[10/03/2010] News

Vertenza Vinylis: l'eventuale cessione è un'occassione per l'ambientalizzazione dei siti?

GROSSETO. Il tredicesimo giorno dell'occupazione dell'isola dell'Asinara - diventata ormai l'isola dei cassintegrati - da parte dei lavoratori della Vinyls di Porto Torres potrebbe portare qualche buona notizia.
Non si tratta dell'emendamento votato ieri in commissione lavoro alla Camera, che prolunga di sei mesi la cassa integrazione, per altro già bocciato dal ministro del welfare Maurizio Sacconi, ma del fatto che già da oggi i commissari nominati dal tribunale di Venezia potrebbero pubblicare il bando di interesse internazionale per la cessione degli impianti della Vinyls.

Un passaggio fondamentale, oltreché obbligatorio per legge, che permetterà alle aziende interessate a rilevare gli impianti Vinyls di Porto Torres, Marghera e Ravenna, di presentare le loro offerte.
Ad essere interessati - non solo agli impianti in cui si completa il ciclo della lavorazione del cloro e dei suoi derivati ma all'intero ciclo e alle aziende che lo compongono - sarebbero gli arabi della Ramco, un'azienda del Quatar, che ha in agenda per l'inizio della prossima settimana un incontro con Eni.

Gli imprenditori del Qatar, infatti, non intendono acquisire solo Vinyls, che è un impianto a valle del sistema, ma puntano a rilevare dall'Eni anche le produzioni a monte, in sostanza tutta la catena del cloro per proseguire a ciclo completo le attività di Cvm e Pvc. Per arrivare a definire l'operazione, la Ramco ha dato anche la disponibilità ad affittare provvisoriamente il ramo d'azienda pur di sbloccare in tempi rapidi la vicenda e riavviare la produzione.
Una condizione prevista dal bando di interesse internazionale, che dà la possibilità agli acquirenti interessati di gestire provvisoriamente gli impianti anche prima della cessione definitiva.

Il prossimo incontro fra la Ramco e l'Eni è fissato per l'inizio della settimana prossima, e si basa su un accordo di massima raggiunto lo scorso 22 febbraio in una riunione al ministero dello Sviluppo economico, quando era stata affrontata la cessione degli asset e la fornitura di materie prime. Nella bozza di accordo la Ramco aveva espresso l'obiettivo di risalire dall'attuale 28 al 40% di quota di mercato del Pvc in Italia e l' interesse all'acquisizione, oltre agli impianti Vinyls, anche quelli di proprietà dell'Eni di Assemini e di Mantova, e le saline di Cirò Marina, in Calabria.

Una bozza di piano industriale che porterebbe in mano agli imprenditori arabi la chiusura del ciclo dei cloroderivati, lo stesso progetto ipotizzato a suo tempo dalla Ineos e contenuto nell'accordo di programma sottoscritto nel 2003 che poi è invece miseramente fallito. Del progetto della Ramco, trarrebbe vantaggio anche Polimeri Europa, che negli impianti di Porto Torres produce oltre all'etilene anche fenolo e cumene, impianti ormai fermi da mesi e dei quali i lavoratori chiedono il riavvio dopo la ripresa dei mercati.
Nell'incontro del 22 febbraio scorso l'Eni ha anche confermato l'impegno assunto, nel novembre 2009, con i commissari di Vinyls per la fornitura di servizi e materie prime, ovvero etilene e dicloretano, ad un prezzo concordato, inferiore cioè agli attuali prezzi di mercato.

«Siamo determinati a mantenere la chimica di base in Italia - aveva commentato il ministro Claudio Scajola in quell'occasione- e stiamo facendo ogni sforzo per garantire a Vinyls un futuro di sviluppo produttivo e occupazionale. L'incontro di oggi è un passo importante in questa direzione».
Un settore, quello della chimica che il ministro dello Sviluppo ha sempre definito strategico, anche se non è poi andato oltre alle affermazioni di principio, se non altro per spingere l'Eni ad assumersi le proprie responsabilità.

Un giorno di speranza quindi questo sull'isola dei cassintegrati e per tutti gli altri lavoratori della filiera cloro-soda perché intanto apre qualche spiraglio alla possibilità che la locomotiva (almeno per questo comparto della chimica) venga rimessa sui binari e possa riprendere il suo cammino.

Quale sarà il percorso successivo è da valutare: se si coglierà l'occasione per ambientalizzare i siti, come previsto da vecchi accordi mai resi operativi, e se soprattutto si saprà cogliere questa vicenda come una lezione da tenere in mente per fare scelte di politica industriale più lungimiranti di quanto non sia stato fatto per la chimica di questo paese.

L'auspicio è anche quello che non si debba rincorrere forme di protesta spettacolari per avere l'attenzione sugli effetti che la crisi economica (quella che secondo molti esponenti del governo è ormai alle porte) sta ancora producendo e che si colga l'opportunità di piegare questa crisi verso una riconversione dell'economia che sia più sostenibile da un punto di vista ambientale e sociale e che sappia guardare al futuro e non solo all'indomani mattina.

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