[01/03/2010] News

Inquinamento Lambro-Po: per l'Irsa a soffrirne sarà certamente l'Adriatico. E intanto dilagano i "furbetti"

FIRENZE. Siamo quasi ad una settimana dal disastro ambientale sul Lambro e sul Po provocato direttamente e volutamente dall'uomo e la fase emergenziale ancora non è conclusa. Rimane alta la preoccupazione per il delta del Po (parte degli idrocarburi sono orami arrivati a mare), ma gli interventi di contenimento pare che abbiano avuto buon successo riuscendo a fermare il grosso della macchia oleosa. Ora è necessario incominciare a guardare avanti e pensare a quelli che potranno essere i danni sull'ecosistema che si manifesteranno nel lungo periodo.

Così sta facendo l'Irsa-Cnr (Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche) che studia il fiume Lambro fin dalla metà degli anni settanta, essendo una delle principali sorgenti dell'inquinamento antropico lungo il corso del fiume Po. Tecnici e scienziati Irsa negli ultimi anni avevano evidenziato un miglioramento qualitativo del Lambro dovuto in particolare all'entrata in funzione del sistema depurativo a valle di Milano (costruzione/ampliamento degli impianti di depurazione di Nosedo, Milano San Rocco e di Peschiera Borromeo) con il quale nel 2005 era stato raggiunto l'obiettivo di trattare la totalità delle acque reflue della metropoli lombarda.

I problemi non erano certo tutti risolti, ma ora il nuovo disastro fa compiere un bel balzo all'indietro alla qualità delle acque e dell'intero ecosistema. «Nonostante che l'impatto sull'ecosistema fluviale sia stato in parte attenuato dall'aver "sacrificato" l'impianto di depurazione dell'ALsi ((Alto Lambro servizi idrici), in cui è stata trattenuta una parte rilevante dei prodotti petroliferi pervenuti attraverso il collettore consortile, la grande quantità di idrocarburi in gioco determinerà un significativo impatto per un certo tempo sulla fauna fluviale- dichiarano dall'Irsa- Una situazione solo in parte alleviata dalle portate del fiume in queste settimane, dovute al lungo periodo piovoso che caratterizza questo inverno. In un corso d'acqua, infatti, portate elevate determinano la mobilizzazione degli oli pesanti eventualmente depositatisi sul fondo, mentre quelli più leggeri vengono maggiormente dispersi incrementando i problemi alle biocenosi acquatiche sensibili alla tossicità degli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), degli idrocarburi alifatici e degli altri inquinanti più o meno solubili largamente presenti nei prodotti petroliferi riversati nel Lambro. L'accumulo di idrocarburi nei sedimenti, infatti, potrà rappresentare una sorgente di esposizione a sostanze tossiche per un periodo molto lungo».

Ancora è impossibile prevedere ed identificare tutte le potenziali conseguenze ambientali ma per l'Irsa una cosa è certa: l'Adriatico, il recettore finale del sistema, direttamente ed indirettamente soffrirà le conseguenze di questo evento.

«L'interruzione per alcune settimane dell'operatività dell'impianto Alsi di San Rocco determinerà, infatti, lo sversamento non depurato dei reflui urbani di circa settecentomila abitanti, con la formazione di un carico in eccesso di nutrienti che giungeranno alla foce del fiume Po in un momento, l'inizio della primavera, durante il quale si hanno le prime fioriture algali, generalmente diatomee, che danno inizio ai naturali cicli stagionali. Esiste quindi una certa possibilità che si possano verificare situazioni di fioriture al di fuori della norma, con conseguenze anche sull'ecosistema marino prospiciente la foce del Po» concludono dall'Irsa.

Intanto c'è chi cerca di sfruttare a proprio vantaggio il già dichiarato stato di inquinamento del sistema fluviale. Sembra infatti che dalle analisi in monitoraggio continuo di questi giorni, siano state rinvenute altre sostanze lungo il corso del fiume (1.2 dicloroetano o cloruro di etilene sostanze disinfettanti, solventi di lavanderie...) conseguenti ad altri sversamenti, che hanno obbligato la Protezione civile a chiudere gli acquedotti del delta, come quello di Porto Tolle.

«Il danno alle popolazioni deltizie, alle attività produttive e alla natura rischia così di essere veramente grave e inaccettabile - ha sottolineato Stefano Leoni, presidente del Wwf Italia - Chiediamo che tutte le istituzioni preposte sul territorio e in particolare Regioni e province, avviino controlli urgenti su tutte le possibili situazioni a ‘rischio scarico' lungo il Lambro, il Po e i suoi principali rami per bloccare o individuare i "furbi" che stanno approfittandosi della situazione. In questo momento è urgente fare un controllo a tappeto su tutte le aziende lungo questi corsi d'acqua e avviare un'analisi del rischio eco-tossicologico dei due fiume a partire dagli organismi alla base della catena trofica per verificare lo stato di rischio eco-tossicologico» ha concluso il presidente del Wwf.

Torna all'archivio