[25/03/2010] News

Decreto incentivi: una bella lezione di politica..marketing

GROSSETO. Il pacchetto incentivi varato lo scorso venerdì dal consiglio dei ministri si sta rilevando sempre più un meccanismo di scatole cinesi, della cui effettiva funzionalità come strumento per la «politica industriale», come viene spacciato dallo stesso ministro dello Sviluppo Claudio Scajola (Nella foto), è legittimo nutrire qualche dubbio. Intanto le risorse scarse e non ancora del tutto certe messe a disposizione, dal momento che i 300 milioni di budget sul pacchetto incentivi sono legati alle entrate della lotta all'evasione fiscale. Ma soprattutto il meccanismo complesso con cui si potrà accedere a questi incentivi che dovrebbero, nella logica del governo, spingere di nuovo i consumi, per altro -fatte poche eccezioni- anche poco legati a criteri di sostenibilità.

Il decreto varato dal consiglio dei ministri -  secondo quanto si legge sul sito del ministero - dovrebbe andare domani in Gazzetta ufficiale, ma il condizionale è d'obbligo visto anche il percorso del decreto sui criteri nucleari che è stato pubblicato dopo oltre un mese dalla sua approvazione e visti i problemi che ancora devono essere sciolti.

A questo decreto, chiamiamolo quadro, ne deve seguire poi un altro a firma del ministro dello Sviluppo, per definire le caratteristiche dei prodotti acquistabili con gli incentivi e le modalità con cui si potranno utilizzare i contributi. Sempre nella nota sul sito del ministero si legge che «gli incentivi scatteranno dal 6 aprile: da quel giorno i consumatori potranno ottenere gli sconti sui loro acquisti direttamente dal rivenditore»; ovvero tra soli 11 giorni che comprendono anche le festività pasquali.

La tabella dei settori oggetto degli incentivi e le relative risorse disponibili è sempre reperibile sul sito. Da questa si legge che gli interventi per i consumi delle famiglie, ovvero sistema casa e mobilità sostenibile ammonteranno a 202 milioni di euro e gli altri 108 milioni saranno invece destinati a sicurezza sul lavoro, efficienza energetica ed innovazione.

Sono previsti poi sgravi fiscali per 120 milioni di euro per il settore tessile (70 milioni) e per interventi a sostegno della cantieristica navale, delle alte tecnologie dell'aerospazio, dell'emittenza radiotelevisiva locale (50 milioni). Riguardo ai 300 milioni di incentivi per i consumi -- che varranno fino al 31 dicembre 2010, ma comunque sino ad esaurimento delle risorse stanziate - l'interfaccia tra i consumatori e i venditori viene individuata nelle Poste italiane, che dovranno attivare un call center dove i rivenditori potranno verificare la disponibilità degli incentivi e i consumatori chiedere informazioni su procedure e dubbi.

Ma ancora - si legge sul Sole24Ore - deve essere firmata la convenzione tra i ministeri Sviluppo e Economia e le Poste per attivare il call center, così come ancora è da perfezionare la modalità di rimborso per il rivenditore.

Già tutte queste incertezze sarebbero sufficienti a indicare quanto questo nuovo provvedimento del governo risponda già a logiche di politica marketing che non «a sostenere la ripresa per centrare l'obbiettivo della crescita del Pil dell'1-1,2% quest'anno» come ha sostenuto il ministro Scajola che ha anche sottolineato che «tutti gli interventi hanno l'obbiettivo di migliorare l'ecosostenibilità ambientale, di premiare l'innovazione e la sicurezza sul lavoro». A guardare ciò che è inserito nella tabella gli obiettivi che rispondono a qualche criterio «di migliorare l'ecosostenibilità ambientale» si evidenzia che quasi un terzo (110 milioni) vanno ai settori cucine componibili ed elettrodomestici, per cui si richiede una generica alta efficienza energetica, 12 milioni a motocicli (di cui solo 2 a motori elettrici ed ibridi) e 60 all'acquisto di nuovi immobili ad alta efficienza energetica, ovvero di classe A e B. Il problema è che a fronte della certificazione obbligatoria per le vendite di immobili a partire dal 1 luglio 2009, è ancora poco chiaro e varia da regione a regione l'obbligo di allegare l'attestato di certificazione energetica al momento del rogito nel caso si tratti di edifici non di nuova costruzione e manca il decreto ministeriale che individui le caratteristiche di chi può svolgere tale attestazione. Quindi il rischio è che in pochi potranno accedere a questi sconti, seppur volti ad un obiettivo virtuoso. Ma i problemi legati all'applicazione del decreto non finiscono qui. C'è infatti tutta la partita relativa alla liberalizzazione di numerose attività edilizie, che potranno quindi essere realizzate senza neanche la dichiarazione di inizio attività. Vi rientrano tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e alcuni interventi di manutenzione straordinaria, nel caso che non riguardino le parti strutturali dell'edificio, che non comportino aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino incremento rispetto ai parametri urbanistici esistenti. Ma tutto questo potrà essere possibile solo laddove non esistano disposizioni più restrittive previste dalle leggi regionali, dagli strumenti urbanistici comunali, oltre alle norme antisismiche, antincendio, e quelle contenute nel Codice dei beni cultuali e del paesaggio. Una liberalizzazione che stante la situazione attuale sarebbe applicabile soltanto in due regioni, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. A meno che non si intervenga con una correzione del decreto, come richiesto da Ance o si individuino altre strade per attuarlo. Tutti percorsi che però rendono ancora più improbabile che i tempi previsti possano essere rispettati. E ancora una volta l'effetto annuncio appare come la vera politica di questo governo.

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