[05/03/2010] News

La nuova rivoluzione cinese: verde, tecnologica e sociale, con meno speculazione e corruzione

LIVORNO. La Cina costruirà un "sistema industriale" e un "modello di consumo" a basse emissioni di carbonio. E' quanto si legge in un rapporto di lavoro del governo di Pechino presentato oggi dal premier cinese Wen Jiabao alla sessione annuale dell'Assemblea nazionale del Popolo, il parlamento della Cina.

«La Cina si impegnerà a sviluppare tecnologie a basso contenuto di carbonio, nonché le risorse energetiche nuove e rinnovabili per rispondere attivamente ai cambiamenti climatici», si legge nel rapporto, distribuito a tutti i media cinesi già prima dell'apertura della sessione plenaria dell'Apn, che presenta anche i Piani per incrementare i pozzi di carbonio forestali cinesi ed ampliare l'estensione delle foreste di almeno 5,92 milioni di ettari nel 2010.

Quest'anno il regime comunista prevede per la Cina una crescita dell'8%, anche se la situazione per lo sviluppo del Paese potrebbe essere migliore di quella del 2009.

Uno degli strumenti scelti proposti dal premier cinese per accelerare lo sviluppo della Cina è un ambizioso Piano di innovazione scientifica e tecnologica, «Nel settore Internet e delle automobili ad energie rinnovabili, per esempio. La crisi finanziaria sta facendo nascere una nuova rivoluzione industriale e tecnologica. Bisognerà cogliere le opportunità, identificare le priorità e tenerci pronti ad apportare il nostro contributo». La Cina dovrà anche «Favorire uno sviluppo sostanziale della produzione di automobili ad energie rinnovabili, e l'integrazione delle reti di telecomunicazione, di Internet e della televisione via cavo. Il Paese deve sforzarsi di sviluppare nuove fonti di energia, nuovi materiali, tecniche di riduzione dei consumi energetici e di protezione dell'ambiente, la biologia, la medicina, la farmacologia, l'informatica e l'industria manifatturiera di alto livello».

Il cambiamento di modello in un Paese ancora in gran parte agricolo e arretrato non potrà che toccare anche le campagne, ma Wen ha assicurato che «La Cina manterrà uno sviluppo stabile dell'agricoltura ed un aumento sostenibile dei redditi degli agricoltori».

Nel 2010 i contadini cinesi dovrebbero ricevere dallo Stato 818,3 miliardi di yuan (119,8 miliardi di dollari) a sostegno della produzione agricola, per lo sviluppo delle regioni rurali e perle famiglie, 93 miliardi di yuan in più del 2009. Il premier cinese ha affermato che «Il governo darà la priorità ai problemi relativi all'agricoltura, alle zone ruralied agli agricoltori», anche attraverso aumenti del prezzo base di riso e grano per incoraggiare la produzione. Il reddito medio procapite nelle zone rurali nel 2009 è stato di 5.135 2009, con un aumento dell'8,5 % sul 2008, molto meno di quanto si guadagna in media in città: 17.175 yuan per abitante.

Per questo la Cina prevede di «Promuovere l'urbanizzazione attraverso lo sviluppo economico e lo spoostamento della popolazione rurale nelle piccolo città - ha detto Wen Jiabao- I lavoratori migranti saranno incoraggiati ad intraprendere gli affari nella loro regione natale. Lavoreremo per permettere ai migranti rurali che rispondono alle condizioni richieste di diventare progressivamente integralmente dei cittadini, assicurando nello stesso tempo condizioni di vita più decenti a coloro che restano in campagna».

Un progetto di ingegneria sociale che si è già frantumato nei milioni di immigrati interni "illegali" in città che sfuggono alla povertà estrema delle campagne ed impoveriscono la risaia ed il granaio che sfama il miliardo e 300 milioni di cinesi, soprattutto quelli già urbanizzati. Per questo Wen ha annunciato che «Il governo si è data come priorità la costruzione di infrastrutture agricole e la messa in opera di impianti destinati a migliorare il livello di vita della popolazione rurale, così come la gestione dei terreni agricoli e la costruzione di infrastrutture rurali».

Tutta questo "armonioso sviluppo" ha due nemici: il prezzo delle abitazioni e la corruzione dilagante.

Wen ha confermato l'impegno a frenare il rialzo eccessivo dei prezzi delle case ed a soddisfare il bisogno di alloggi che sta diventando una vera e propria emergenza sociale. Il premier ha annunciato lotta alla speculazione edilizia e un finanziamento da 63,2 miliardi di yuan (9,25 miliardi di dollari) per costruire nel 2010 case popolari destinate ai bassi redditi (14,7% in più), la costruzione di 3 milioni di alloggi a prezzi accessibili e il ripristino di 2,8 milioni di appartamenti in cattivo stato.

Ma è lo stesso Partito comunista cinese il vero ostacolo a questa nuova rivoluzione verde, tecnologica e sociale. Lo stesso Wen ha detto che «Alcuni funzionari sono staccati dalla realtà delle masse. Sono estremamente formali e burocratici. Alcune aree sono accessibili alla corruzione ed alcuni funzionari accordano poca considerazione all'esercizio delle loro funzioni in maniera conforme alla legge. Il lavoro del governo è considerevolmente al di sotto delle attese dell'opinione pubblica. La trasformazione delle funzioni governative è incompleta; ci sono troppe interferenze governative nella la micro-economia, e l'amministrazione pubblica e i servizi sono relativamente deboli». Poi Wen ha annunciato una specie di rivoluzione democratica: «Chiedo di fare degli sforzi per creare le condizioni che permettano al popolo di criticare e controllare il governo. Lasciamo che i media giochino pienamente il loro ruolo di controllo. Il governo deve assicurare una vita più felice e con più dignità per il popolo e rendere la società più armoniosa. Devono essere fatti sforzi per trasformare le funzioni di governo, rafforzare la riforma del sistema amministrativo e fare un governo al servizio del pubblico».

Sembra che in Cina, dopo 70 anni di comunismo, ci sia bisogno di una svolta popolare, verde e democratica che in altri Paesi chiameremmo "di sinistra".

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