[10/03/2010] News

Cambiamenti climatici: l'Ue mantiene i suoi impegni e rilancia per il post-Copenhagen

BRUXELLES. Oggi la Commissione europea ha definito una strategia «per mantenere l 'impulso delle iniziative globali volte ad affrontare i cambiamenti climatici».

Secondo la comunicazione, l'Ue deve iniziare «a mettere in atto in tempi brevi il testo approvato lo scorso dicembre a Copenaghen e soprattutto l'assistenza finanziaria "rapida" ai Paesi in via di sviluppo. Parallelamente l'Ue dovrebbe continuare a insistere per concludere un accordo valido e giuridicamente vincolante che coinvolga tutti i paesi in una vera azione per il clima. Per fare ciò sarà necessario inserire il testo di Copenaghen nei negoziati delle Nazioni Unite e affrontare i punti deboli del protocollo di Kyoto».

Il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, ha detto che intende «chiedere al prossimo Consiglio europeo di sostenere la strategia, anche sulla base di ulteriori consultazioni che la commissaria Hedegaard avvierà, su mia richiesta, con i principali partner internazionali».

Il documento approvato propone una "road map" per il processo negoziale che riprenderà ad aprile: «Le linee politiche contenute nel testo approvato a Copenaghen (il cosiddetto "Copenhagen accord"), che non sono state formalmente adottate come decisione Onu, dovranno essere integrate nei testi oggetto di negoziato in ambito Onu che conterranno la base del futuro accordo globale sul clima - spiega un comunicato della Commissione - L'Ue è pronta a sottoscrivere un patto giuridicamente vincolante a livello mondiale nel corso della conferenza Onu sul clima di Cancún, in Messico, alla fine di quest'anno. La Commissione è tuttavia consapevole che le divergenze di vedute tra i paesi potrebbero ritardare l'adozione di un accordo al 2011, per questo dovremo adottare un approccio graduale».

Secondo la Commissione Ue comunque il testo approvato a Copenhagen è un passo in avanti verso gli obiettivi dell'Europa per «arrivare ad un accordo sul clima di portata mondiale e giuridicamente vincolante che entri in vigore nel 2013, cioè al termine del primo periodo di impegno previsto dal protocollo di Kyoto. Il testo accoglie l'obiettivo principale sostenuto dall'Ue, ossia il mantenimento del surriscaldamento globale al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, per evitare le ripercussioni peggiori dei cambiamenti climatici. Finora i paesi industrializzati e in via di sviluppo che producono oltre l'80% delle emissioni di gas serra a livello planetario hanno inserito i rispettivi obiettivi di emissione o azioni in materia nel testo di Copenaghen. Questo dato significa che la maggior parte dei paesi intende intensificare la lotta contro i cambiamenti climatici».

L'Ue però chiede che i negoziati internazionali garantiscano che «il futuro accordo globale sul clima abbia un 'elevata integrità ambientale e serva realmente a mantenere il riscaldamento al di sotto dei 2 °C. Il protocollo di Kyoto rimane l'elemento attorno al quale ruota il processo Onu, ma è necessario affrontarne i problemi, in particolare il numero limitato di paesi cui è destinato e i punti deboli più seri, che riguardano le norme per la contabilizzazione delle emissioni prodotte dalla silvicoltura e il trattamento dei diritti di emissione nazionali in eccesso riportati dal periodo 2008‑2012. Se tali punti deboli permanessero si rischierebbe di annullare del tutto gli attuali impegni dei paesi industrializzati ad abbattere le emissioni».

La Commissione ritorna su un punto dolente: la più volte affermata (ma mai davvero fatta valere nei summit climatici) leadership dell'Ue, che invece dovrebbe essere confermata «adottando azioni concrete nell'ambito della sua strategia Europa 2020 presentata il 3 marzo per trasformarsi nella regione mondiale più compatibile con il clima. L'Ue si è impegnata a ridurre le emissioni del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 e ad arrivare al 30% se altre economie importanti accetteranno di partecipare equamente allo sforzo globale di abbattimento. In vista del Consiglio europeo di giugno la Commissione preparerà un'analisi delle strategie pratiche che potrebbero essere necessarie per ottenere una riduzione delle emissioni del 30%; successivamente la Commissione provvederà a delineare un percorso di transizione che porti l'UE a diventare un'economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050».

L'altra questione scottante sul tappeto è quella dei finanziamenti e la Commissione sostiene che l'Ue «dovrebbe concretizzare in tempi rapidi l'impegno a stanziare 2,4 miliardi di euro nell'ambito dell'assistenza finanziaria "rapida" annua ai paesi in via di sviluppo nel periodo 2010-2012».

Secondo la comunicazione «L'Ue dovrebbe impegnarsi per portare avanti lo sviluppo del mercato internazionale del carbonio, elemento fondamentale per dare impulso agli investimenti a basse emissioni di carbonio e ridurre le emissioni planetarie in maniera economicamente efficace».

Meno ottimista la neo-commissaria europea per il clima, l'ex ministro dell'ambiente danese Connie Hedegaard, ha sottolineato che «i cambiamenti climatici potranno essere contenuti solo con l'intervento di tutti i principali emettitori. Naturalmente, nessuno più di me si augura di poter giungere a risultati conclusivi in Messico; tuttavia, i segnali che giungono da varie capitali dei principali emettitori non rendono questo obiettivo molto probabile. L'esempio più convincente di leadership che ora l'Europa può dare è l'adozione di interventi concreti e decisi per trasformare l'UE nella regione più compatibile con il clima al mondo; ciò ci permetterà anche di rafforzare la sicurezza energetica, di stimolare una crescita economica più ecocompatibile e di creare nuova occupazione».

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