[03/03/2010] News

Anche l'ingegneria italiana per tentare di salvare il Mar Morto

FIRENZE. L'ingegneria italiana in prima linea per tentare di salvare il Mar Morto. Thetis, la società con sede a Venezia, realizzerà un importante studio per il programma della Banca Mondiale finalizzato al ripristino ambientale del bacino del Mar Morto, compromesso dalla carenza d'acqua. Il progetto, ad alta valenza ingegneristica ed ambientale, prevede di portare acqua dal Mar Rosso (Golfo di Aqaba/Eilat) al Mar Morto attraverso un tunnel sotterraneo che si snoderà per 180 chilometri nel deserto.

L'idea iniziale del canale di collegamento tra i due mari appartiene a re Hussein di Giordania e ora il progetto, con le sue evoluzioni, pare trasformarsi in realtà. «Siamo impegnati in un importante progetto di rilievo internazionale, che interessa una zona "calda" del medioriente, compresa fra Giordania, Israele e l'Autorità palestinese - ha dichiarato Antonio Paruzzolo, Ad di Thetis - Un programma che non solo ha importanti peculiarità sul versante tecnico ed ingegneristico, ma per il quale si prevedono rilevanti ricadute geopolitiche, sociali ed economiche sull'intera area. Attraverso la nostra esperienza, maturata in circa vent'anni di attività, anche l'Italia potrà mettere in campo il proprio know-how e dare un contributo per la realizzazione di un intervento di urgente priorità» ha concluso Paruzzolo.

Il Mar Morto è un mare estremamente salato che ha visto continuamente nel tempo scendere il suo livello, dato che il fiume Giordano suo principale immissario, è stato canalizzato dagli israeliani, giordani e palestinesi e le sue acque iper sfruttate e contese. Lo stesso fiume citato nella Bibbia avrebbe bisogno di soccorso, ma intanto è apprezzabile il progetto per colmare il deficit idrico del Mar Morto che si prevede in accentuazione entro il 2040.

Gli interventi progettuali previsti però potrebbero causare un impatto ambientale nell'ecosistema del Mar Rosso: la portata del tunnel che trasferirà acqua nel Mar Morto è stimata pari a circa due milioni di metri cubi l'anno, e per costruirlo si renderà necessaria una significativa opera di infrastrutturazione del territorio interessato.

Il ruolo di Thetis è proprio quello di valutare l'impatto dell'opera sulla circolazione delle acque e sull'ambiente marino del reef. La società veneta di ingegneria che è incaricata di realizzare uno dei cinque studi necessari alla valutazione di fattibilità del progetto, collaborerà nei prossimi mesi con istituti ed esperti di livello internazionale: Interuniversity institute for Marine Science in Eilat e Israel Oceanographic and Limnological Research (Israele), la Marine Science Station in Aqaba (Giordania) ed il prof. S. Monismith della Stanford University (Usa).

La realizzazione dell'opera, per la quale la Banca Mondiale ha stanziato complessivamente 20 miliardi di dollari, dovrebbe servire a rivitalizzare il Mar Morto attraverso un maggior apporto di acqua dolce (ottenuta tramite un impianto di desalinizzazione), e ciò dovrebbe andare anche a beneficio delle popolazioni giordane, israeliane e palestinesi che auspichiamo possano accedere a questa risorsa indispensabile in modo equo.

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