[19/03/2010] News

La Bolivia proporrą un referendum internazionale sul cambiamento climatico

LIVORNO. Alla prossima Conferencia Mundial de los Pueblos sobre el Cambio Climático, che si terrà a Cochabamba, tra il 19 e il 22 aprile, i padroni di casa boliviani proporranno un referendum mondiale per chiedere a miliardi di persone di agire per attenuare il cambiamento climatico. Lo ha annunciato il rappresentante della Bolivia all'Onu, Pablo Solon, aggiungendo che questa iniziativa è destinata a far adottare a tutti i governi impegni precisi: «Il nostro obiettivo è di riunire circa due miliardi di elettori. Il solo modo di salvare gli esseri umani da una tragedia climatica è l'esercizio della democrazia nel mondo intero».

La proposta di un referendum mondiale era già stata avanzata, tra l'incredulità e il fastidio dei grandi Paesi, al summit sul clima dell'Unfccc di Copenhagen dal presidente boliviano Evo Morales che disse che si trattava di «Un referendum mediante il quale i popoli del mondo possano decidere il futuro del pianeta  e non, semplicemente, le potenze industriali». Ora Solon spiega che «Le questioni del referendum saranno studiate, arricchite e completate dalla conferenza» che si terrà a Cochabamba ed alla quale hanno già aderito delegazioni di 70 governi, e movimenti sociali e popoli autoctoni di 94 Paesi.

Solon ha spiegato che «Le conclusioni della conferenza saranno presentate al summit dell'Onu sul cambiamento climatico previsto in Messico nel prossimo dicembre, dove verranno riprese le discussioni in sospeso del summit di Copenhagen».

Dopo il flop di Copenhagen, Morales aveva annunciato l'intenzione di organizzare una grande conferenza "alternativa" alle Conferenze delle parti dell'Unfccc e i Paesi dell'Alleanza bolivarista (Alba), in particolare Bolivia, Cuba, Nicaragua e Venezuela si sono rifiutati di aderire all'Accordo di Copenhagen voluto dagli Usa e dal Basic (Brasile, Sudafrica, Cina ed India).

Morales ha spiegato che «L'obiettivo principale del forum di Cochabamba è di pervenire ad un consenso in previsione della conferenza del clima prevista in Messico», dove evidentemente la Bolivia vuole arrivare alla testa di un forte movimento, anche popolare, che rimetta in discussione l'atteggiamento più che prudente dei Paesi ricchi e di quelli emergenti. Che il "comunista" Morales spiazzi tutti con l'arma della "democrazia planetaria", è un'ulteriore sfida per la globalizzazione capitalista che ha messo da una parte l'asserito indissolubile legame tra libero mercato e libertà individuale.

La Conferenza di Cochabamba potrebbe essere ulteriormente spiazzante perché le sue iniziative culmineranno il 22 aprile per celebrare l'Earth Day, una ricorrenza fino ad ora tipicamente anglosassone e importante soprattutto negli Usa. La Madre Tierra di Morales diventa anche un po' yankee e cerca alleati in occidente.
Il ministro degli esteri boliviano, David Choquehuanca, ha spiegato che per la Conferencia Mundial de los Pueblos sobre el Cambio Climático «Abbiamo proposto di sviluppare 17 temi, tra questi ci sono le vere cause strutturali, come avere armonia con la natura per vivere bene, i diritti  della Madre Tierra, l'istituzione di un tribunale della giustizia climatica e il referendum mondiale sul cambiamento climatico. Discuteremo le domande del referendum mondiale sul cambiamento climatico. A Cochabamba rivedremo anche il "debito storico" di quegli Stati che hanno promosso un loro sviluppo industriale irrazionale, in maniera irresponsabile, e le cui conseguenze le hanno sofferte i Paesi poveri. Noi non potremo recuperare nemmeno il 10% dei nostri ghiacciai anche se i Paesi sviluppati ridurranno le emissioni del 100%».

Secondo Choquehuanca a Cochabamba ci saranno almeno 10.000 rappresentanti di Ong e associazioni ambientaliste provenienti dai 6 continenti: «In questo momento ci sono più di 2.000 persone, scienziati, ricercatori che stanno dibattendo via Internet. In questo momento stanno già lavorando s questi temi nel mondo».

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