[23/03/2010] News

Alla Cites non piace il rosso: niente tutela per tonno e corallo

LIVORNO. Greenpeace non ha decisamente preso bene quel che è successo alla Cop 15 della Convention on International trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) in corso a Doha, in Qatar e «Condanna il fallimento dei governi presenti alla Cites, che hanno respinto il divieto di commercio internazionale del tonno rosso. Questa conferenza era una chance storica per salvare la specie, minacciata di estinzione. Non è stata presa nessuna misura di protezione per la salvaguardia della specie. Far passare gli interessi a breve termine di qualche Stato che pratica una lobbying molto attiva, come il Giappone, davanti alla preservazione di una specie minacciata, cruciale per l'equilibrio dell'ecosistema mediterraneo, è semplicemente inaccettabile».

Ma cosa è successo a Doha ? La Libia, Paese pescatore di tonno, ha fatto da testa da ariete chiedendo una decisione rapida ed ottenendo l'appoggio della maggioranza dei Paesi in sessione plenaria, vanificando così la tendenza generale dei negoziati in atto da diversi giorni. La discussione in sessione plenaria è stata fatta su due proposte : quella dell'Unione europea per l'inserimento del tonno rosso nell'Annex I della Cites dopo un periodo di tempo intermedio e quella del Principato di Monaco per un inserimento immediato. La proposta di Monaco ha ottenuto solo 20 voti a favore e quella dell'Ue la miseria di 43 su almeno 120 Paesi partecipanti.

Ora Greenpeace mette in dubbio sia la buona fede dell'Ue sia la sua capacità di mobilitazione prima della conferenza. «La speranza che resta per il tonno rosso è l'Iccat, l'organizzazione che gestisce la pesca al tonno, che si terrà a novembre a Parigi - dice Greenpeace - E là che i governi potranno, alla fine decidere di ridurre le quote di pesca per assicurare la sopravvivenza del tonno rosso». Ma la maggioranza dell'Iccat si era già espressa contro l'inserimento del tonno rosso nell'Annex I della Cites.

La Cites ha approvato (con 64 voti a favore, 59 contrari e 10 astenuti) anche di respingere le proposte per una migliore tutela dei coralli rosso e rosa avanzate da Usa ed Ue che chiedevano di elencare tutte le specie della famiglia corallidae nell'appendice II della Convenzione che obbligherebbe tutti i Paesi ad introdurre misure per garantire un commercio internazionale sostenibile e regolamentato di questi coralli».
Ernie Cooper di Traffic Canada ha detto: «Traffic e Wwf sono profondamente delusi, per la decisione di non inserire nell'Annex il corallo rosso e rosa. Senza l'introduzione di misure di controllo, l'attuale sovra-sfruttamento di questi preziosi coralli continuerà senza sosta».

Nel mondo ci sono più di 30 specie di corallidae rossi e rosa e sono sovra-sfruttate nel Mediterraneo e nel Pacifico occidentale, principalmente per la fabbricazione di gioielli e altri oggetti d'arte. I maggiori pescatori e trasformatori di corallo sono Italia, Giappone e Taiwan, mentre gli Stati Uniti rappresentano il più grande mercato per i coralli rossi e rosa. Ogni anno vengono raccolte tra le 30 e le 50 tonnellate di corallo rosso e rosa, gli Usa soli hanno importato 28 milioni pezzi di corallo rosso e rosa tra il 2001 e il 2008. Gli sbarchi di corallo sono però in calo del 60-80% rispetto al 1980. La popolazione di Corallium è già scomparsa da gran parte delle coste italiane, francesi e spagnole dove quel che rimane ormai non ha più dimensioni commerciabili, mentre nel Pacifico occidentale i coralli commerciali sono stati esauriti entro cinque anni dalla loro scoperta e la raccolta si sta spostando verso le popolazioni di recente scoperta. La riduzione delle dimensioni delle colonie di coralli è valutata tra l'80 e il 90%. Eppure nel dicembre 2009, un gruppo di esperti della Fao ha concluso che le prove disponibili non bastavano ad includere tutte le specie della famiglia Coralliidae (Corallium spp. Paracorallium e spp.) nell''Appendice II della Cites., in particolare per 7 specie ritenute ancora relativamente abbondanti: Corallium rubrum, C. japonicum, C. secondum, C. elatius, C. konojoi, Corallium sp. nov., C. lauuense (C. regale). La mancanza di sufficienti prove scientifiche e sull'impatto sulla vita delle popolazioni locali costiere, a seconda dei coralli, sono stati i principali argomenti avanzati dagli oppositori all'inclusione dei coralli nell'Annex II.

Secondo Traffic e Wwf è evidente che la regolamentazione del commercio di Corallidae nell'ambito della Cites avrebbe fornito importanti garanzie a sostegno di una migliore gestione di queste specie pregiate di corallo.
Questa volta la criticatissima Cina è più avanti degli altri: ha già elencato nell'appendice III della Cites quattro delle specie minacciate di corallo che si trovano nelle sue acque, consentendo quindi il commercio solo con la necessaria documentazione e con un monitoraggio dei livelli di commercio internazionale. Diversi Paesi considerano invece l'identificazione dei coralli un serio ostacolo per l'applicazione delle regole commerciali.

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