[04/03/2010] News

La Spagna rallenta e barcolla, si scioglie il mito della crescita indefinita (1)

BARCELLONA. Nel 2008 la Spagna si è bruscamente svegliata dall'illusione della crescita economica infinita, sponsorizzata dalla speculazione immobiliare e finanziaria. Dopo una breve età dell'oro, il boom è stato quello delle case invendute (più di un 1.5 mil), le chiusure dellle imprese (piú di 400,000 mila) e le delocalizzazioni delle fabbriche. Parallelamente, il numero dei morosi (oltre 2 mil) ed i disoccupati (oltre 4 mil) è lievitato assieme alle nuove forme di povertà, come i riciclatori ed i senza tetto. Barricati dietro la scusa del "non voler creare allarmismo", nessun politico o analista "ufficiale" si era preoccupato di annunciare la crisi (e preparare un atteraggio "morbido").
Nessuno sapeva? Nessuno voleva sapere?

FREDERICK SODDY ED I TRE LIVELLI DELL'ECONOMIA
Il sistema finanziario facilmente crea debiti (tanto nel settore privato come in quello pubblico) e pretende che l'espansione del credito crei ricchezza vera. Teoricamente, i debiti si pagano con l'inflazione (che diminuisce il valore del denaro) o tramite la crescita economica. Frederick Soddy, premio Nobel per la Chimica e Professore ad Oxford, ha spiegato l'insostenibilitá di questo sistema nel suo libro 'Ricchezza, Ricchezza virtuale e Debito' (1926). La crescita della produzione e del consumo implicano la crescita dell'estrazione e della distruzione finale dei combustibili fossili (e delle risorse in generale). La energia si dissipa, non può essere riciclata. La sola vera ricchezza è quella che si basa sul flusso dell'energia solare. La contabilità economica è falsa perché confonde l'esaurimento delle risorse e l'aumento di entropia con la creazione di ricchezza.

In altre parole, come spiega l'economista catalano Joan Martinez Alier ('L'economia e l'ecologia'): l'economia ha tre livelli. In alto, c'è il livello finanziario che può crescere tramite i prestiti al settore privato (le ipoteche) o allo stato (debito pubblico), a volte senza nessun tipo di garanzia che gli stessi prestiti si possano ripagare come succede con la crisi attuale. Sotto c'è l'economia reale o produttiva. Quando cresce, permette per davvero di pagare una parte o tutto il debito. Quando non cresce a sufficienza, rimangono debiti da pagare. La montagna di debiti era cresciuta nel 2008 molto al di là di quello che si poteva pagare con la crescita del Pil. Né si poteva svalutare l'euro, come sempre si era fatto con la peseta (o con la lira).

La situazione non era finanziarimente sostenibile. Per di piú la crescita del Pil non era ecologicamente sostenibile perché al terzo livello, al di sotto dell'economia reale o produttiva, c'é l'economia real-real degli economisti ecologici, ovvero, dei flussi di energia e materiali di cui la crescita dipende in parte da fattori economici (tipi di mercati, prezzi) e in parte dai limiti fisici. Attualmente, assistiamo a limiti fisici non solo per le risorse (come il picco del petrolio), ma anche per i serbatoi di assorbimento dell'inquinamento (sinks): il cambiamente climatico avviene per la combustione eccessiva di combustibili fossili e per la deforestazione, minacciando la biodiversitá.

LE RADICI DELLA CRISI SPAGNOLA
L'attuale crisi economica non è solamente finanziaria, non dipende unicamente dal fatto che l'offerta abitativa abbia superato la domanda finanziabile in modo sostenibile. Tuttavia é vero che in Spagna, come negli Stati Uniti, sono state vendute abitazioni a gente che non poteva pagare le ipoteche; altri edifici sono sorti con la speranza che a lavori compiuti compiressero d'emblée acquirenti con patrimoni abbastanza solidi da sostenerne i costi. Peraltro il potere d'acquisto dei salari era aumentato di poco, negli ultimi anni, essendosi fatta più diseguale la distribuzione del reddito, mentre si era aumentato il credito ai consumatori.

Facciamo qualche passo indietro. All'inizio della crisi, i risparmi delle famiglie erano ai minimi storici. I banchieri 'pensavano' che la crescita economica potesse continuare indefinitamente mantenendo, o addirittura aumentando, il prezzo delle case ipotecate. Cosi la Spagna, che si erigeva a leader dell'exploit immobiliare mondiale, è finita con l'esserlo anche nel rischio economico, smorzando gli entusiasmi degli investitori esteri. Il debito estero si aggira sui 1,7 miliardi di euro, quasi il 170% del Pil (la metá del debito pubblico e privato spagnolo).

Accortisi dell'ordigno che avevano contribuito a costruire, gli stessi banchieri impacchettarono le ipoteche e le vendettero in fretta e furia ad investitori innocenti o incauti, innescando il meccanismo dei mutui subprime (prestiti ad alto rischio sia per i creditori che per i debitori).

Una piramide crollata per strangolamento finanziario. Nel 2007 la bolla immobiliare è scoppiata e l'industria della costruzione si è fermata in Spagna come altrove. Secondo l'Istituto nazionale di statistica (Ine), il settore della costruzione era passato dal contribuire al Pil per l'11.7% del 1996 al 17.9% del 2007. Nello stesso arco di tempo, lo stesso settore ha occupato dal 9.3% della forza lavoro fino al 13%. Se a ciò aggiungiamo le imposte indirette alla crescita economia e il settore dei servizi correlati al mercato delle abitazioni, il peso reale del settore immobiliare spagnolo nel 2007 si elevava fino al 39.4% del Pil. Come dire, il vero motore del 'decennio aureo' spagnolo.

(continua. 1)

* R&D, Research & Degrowth (www.degrowth.eu) Universitat Autònoma de Barcelona (UAB), Institut de Ciència i Tecnologia Ambientals (ICTA), Ecological Economics and Integrated Assesment Unit

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