[25/03/2010] News

Fao: nel mondo rallenta la deforestazione

LIVORNO. Buone notizie dal nuovo rapporto della Fao che ogni 5 anni valuta le risorse forestali mondiali e che è stato reso noto stamani. Negli ultimi dieci anni la media di ettari di foreste persi (per cause antropiche o naturali) è scesa a 13 milioni, mentre tra il 1990 e il 2000 si era attestata a 16 milioni di ettari persi all'anno. Sono comunque cifre impressionanti, se si considera che in dieci anni si è persa una superficie forestale pari a un'area grande come il Costarica e che nel mondo vi sono in totale 4 miliardi di ettari di foreste, circa il 31% della superficie terrestre.

«Per la prima volta, siamo in grado di mostrare che il tasso di deforestazione è diminuito a livello globale grazie ad interventi concertati fatti sia a livello locale che internazionale - dice Eduardo Rojas, vice direttore generale della Fao, del dipartimento Foreste - I Paesi non solo hanno fatto passi avanti per quanto riguarda le politiche e le leggi forestali, ma hanno anche messo a disposizione delle comunità locali e delle popolazioni indigene l'uso delle foreste, anche per la conservazione della diversità biologica e per altre funzioni ambientali. Questo è un messaggio molto incoraggiante per il 2010 dichiarato Anno Internazionale della Biodiversità. Va però detto che in molti paesi il tasso di deforestazione è ancora molto alto e l'area di foresta primaria - foreste indisturbate dall'attività umana - continua a diminuire.  I paesi devono dunque rafforzare il proprio impegno per meglio salvaguardarle e gestirle», ha concluso Rojas, facendo riferimento ai motivi principali della deforestazione antropica: la conversione delle foreste tropicali in terra agricola, oppure in piantagioni di palma da olio di cui si fa grandissimo uso in tutto il mondo nel settore alimentare e in quello energetico (le tanto famigerate centrali a biomasse a filiera lunga, considerata una fonte rinnovabile ma insostenibile se appunto derivata da precedenti deforestazioni).

Del resto le foreste svolgono un ruolo molto importante nel mitigare il cambiamento climatico: immagazzinano carbonio e quando una foresta viene tagliata e convertita ad altro uso, il carbonio viene di nuovo rilasciato nell'atmosfera.

Nel decennio 2000-2010 è in Sudamerica ed in Africa che si è registrata la maggiore perdita netta di foreste, rispettivamente con 4 milioni di ettari e con 3,4 milioni di ettari.  Anche l'Oceania ha subito una perdita netta, in gran parte dovuta alla grave siccità dell'Australia a partire dal 2000.

L'Asia invece, nell'ultimo decennio ha registrato un guadagno netto di circa 2,2 milioni di ettari l'anno, dovuto in buona parte ai programmi di rimboschimento su larga scala attuati in Cina, in India e in Vietnam, che negli ultimi cinque anni sono riusciti ad espandere l'area forestale per un totale di quasi quattro milioni di ettari.  Tuttavia, la conversione di superficie forestale ad altri usi è continuata in molti paesi a tassi molto alti.

In Nord America ed in America Centrale la superficie forestale è rimasta abbastanza stabile, mentre in Europa ha continuato ad espandersi, sebbene ad un tasso meno rapido rispetto al passato.

Nello specifico vanno segnalati i miglioramenti di Brasile e Indonesia, che negli anni '90 registravano la più alta perdita netta di foreste e che oggi hanno ridotto in modo significativo i loro tassi di deforestazione, e gli ambiziosi programmi di riforestazione di Paesi come la Cina, l'India, gli Stati Uniti e il Vietnam.

«Occorre però guardare al futuro - dice Mette Løyche Wilkie, che ha coordinato la redazione del rapporto Fao - perché gli estesi programmi di rimboschimento della Cina, dell'India e del Vietnam, responsabili del recente incremento di superficie forestale, finiranno nel 2020. Questo vuol dire che non abbiamo tantissimo tempo per prendere misure  efficaci e permanenti per ridurre in modo significativo l'attuale tasso di deforestazione e di degrado forestale.  Senza decisi interventi rischiamo un brusco ritorno all'alto livello di perdita netta di foreste e di emissioni di carbonio da foreste che si aveva negli anni ‘90», ha aggiunto.

«I dati presentati oggi dalla FAO sullo status dei processi di deforestazione devono allarmare tutti noi e spronarci a fare di più - ha commentato Stefano Leoni, Presidente del Wwf Italia aggiungendo che - Il nostro Governo deve  promuovere politiche coraggiose in grado di arrestare questa distruzione insensata entro il prossimo decennio, perché a rischio non è solo l'immensa  ricchezza di biodiversità, ma la vitalità stessa e lo stato di salute della nostra economia».

«Governo e industria del settore - ha concluso Leoni - devono farsi sostenitori di una politica di certificazione della filiera e del prodotto Più che mai oggi va incentivata la certificazione forestale come l'FSC, un processo che genera un'economia del legno più vicina a quei valori di sostenibilità, che sono alla base della conservazione delle foreste dell'Indonesia, del Camerun, del Gabon, del Brasile o della Bolivia».

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