[11/03/2010] News

Blitz di Greenpeace sul traffico (di sola andata) di scorie nucleari dalla Francia alla Russia

LIVORNO. Verso le 2 di stanotte Greenpeace ha fatto il suo terzo blitz dall'inizio dell'anno per intercettare un convoglio di scorie nucleari e impedirne la spedizione in Russia. Una decina di militanti dell'organizzazione ambientalista ha bloccato un treno carico di scorie nucleari alla stazione di Valenton (Val de Marne), a sud-est di Parigi, aggrappandosi ai vagoni del convoglio e impedendo così che proseguisse il suo viaggio.

I containers di scorie sono destinati ad essere imbarcati sulla Kapitan Kuroptev per giungere poi a San Pietroburgo. Il cargo russo era inizialmente atteso a Le Havre o a Cherbourg, ma poi è stato dirottato dalle autorità francesi verso il porto de Montoir-de-Bretagne (Loire Atlantique) proprio per evitare blitz di Greenpeace. E' servito a poco, visto che la nave ammiraglia di Grreenpeace, l'Esperanza, era arrivata il 3 marzo in Francia proprio per denunciare il traffico di scorie nucleari con la Russia e si è immediatamente diretta anche lei verso Montoir-de-Bretagne.

Fin dall'inizio degli anni '70 Edf ed Areva esportano scorie nucleari in Russia. I convogli ferroviari attraversano tutta la Francia per raggiungere i porti di Cherbourg o Le Havre, dove le scorie vengono caricate su cargo e avviate in Russia attraverso la Manica, il Mare del Nord e il Mar Baltico. «Questo circuito è molto regolare - spiega Greenppeace - Sono circa 600 tonnellate di rifiuti nucleari francesi che vengono esportati ogni 15 giorni da anni».

Già nel 2005 e, più recentemente alla fine del 2009, Greenpeace ha fortemente ostacolato la partenza delle navi russe. Nel 2010 i blitz avevano già colpito i convogli ferroviari a Cherburg ed alla centrale nucleare di Tricastin, per impedire ai treni carichi di scorie di raggiungere i cargo russi.
Secondo un comunicato emesso da Greenpeace France dopo il blitz «Siccome i convogli non sarebbero autorizzati se i materiali esportati fossero qualificati come rifiuti, Areva ed Edf giocano con le parole e pretendono che questi materiali spediti in Russia non siano dei rifiuti perché... potrebbe essere che un giorno divengano riutilizzabili!».
Ma per Greenpeace non ci sono dubbi: si tratta di rifiuti, come prova porta un rapporto del Secrétariat général Service de défense de sécurité intitolato "Stima delle importazioni ed esportazioni dei materiali nucleari a partire dai dati emanati dal Controle nationale relativi alla protezione di questi materiali contro tutti gli atti di malevolenza" che «Dimostra che dal 2006, 33.000 tonnellate di uranio sono state esportate verso la Russia, mentre solo 3.090 tonnellate di uranio fanno il cammino inverso... Areva et Edf inviano quindi in Russia dei rifiuti dei quali non se ne fanno nulla se non dimenticarsene!».

In Francia, dopo la diffusione nell'ottobre 2009 su Arte del documentario di Laure Noualhat e Eric Guéret Déchets, le cauchemar du nucléaire, in molti si sono resi conto che lo scandalo dell'esportazione delle scorie nucleari francesi in Russia non era una fantasia di Greenpeace e degli altri ambientalisti, ma una cosa reale e molto misteriosa e pericolosa, sia per la Francia che per la Russia, dove i bidoni carichi di scorie sono ammassati all'aria aperta e senza bessuna vera protezione.
Di fronte alla denuncia e dalle preoccupazioni dell'opinione pubblica si sono mossi anche il ministro dell'ecologia e dell'energia Jean-Louis Borloo e l'Office parlementaire des choix technologiques, che hanno chiesto all'Haut comité sur la transparence et l'information sur la sécurité nucléaire (Hctisn) di fare luce su questo traffico del quale lo stesso ministro ha ammesso di sapere poco.
Yannick Rousselet, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace France ha spiegato durante il blitz notturno: «Siamo più che mai mobilitati per ottenere una moratoria su qaueste esportazioni di rifiuti nucleari. Nicolas Sarkozy viene da due giorni passati a cercare di vendere il nucleare francese a tutto il mondo. Questo convoglio di scorie, che blocchiamo non lontano da Parigi, è un simbolo forte dei numerosi problemi che pone questa industria, soprattutto per la sua mancanza totale di trasparenza e per la sua incapacità di gestire i rifiuti inquinanti per migliaia di anni».

Torna all'archivio