[22/03/2010] News

Legambiente: sui canoni di concessione delle acque minerali regna il caos

FIRENZE. Per la celebrazione della Giornata Mondiale dell'Acqua 2010, Legambiente insieme alla rivista Altraeconomia, ha voluto portare l'attenzione sulle acque minerali e in particolare sui canoni di concessione, settore dove regna il caos. Secondo quanto emerge dal dossier "Il far west dei canoni di concessione sulle acque minerali", i canoni di concessione pagati dalle società imbottigliatrici non solo sono diversi da regione a regione, ma nella maggioranza dei casi sono più bassi di quanto prevede la normativa nazionale, facendo mancare risorse aggiuntive agli enti locali. Comuni, che seppur in difficoltà economica, poi si dimenticano anche di chiedere alle aziende quanto loro dovuto. Secondo la classifica stilata da Legambiente ed Altraeconomia due sole regioni, Veneto e Lazio, sono promosse a pieni voti per aver introdotto i canoni più alti (rispettivamente 3 euro a metro cubo di acqua e fino a 587 euro per ettaro, e 2 euro e fino a 120 euro), 7 regioni (Valle d'Aosta, Marche, provincia autonoma di Trento, Sicilia, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Toscana ed Abruzzo) e la provincia autonoma di Trento sono promosse con riserva, 4 regioni rimandate (Piemonte, Lombardia, Basilicata e Campania) con canoni al di sotto di 1 euro per metro cubo imbottigliato, e 6 regioni e la provincia autonoma di Bolzano bocciate perché fanno pagare solo in base alla superficie della concessione. Tra queste la Liguria, che con 5 euro per ettaro ha il canone più basso d'Italia, Calabria, Molise, Emilia Romagna, Sardegna e Puglia.

Legambiente sottolinea come sia ancora un obiettivo lontano l'adeguamento delle leggi regionali sui canoni alle linee guida nazionali nel 2006 e che prevedono tre tariffe: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa. «Anche aumentando a 2,5 euro il canone per metro cubo di acqua - ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - le aziende imbottigliatrici non subirebbero nessun salasso, considerando che la spesa totale annua ammonterebbe a circa 31 milioni di euro, mentre le casse regionali ne trarrebbero sicuramente giovamento». Del resto i numeri citati nel dossier parlano chiaro: In Italia nel 2008 sono stati imbottigliati 12,5 miliardi di litri di acqua, per un consumo pro capite di 194 litri, più del doppio della media europea e americana. «Acqua di sorgente prelevata da 189 fonti da cui attingono 321 aziende imbottigliatrici che pagano spesso cifre irrisorie per realizzare poi enormi profitti, come dimostra il giro di affari di 2,3 miliardi di euro- informano dall'associazione- il business dell'oro blu in bottiglia continua ad essere insostenibile dal punto di vista economico e ambientale. Le Regioni incassano dalle aziende cifre irrisorie e insufficienti a ricoprire anche solo le spese sostenute per la gestione amministrativa delle concessioni o per i controlli, senza considerare le spese di smaltimento del 65% delle bottiglie in plastica che sfuggono al riciclaggio» hanno concluso da Legambiente.

Una soluzione anche su questo aspetto è proposta dagli Ecodem, l'associazione degli ecologisti democratici, che in occasione della Giornata Mondiale dell'acqua ha fatto il punto a tutto tondo sul tema. «Per ridurre gli sprechi e promuovere un consumo sostenibile, occorrono campagne di informazione per incentivare l'uso razionale dell'acqua del rubinetto dal momento che, nonostante la qualità certificata e controllata della risorsa idrica pubblica nazionale, l'Italia è il terzo paese al mondo per consumo di acqua in bottiglia; un'abitudine che produce circa un milione e mezzo di tonnellate di plastica all'anno» dichiarano gli Ecodem. Analizzato il quadro esistente per il portavoce nazionale degli ecologisti democratici Marco Ciarafoni «ben altri impegni dovrebbero essere assunti nel nostro paese, a partire dalla cura del territorio, la manutenzione dei bacini idrografici, la tutela dei corpi idrici e delle aree di salvaguardia anche per favorire equità delle tariffe e massima efficienza e qualità del servizio, più che spingere, di fatto, verso la privatizzazione forzata dell'acqua come ha voluto il governo Berlusconi con l'ennesima norma approvata a colpi di fiducia. Preservare l'acqua significa anche contrastare i mutamenti climatici raggiungendo gli obiettivi fissati in sede europea. Ma anche in questo caso le campane governative suonano a morto» ha concluso Ciarafoni.

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