[02/03/2010] News

Il ciclone Xynthia, l’adattamento/mitigazione al Gw e il (probabile) futuro che verrà

FIRENZE. La violenta intensità della depressione Xynthia, il cui bilancio è salito ieri a 51 vittime e 8 dispersi, era prevista dai principali modelli fisico-matematici, con notevole precisione anche riguardo alla traiettoria del centro di bassa pressione, fin da una settimana. E, nei giorni precedenti all'evento, svariati avvisi erano stati pubblicati dagli esperti di Meteofrance e dalla locale sezione di protezione civile.

Giunta sulle coste francesi la notte del 28 febbraio, la tempesta ha portato venti (dati Meteofrance) a 155 km/h in cima alla tour Eiffel, e a quasi 240 km/h sugli alti Pirenei. I dati anemometrici significativi in termini analitici sono comunque quelli registrati al suolo: a questo proposito, il centro meteorologico francese comunica che le intensità registrate (160 km/h sul litorale, 120-130 nell'interno), sono inferiori a quelle rilevate negli eventi analoghi avvenuti nel 1999 e nel 2009, allorché i venti raggiunsero i 200 km/h sulle coste e i 150-160 nell'interno del paese.

Insomma, anche se si tratta di evento raro alle nostre latitudini, comunque Xynthia non può definirsi la tempesta del secolo o la "tempesta perfetta", come invece a molti media generalisti è parso utile titolare.

Resta il fatto che di evento catastrofico si è trattato, specialmente per le località costiere francesi. Si è infatti verificata una concomitanza di circostanze sfavorevoli: alla forza (non da record, ma comunque devastante) della tempesta si sono aggiunte una fase di alta marea - e ricordiamo che la marea sulle coste atlantiche si misura in metri, e non in centimetri come nel Mediterraneo - e la rottura di vari sbarramenti costieri e di dighe fluviali: a questo proposito il "Sole 24 ore" riporta che, su 10000 km complessivi del sistema di protezione attivo in Oltralpe, circa 1000 sono considerati a rischio.

Sono proprio queste concomitanze di fattori critici che vanno tenute in considerazione quando si evidenziano i possibili danni che un aumento dell'intensità e/o del numero di questi eventi estremi, unito ad un livello medio dei mari in crescita, potranno causare in futuro alle aree costiere in conseguenza del probabile proseguire del surriscaldamento globale.

Ma le devastazioni prodotte da Xynthia evidenziano non solo la necessità di agire in direzione della mitigazione del Global warming, ma anche l'impellenza di attuare più evoluti sistemi di adattamento ad esso o comunque ad eventi meteorologici così intensi indipendentemente dalle loro cause climatologiche: in questo senso, ha ragione (al di là di chi debba essere considerato responsabile di quanto avvenuto nella catena decisionale francese) il presidente Sarkozy a domandarsi se anche nella Francia del XXI secolo, e non in un villaggio di pescatori di un qualsiasi paese povero, decine di persone possano perdere la vita in seguito ad un evento annunciato da giorni. E' chiaro, cioè, che non sono sufficienti gli avvisi pubblicati sui media dalle autorità, ma che occorre il coraggio politico di attuare misure più incisive (come avviene in Nordamerica) in occasione di eventi di questa intensità: e, se è vero che le condizioni orografiche del continente europeo impediscono di produrre previsioni meteo precise quanto lo sono negli Stati uniti (che sono favoriti da vari fattori geografici, per quanto riguarda la predittibilità degli eventi), comunque è inaccettabile sapere che vari cittadini hanno incontrato la morte perché, nonostante gli avvisi e in assenza di meccanismi di allerta/evacuazione più capillari e più cogenti, è stata loro lasciata la "libertà" di scrollare le spalle e dire a sé stessi «va beh, cosa vuoi che sarà».

Ed è pure inaccettabile che, in uno dei paesi predominanti della politica e dell'economia mondiale, dighe costruite in tempi anche recenti possano cedere davanti alla furia di quegli eventi meteorici contro le conseguenze dei quali sono state messe in opera.

Tutte considerazioni, quelle di cui sopra, che vanno anche poste in relazione con il recente studio riportato pubblicato sulla rivista "Nature Geoscience" e riportato il 24 febbraio dalla World meteorological organization (Wmo): secondo la Wmo, «se il riscaldamento proseguirà nel XXI secolo ai tassi previsti, ci sarà probabilmente un incremento, su scala media globale, della velocità massima dei venti annessi ai cicloni tropicali del 2-11%, e di circa il 20% sarà l'aumento delle quantità di pioggia caduta entro 100 km dal nucleo della tempesta».

Stime che sono legate ai cicloni tropicali, e non ai (ben più rari, e comunque meno intensi) cicloni extra-tropicali come Xynthia. Ma comunque non è azzardato ipotizzare che gli incrementi di potenza che interesseranno (probabilmente) anche gli eventi extra-tropicali non si discosteranno molto da questi valori.

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