbia certezza e chiede l'installazione di filtri. L'atto dirigenziale della Provincia con il quale viene rilasciata l'autorizzazione, infine, lascia aperta una porta. La Porto Energia si impegna a fare un monitoraggio delle emissioni e se queste saranno superiori ai limiti di legge, "si renderà necessario l'installazione di un impianto di abbattimento". Intanto iniziamo, poi si vedrà.

La procedura per l'impianto della Feder Petroli, quasi la metà di quello della Compagnia, è molto simile alla precedente. Stesse incertezze, stessa indeterminatezza anche per quanto riguarda i combustibili. Alla richiesta dell'Arpat di una caratterizzazione chimica degli oli combustibili, la Porto Energia risponde consegnando analisi che attestano la quantità di zolfo presente negli oli vegetali (dei quali non si conosce con certezza tipologia e provenienza e quindi il rispetto della filiera corta e del Pier). Alla Feder Petroli, invece, è  stata evidenziata l'esigenza di un'integrazione sugli oli da utilizzare. Anche qui, indeterminatezza sulla provenienza.

In tutto questo, non è da dimenticare, che nell'ambito della conferenza dei servizi, il giudizio dell'Arpat, ente controllore della qualità dell'aria, non è vincolante. Come non deve passare in secondo piano il fatto che le due centrali, considerando i dati forniti dai proponenti, potrebbero diventare, la prima e la terza centrale in Toscana per tonnellate annue di polveri emesse.

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