[15/03/2010] News

La strage di cani maoista nell'insurrezione dimenticata per le risorse dell'India

LIVORNO. Secondo quanto scrive l'agenzia Ians, nelle zone forestali degli Stati indiani del Jharkhand e del Bengala Occidentale, sarebbero state trovate diverse carcasse di cani, gli animalisti indiani accusano di questo sterminio i maoisti naxaliti che ucciderebbero i cani per impedire loro di abbaiare e di allertare così le forze di sicurezza e le milizie anti-maoite dei villaggi.

Nei giorni scorsi il Communist Party of India-Maoist (Cpi-maoista) aveva ordinato ai suoi guerriglieri di uccidere tutti i cani che si trovano nelle aree di frontiera tra il Jharkhand e Bengala Occidentale. Il diktat della dirigenza naxalita è arrivato dopo è stato rilasciato dopo quella che è stata battezzata "Green Hunt", una (nuova) vasta offensiva lanciata il 9 marzo dai due stati indiani contro le milizie maoiste che a metà febbraio avevano ucciso più di 20 agenti nel West Bengala.

Infatti, questa offensive inter-statatale, che è in corso anche nell'altro Stato dell'Orissa, ha costretto i naxaliti ad avvicinarsi ai villaggi ai bordi della giungle, dove si sono trovati di fronte ai cani delle forze di sicurezza rurali che abbaiando rivelavano la loro presenza. Shankar Hembrom, presidente della Nagrik Suraksha Samiti (società di protezione dei cittadini) una delle milizie locali che combattono i ribelli naxaliti, ha detto ai giornalisti che seguono l'offensiva militare a Jamshedpur: «Abbiamo informazioni che i ribelli maoisti hanno iniziato ad uccidere i cani nelle aree di confine del Jharkhand e del West Bengal. Diversi cani morti sono stati trovati in alcune zone della jungla».

La strage di cani avviata dai miliziani del Cpi-maoista sta sollevando numerose proteste, a cominciare da quella della People for the Ethical Treatment of Animals (Peta) dell'India che ha addirittura scritto una lettera aperta ai ribelli naxaliti chiedendo loro di non uccidere i cani. «Ci appelliamo ai maoisti perché risparmino i cani - ha detto Ravi Prakash, di Peta India - Uccidere I cani non porterà nulla ai maoisti».

Ma lo sterminio dei cani è solo l'ultimo episodio di questa "misteriosa" e dimenticata guerra civile che sta insanguinando da decenni molti Stati dell'India. L'operazione "Green Hunt" ha provocato l'esodo di molte persone dalle loro povere abitazioni nell'area di Belpahari, nel distretto di Midnapore del Bengala Occidentale: le forze dell'ordine indiane ed i miliziani si sono trovati di fronte a 35 villaggi deserti, la gente era scappata nella foresta temendo rappresaglie nel corso dell'operazione anti-maoista.

Surajit Kar Purakayastha, ispettore generale di polizia (Law and Order) del West Bengal ha detto all'agenzia Ani che «La prima fase delle operazioni si è conclusa con successo e la distruzione dei campi dei ribelli per garantire più fiducia da parte degli abitanti dei villaggi». In effetti la "Gren Hunt" sembra che abbia conquistato i due più grandi campi di addestramento naxaliti dell'area.

Il 12 marzo a difendere l'uso della forza contro i maoisti è intervenuto direttamente il ministro degli interni dell'Unione indiana, P Chidambaram: «E' un diritto legittimo del governo recuperare i territori dei quali hanno perso il controllo i naxaliti. Il governo centrale sarà in grado di sbarazzarsi della minaccia maoista nel corso dei prossimi quattro anni. Sono fiducioso che prima del termine del secondo mandato dell'Upa (United Progressive Alliance, la colazione di governo di centro-sinistra dominata dal Partito del Congresso , ndr), saremo in grado di sbarazzarsi della minaccia maoista. Nelle aree ripulite dagli elementi maoisti, poi il lavoro per lo sviluppo proseguirà rapidamente».

C'è da dire che il governo di New Delhi promette da anni di farla finita con i naxaliti senza mai esserci riuscito e che proprio la mancanza di sviluppo e la povertà estrema dell'India rurale sono l'acqua nella quale nuota la guerriglia del Cpi-maoista, che è una vera e propria spina nel fianco anche per gli altri due partiti comunisti indiani legali che governano alcuni Stati (compreso il Bengala Occidentale) e che sono all'opposizione del governo di New Delhi. Chidambaram ha comunque ammesso che la guerriglia maoista interna e il terrorismo jihadista musulmano (che gli indiani accusano il Pakistan di finanziare ed armare), sono le due sfide principali per la sicurezza dell'Unione indiana.

