[08/03/2010] News

Quel giacimento nascosto sotto 8 miliardi di sprechi energetici

GROSSETO. La Finanziaria 2010 ha eliminato le detrazioni Irpef del 55% per chi ristruttura un edificio migliorandone l'efficienza energetica. Si prevedono infatti sgravi fiscali (iva al 10% e proroga della detrazione del 36% Irpef, fino al 2012) per le ristrutturazioni in generale ma non finalizzate a lavori per eliminare gli sprechi di energia. Eppure il costo annuo dello spreco energetico nel settore residenziale ammonta a oltre 8 mld di euro, secondo il VI rapporto annuale su ''Strategie e scelte quotidiane per la sicurezza energetica'', realizzato dal Consiglio nazionale dei periti industriali (Cnpi) in collaborazione con il Censis.

Una «tassa da nessuno voluta, ma da tutti pagata - spiega presidente del Cnpi, Giuseppe Jogna, che potrebbe essere drasticamente ridotta se finalmente si adottassero procedure accurate per la progettazione delle opere, per i collaudi e per la diagnosi e la certificazione energetica degli edifici».

Tra l'altro interventi per ridurre gli sprechi negli uffici e nel residenziale, potrebbero determinare una rivalutazione economica degli stessi immobili. Il Censis, sulla base di dati forniti dai periti industriali, stima che un immobile di 100 mq, che all'acquisto presenti un impianto energetico tradizionale, quindi ricadente nella classificazione tradizionale E/D, adottando un impianto di classe B/A, aumenterebbe il suo valore di un buon 20%. Un valore che potrebbe raggiungere un aumento sino al 50% se poi venissero effettuati in tale immobile interventi estesi e radicali di risparmio energetico, fino a prefigurare un consumo energetico nullo.

Se quindi gli 8 miliardi di sprechi venissero investiti per eliminarli, vi sarebbe non solo un risparmio significativo sulla bolletta energetica del Paese ma ricadute economiche, sociali e occupazionali rilevanti. I dati sono in questo caso dell'Enea che ha ipotizzato un intervento sul patrimonio edilizio costituito da uffici direzionali e scuole per migliorare solo del 35% l'efficienza energetico del parco censito.

A fronte di un investimento di 8 miliardi di euro è stato infatti stimato un risparmio annuo di circa 450 milioni ed è stato calcolato un aumento dell'occupazione di 150.000 nuovi posti di lavoro nella sola fase di cantiere e un impatto complessivo sull'economia di circa 28 miliardi di euro. Pertanto secondo Cnpi è importante nel breve periodo intervenire sul risparmio energetico realizzato attraverso l'attribuzione di maggiore efficienza agli impianti esistenti.

Il risparmio energetico è quindi una fonte importante su cui porre attenzione e che dovrà raggiungere una riduzione del 20% entro il 2020 per rispettare gli obiettivi che l'Unione europea si è data. Tra l'altro, secondo valutazioni fatte dall'Enea, fra le varie opzioni per la riduzione della CO2, gli interventi di efficienza energetica sono quelli che offrono il maggior potenziale e sono gli unici a non avere costi sociali netti per tonnellata di CO2 ridotta, in quanto nella maggior parte dei casi presentano un vantaggio economico netto per la collettività. Interventi che certo non dovranno riguardare solo rendere più efficienti gli edifici ma politiche complessive sul risparmio energetico.

Già la sostituzione di tutti i sistemi di illuminazione non efficienti con quelli ad alto risparmio energetico è - secondo un rapporto redatto dalla società di consulenza Mc Kinsey - la soluzione con il miglior rapporto costi-benefici dopo l'isolamento degli edifici. E quindi il divieto di importazione, distribuzione e vendita delle lampadine a incandescenza, prevista a partire dal 2011 introdotta già con la legge finanziaria 2007 e rinforzata dalla decisione della Commissione europea, che stabilisce una precisa tempistica per la graduale sostituzione delle vecchie lampadine inefficienti fino alla loro totale messa al bando prevista per il 2012, potrà rappresentare un incentivo alla sostituzione con lampade a maggiore efficienza energetica.

Ma sono tutte iniziative slegate tra di loro, interventi puntuali o parziali che non godono di continuità (basta vedere gli incentivi per l'efficienza in edilizia, per gli elettrodomestici etc) e che non rivestono né carattere di priorità nè di integrazione tra di loro.

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