[26/02/2010] News

Omeopolemiche, un caos tutto italiano

GROSSETO. Il settore rappresentato da Omeoimprese, associazione che rappresenta l'industria italiana del medicinale omeopatico, presenta bilanci in positivo nonostante la crisi economica. I dati relativi ai fatturati dei propri associati rilevano, infatti, una crescita media per il 2009 del 6%, con un picco nell'ultimo trimestre dell'anno. Un dato che riflette anche il consenso da parte della popolazione che come rileva il rapporto 2010 di Eurispes, ha fatto registrare un aumento di pazienti che si rivolgono all'omeopatia, passati in dieci anni dal 10,6% al 18,5% della popolazione italiana.

Eppure continuano gli attacchi a questa terapia, più volte tacciata di essere poco più che acqua fresca; ora anche da parte dell'Istituto superiore di sanità (Iss) che, nella nuova campagna per la sicurezza dei prodotti della medicina naturale, invita ad avere grande prudenza verso i farmaci naturali e di origine biologica, perché sarebbero 400 gli effetti avversi registrati in 8 anni (dal 2002 al 2009), di cui 3 mortali.

«Sono addolorato per quei pazienti che hanno utilizzato prodotti naturali e hanno accusato effetti avversi gravi, ma sono anche veramente stupito per questa campagna allarmista dell'Iss - commenta Leonello Milani, vice presidente dell'associazione italiana di omotossicologia che riunisce 4500 medici italiani che prescrivono ogni giorno anche medicine non convenzionali -anche perché sono moltissimi ogni giorno gli italiani in ospedale per gli effetti collaterali da farmaci allopatici e di sintesi chimica. La fonte è autorevole: lo ha dichiarato lo stesso Silvio Garattini, che oggi attacca indistintamente le medicine naturali per 400 effetti avversi in 8 anni».

Tra l'altro, come sottolinea Omeoimprese «dal 1997 in Italia è attiva la farmacovigilanza sui medicinali omeopatici, effettuata dalle aziende produttrici e importatrici, e in 13 anni di attività non sono stati confermati effetti collaterali gravi».
Quindi questa campagna dell'Iss è «un'ennesima presa di posizione pregiudiziale» secondo Alessandro Pizzoccaro, presidente di Guna Spa, azienda leader in Italia nel mercato dell'omeopatia.

«Piuttosto le autorità di controllo sanitario - protesta Pizzoccaro - si preoccupino di sbloccare la situazione legislativa del mercato dei medicinali omeopatici: non possiamo neppure scrivere sulle confezioni le indicazioni e la posologia dei farmaci nonostante che dal 2006 la direttiva dell'Unione Europea abbia ingiunto all'Italia di mettersi al passo con gli altri Paesi europei: questo, è il vero grave pregiudizio per i pazienti italiani».

Il problema sta quindi nella mancanza di regole che dovrebbero governare il settore: la proposta di legge che avrebbe dato precise norme di riferimento all'intero settore si è persa nelle nebbie del parlamento, dopo che era quasi giunta alla conclusione nel passato governo Prodi, mettendo d'accordo tutte le posizioni e inserendo elementi di garanzia per i pazienti e per i medici come avviene nel resto dei paesi dell'unione europea. E le norme esistenti non danno seguito ai regolamenti previsti.
Proprio a novembre scorso sempre da parte di Omeoimprese era stato stilato un quadro assai critico da questo punto di vista: norme non ancora attuate, blocco dell'immissione di nuovi farmaci sul mercato, carenza di esperti del settore nelle commissioni tecniche, mancanza di informazioni specifiche e impossibilità di detrazione fiscale dei medicinali.

Nelle note dell'associazione si rilevava infatti che dal 2006, anno in cui è in vigore in Italia il decreto legislativo n. 219 che , recependo una direttiva comunitaria, considera gli omeopatici farmaci a tutti gli effetti, niente era poi andato avanti. Per l'attuazione della legge, occorreva infatti che l'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) predisponesse gli appositi modelli per la registrazione dei medicinali, necessaria per la loro immissione sul mercato, «ma dei tre moduli necessari per la registrazione,- spiegava Fausto Panni, presidente di Omeoimprese - l'Aifa ne ha rilasciato solo uno, per giunta non pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. A tre anni dal dlgs del 2006, quindi, non è ancora possibile inserire nuovi farmaci sul mercato e ciò impedisce di fatto la programmazione di investimenti da parte dell'industria del medicinale omeopatico e antroposofico. Un vero blocco dell'intero settore produttivo, di fatto fermo da 15 anni, nonostante la crescita del mercato».

Un mercato che in termini di fatturato vale in Italia (al 2008) quasi 166 milioni di euro ma che risulta frenato da questa empasse normativa.
Il regime transitorio della legge, permette infatti tutt'oggi la vendita dei soli omeopatici presenti sul mercato dal 1995 e non quelli di nuova generazione perché impossibile registrarli.

Omeoimprese chiedeva anche l'istituzione di un nuovo tavolo di lavoro con la presenza di tecnici esperti del settore industriale omeopatico e antroposofico, che conoscano in modo approfondito le caratteristiche di quei medicinali. Infine segnalava altri due aspetti da chiarire nella legislazione attuale: l'assenza del foglio illustrativo e norme chiare sull'emissione dello scontrino fiscale.

Dal 1° gennaio 2010, infatti, lo scontrino fiscale emesso dalle farmacie per le deduzioni e detrazioni fiscali dovrà contenere il numero di autorizzazione all'immissione in commercio (codice Aic) da rilevare tramite lettura ottica del codice a barre al posto della denominazione commerciale del medicinale. Ma questa circolare esclude automaticamente i medicinali omeopatici in quando privi di codice Aic e impedisce quindi a tutti i pazienti che hanno scelto di curarsi con i medicinali omeopatici di poter beneficiare della detrazione fiscale.

«A goderne, invece- sottolineava Panni- è solo lo Stato Italiano, per il quale comparto omeopatico fornisce un attivo netto, escluso il risparmio sulle visite mediche, di 40 milioni di euro».

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