[04/03/2010] News

Il controverso tema delle agroenergie: se ne parla a Vegetalia

GROSSETO. Il tema dello sviluppo delle agroenergie sarà al centro di un convegno organizzato da Anci, CremonaFiere e Legambiente nell'ambito della manifestazione fieristica Vegetalia in programma a Cremona dal 19 al 21 marzo. Un tema per certi versi controverso per la necessità di tenere in conto da una parte dell'uso del suolo, della fertilità dei terreni e della produzione di cibo e  dall'altra delle opportunità che lo sviluppo delle energie rinnovabili che derivano dal settore agricolo possono rappresentare sia in termini del raggiungimento degli obiettivi europei per il piano delle tre venti, sia come fattore economico ausiliario del comparto agricolo.

Gli obiettivi intermedi fissati dall'Ue per il 2010 - per raggiungere l'obiettivo del 20% di copertura del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili entro il 2020 - vedono tutti i paesi europei ancora in ritardo, fatta eccezione per la Germania. Entro l'anno l'Italia dovrebbe avere una produzione lorda di energia da fonti rinnovabili pari al 22% del totale, mentre ad oggi siamo ancora al 16,5%.

Questi sono gli aspetti che verranno discussi nel convegno in programma il prossimo 19 marzo a Vegetalia, presentato questa mattina a Roma nella sede di Confagricoltura da  Anci, CremonaFiere e Legambiente che ne sono gli organizzatori che invitano i Comuni ad aggiornarsi sulle opportunità offerte dall'energia verde e in particolare, sull'utilizzo del suolo agricolo

«Le agroenergie sono una grande opportunità per l'ambiente e per l'autonomia energetica dei nostri territori - ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - ma sono legate indissolubilmente all'uso del suolo, e quindi alla produzione di cibo, alla fertilità dei terreni e alla qualità delle acque. Per questo il loro sviluppo va pianificato a livello locale con accordi di filiera con le aziende agricole del territorio, altrimenti si rischia di fare danni. Lo sviluppo delle energie rinnovabili sui suoli agricoli italiani è senza dubbio un fatto di estrema importanza; il problema è che questo sviluppo oggi avviene con incentivi destinati al mondo agricolo ma spesso senza alcun rapporto con l'agricoltura e le risorse del territorio». 

Un aspetto, quello del necessario intreccio tra agricoltura e possibilità di sviluppo di energie rinnovabili che è stato sottolineato anche dal presidente di CremonaFiere, Antonio Piva: «L'agricoltura può infatti dare un contributo fondamentale per lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili - ha detto Piva, aggiungendo che -. E' tuttavia necessario che le aziende acquisiscano un profondo know how su questo tema e tengano ben presente che la produzione di energia deve essere un'integrazione del reddito aziendale, e non costituire il core-business di un'impresa agricola. In questo senso Vegetalia AgroEnergie rappresenta uno strumento utile e professionale per capire come entrare in questo settore, a chi conviene, e con quali investimenti e rese».

Dello stesso avviso anche Federico Vecchioni,  presidente di Confagricoltura per il quale «l'agricoltura vuole partecipare attivamente allo sviluppo della green economy, promuovendo un modello di produzione di energia da piccoli-medi impianti di cogenerazione e/o alimentati con fonti rinnovabili, ben integrati nelle reti nazionali di distribuzione di energia. Si tratta di un modello di microgenerazione distribuita che ha già trovato applicazione nelle aziende agricole di Confagricoltura, e che ha ancora ampi margini di sviluppo. Le agroenergie, compresi i biocarburanti, possono dare un rilevante contributo alla tutela dell'ambiente, all'integrazione del reddito agricolo ed alla creazione di sistemi produttivi intersettoriali con industria e artigianato».

Il problema sta quindi nell'integrazione perché l'attuale sistema nazionale di tariffe per le rinnovabili favorisce, infatti, l'occupazione di suolo da parte di imprenditori che agricoli non sono, con una preoccupante lievitazione dei prezzi dei terreni, e col ricorso, nel caso delle agroenergie, a materie prime di paesi lontani, a partire dall'olio di palma, senza alcuna garanzia di sostenibilità dei metodi di coltivazione adottati e con un bilancio energetico, considerati i trasporti, del tutto discutibile. Temi, questi, che interessano gran parte del territorio nazionale e migliaia di imprese agricole e amministrazioni locali, perché l'agricoltura giocherà senza dubbio un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.

 

Del resto lo sviluppo di energie rinnovabili anche nel settore agricolo può rappresentare una opportunità anche per garantire l'autosufficienza energetica soprattutto per i comuni che si trovano in aree marginali oltre ad essere  un volano economico interessante per evitare lo spopolamento di cui questi comuni sono stati  testimoni nel corso degli ultimi anni.

Ad oggi il 74% dei Comuni italiani (circa 6.000) ha installato almeno un impianto per l'energia pulita nel proprio territorio e il 7,3% ha provveduto a realizzare impianti di questo genere  sui propri edifici: scuole, ospedali, biblioteche, sedi amministrative.

E, in particolare  lo sviluppo delle agroenergie ha avuto, nel 2009, una notevole impennata. «Le azioni intraprese da molti comuni italiani negli ultimi anni - dichiara Flavio Morini, delegato Anci all'Ambiente - stanno dando un contributo importante alla corsa nazionale per il raggiungimento degli obiettivi posti dall'Unione Europea in tema di energia da fonti rinnovabili. Le amministrazioni che sanno guardare avanti hanno infatti capito che la produzione di energia pulita, fondamentale per migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini, può avere anche ricadute economiche positive sui territori».

(foto tratta da agricolturaonweb.imagelinenetwork.com)

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