I naxaliti, che prendono il nome dal villaggio di Naxalbari dove nel 1967 scoppiò una rivolta di contadini contro i latifondisti, ma il Cpi (Maoista) è nato solo nel 2004 dalla fusione del Comunist Party of India (Marxist-Leninist) People's War e del Maoist Communist Centre of India. Oggi i naxaliti hanno più di 22.000 combattenti in almeno 200 distretti (su 630) e in 22 dei 29 Stati del Paese. Nonostante i loro metodi spesso brutali e le migliaia di persone che hanno ucciso, sono considerati da molti come una forza che lotta disperatamente a favore dei più poveri tra i poveri e contro la brutalità delle autorità al servizio delle multinazionali e delle grandi imprese indiane. Una tesi che Chidambaram respinge con forza: «Loro cercano di rovesciare lo Stato indiano attraverso la ribellione armata e la loro rivoluzione mira solo al controllo del territorio. Perché i maoisti non fanno una semplice dichiarazione, cioè che abiurano la violenza?».

Qualcosa però non sembra andare nel verso giusto, visto che lo stesso governo di New Delhi si è offerto di aprire una trattativa con i maoisti. All'inizio del mese il leader naxalita Muppala Koteshwar Had Rao (conosciuto con il nome di battaglia di Kishanji) aveva detto che maoisti erano disposti a sospendere ogni azione violenta se il governo centrale avesse accettato la mediazione di alcuni intellettuali, facendo espressamente i nomi delle scrittrice e saggista Arundhati Roy (molto critica con il governo dell'Upa), dell'ex alto funzionario BD Sharma e del cantante e poeta Kabir Suman, entrambi militanti del Trinamool Congress, un partito del West Bengal di ispirazione socialista. Ma il compagno Kishanji ha aggiunto al ramoscello d'ulivo una minaccia: «I maoisti saranno al governo del Paese entro i prossimi 15 anni - ha detto al Times of india - La nostra offerta la pace non è un segno di debolezza. Non siamo disposti ad aspettare fino al 2050 per rovesciare il sistema amministrativo indiano. Saremo in grado di prendere il potere entro il 2025».

Arundhati Roy ha rifiutato: «Credo che l'offerta dei maoisti debba essere presa sul serio ed entrambe le parti dovrebbero accordarsi per un cessate il fuoco. Per quanto riguarda il suggerimento di Kishanji che io sia uno dei mediatori, vorrei dire che la mediazione richiede una serie molto speciale di competenze, che semplicemente non ho. Sarei un mediatore terribile».

Suman, che simpatizza con la causa dei tribali e si oppone all'operazione Green Hunt, ha invece colto al volo la proposta dei naxaliti: "Sono onorato che abbiano riposto fiducia in me. La prima cosa che farò lunedi e quella di faxare un messaggio al ministro degli interni dell'Unione, dicendo che anche se io sono un normale militante di partito, posso essere scelto dal governo centrale per far visita ai maoisti ed avviare il processo. Invierò una copia al primo ministro e al capo del mio partito Mamata Banerjee (ministro delle ferrovie del governo indiano, ndr) per chiederle il permesso. Dal giorno che il governo centrale ha annunciato che era pronto per i colloqui, mi sono preparato ad essere inviato come emissario. Ho aspettato, ma il governo non mi ha ancora contattato».

Sharma, che ha lavorato a lungo con i popoli tribali nello Jharkhand e nel Chhattisgarh ha spiegato a The Times of India: "Se i maoisti si fidano di me, io sono pronto a lavorare come mediatore. Posso avvicinare i leader del Congresso, tra cui la presidente Sonia Gandhi, per cercare di risolvere il problema». Sharma è convinto che i maoisti abbiano ragione quando dicono che le popolazioni tribali, che vivono in una delle aree più ricche di risorse naturali del globo, non debbano essere rapinate dei loro beni: «Sono tra coloro che sono più svantaggiati. Delle persone che vengono da fuori si stanno prendendo tutte le ricchezze della loro terra e il governo non si è mai preso la briga di fermare questo saccheggio. Spargimento di sangue ed armi non sono una soluzione. Ciò che serve è un dialogo globale.

Oltre al Trinamool Congress, anche un altro partito regionale "progressista" che fa parte del governo indiano dell'Upa, il Jharkhand Mukti Morcha, spinge perché sia avviato il processo di pace con i naxaliti.

 

Torna all'archivio