[17/03/2010] News

Ban Ki-moon: ĞLa firma dell'accordo di Copenhagen passo in avanti decisivoğ. Ma Obama convoca il Mef

LIVORNO. Secondo il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, il fatto che i Paesi responsabili di oltre i quattro quinti delle emissioni globali di gas serra abbiano appoggiato l'accordo di Copenhagen sui cambiamenti climatici « E' un passo avanti importante verso Cancun », la Cop 16 della Framework convention on climate change dell'Onu (Unfcc) che si terrà a novembre in Messico. «Sono lieto di farvi notare che 110 paesi, che rappresentano oltre l'80% delle emissioni globali, hanno espresso sostegno per l'accordo di Copenaghen», ha detto ai giornalisti convocati nella sede dell'Onu.

Ban a convocato la conferenza stampa una settimana dopo l'annuncio dell'avvio di una revisione globale ed indipendente del IV rapporto del'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), messo in discussione per gli sbagli sui temi di scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya e per altri errori ed ha detto: «Sono incoraggiato dalla risposta venuta da governi, istituzioni scientifiche ed attivisti ambientali per l'avvio della revisione indipendente del Ipcc».

Ban ha ribadito che quelli organizzati nel quadro dei climate change talks dell'Unfccc saranno i negoziati di punta a livello internazionale in vista del vertice di Cancun, a cominciare da quelli del prossimo mese a Bonn. «Le Nazioni Unite continueranno a lavorare in stretto contatto ed a coordinarsi con gli Stati membri - ha detto Ban Ki-moon - In vista della conferenza di Cancun, stiamo lavorando a stretto contatto con il governo messicano ed siamo impegnati in riunioni di piccoli gruppi come parte del "confidence-building process"».

Secondo il segretario generale dell'Onu potrebbero essere necessari almeno due o tre meeting dei working group dell'Unfccc prima della Conferenza di Cancun. Rispondendo ad una domanda sulla possibilità di un processo di negoziazione parallelo a quello dell'Unfccc realizzato attraverso colloqui separati tra le grandi economie e quelle emergenti, Ban ha detto che questo piano «non è desiderabile. Dato il gran numero di Stati membri, a volte è necessario dividersi in piccoli gruppi per creare il consenso. Ma il processo negoziale ufficiale dovrebbe avvenire lungo le direttrici dell'Unfccc poiché questo è quel che stato concordato tra i Paesi e le Nazioni Unite».

Probabilmente Ban Ki-moon non sapeva ancora (o forse lo sapeva molto bene) che il presidente Usa Barack Obama ha intenzione di convocare ad aprile un nuovo summit del Major economies forum (Mef), le 17 più grandi economie del pianeta, nel tentativo di trovare un accordo sui tagli delle emissioni di gas serra che possa servigli anche a sbloccare la legge sul clima al senato Usa. E' probabile che l'incontro del Mef si terrà a Londra, anche se prima si parlava di organizzarlo in un Paese asiatico, pesano evidentemente le tensioni tra Usa e Cina degli ultimi tempi e l'atteggiamento non proprio collaborativo dell'India.

Il meeting del Mef dovrebbe tenersi dopo i Climate change talks di Bonn di aprile, nei quali si discuteranno soprattutto questioni procedurali ma che riflettono il baratro che continua a separare i Paesi sviluppati del resto del mondo. Gli Usa hanno chiarito da tempo che non firmeranno nessun accordo internazionale sul clima se prima non avranno approvato la loro legge nazionale sulle emissioni, quindi la Cop 17 dell'Unfccc in Sudafrica appare sempre di più come il vero traguardo del nuovo giro di colloqui internazionali.

Oggi The Times of India, nel dare la notizia della convocazione del Mef, scrive: «Mentre l'accordo di Copenaghen ha raggiunto, anche se a malincuore, una parvenza di consenso, le differenze tra gli Stati Uniti e i Paesi in via di sviluppo si sono ampliate a partire dall'inizio del 2010. Gli Stati Uniti hanno proposto nella loro ultima adesione alla UN Framework Convention on Climate Change che, pur di non far andare avanti i colloqui formali sarebbero pronti a rendere operativi i sei elementi chiave dell'Accordo di Copenaghen entro la fine dell'anno. Al contrario, l'India e la Cina hanno chiesto che l'accordo di Copenaghen sia semplicemente un documento di riferimento e che si debbano fare dei progressi per risolvere le differenze, rimanendo impegnati nei negoziati delle Nazioni Unite e con il testo dell'Accordo che, nella migliore delle ipotesi, resta sullo sfondo».

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