[25/02/2010] News

Spagna: la lotta contro i cementerios nuclear e i piccoli sindaci filonucleari del Sole 24 Ore

LIVORNO. Oggi il "Sole 24 Ore" illustra in un articolo intitolato «Vogliamo le scorie nucleari» la corsa di alcuni piccoli comuni spagnoli ad arrivare primi per aggiudicarsi il deposito di scorie che dovrebbe essere realizzato in terra iberica, in particolare ci si sofferma sul ridente paesino di Ascó, in Tarragona, che «Ha imparato a convivere con il nucleare ormai da oltre due decenni. Il Comune, dalla metà degli anni 80, ospita infatti due degli 8 reattori che operano in Spagna, ma soprattutto spera di poter ospitare, a breve, il primo "cimitero" per lo stoccaggio di scorie radioattive della Spagna», ma la concorrenza sarebbe molto agguerrita: «Ci sono altri undici comuni sparsi su tutta la penisola, ingolositi dalla manna che sgorgherà da questo importante business e, a quanto pare, poco sensibili all'impatto ambientale che un investimento di questa portata potrebbe avere sul territorio, nonostante la provata sicurezza delle nuove tecnologie».

Va detto, per cominciare, che la stessa centrale nucleare di Ascò I, di proprietà di Endesa, che il Sole 24 Ore presenta quasi bucolicamente, è balzata nel novembre 2008 agli onori delle cronache per una pericolosa corrosione da piombo di origine sconosciuta, rilevata dal Consiglio di sicurezza nucleare (Csn) dopo l'incidente dell'anno prima che produsse una fuga radioattiva. Si tratta di una centrale nucleare vecchia (25 anni) che ha subito diversi incidenti, alcuni dei quali (compreso quello del 2008) secondo Greenpeace sono stati inizialmente occultati.

Ma davvero tutto fila liscio per gli amministratori spagnoli (quasi tutti dell'opposizione conservatrice filo-nucleare del Partito Popolare) che si candidano ad ospitare le scorie e che così toglierebbero le castagne nucleari dal fuoco del governo del socialista José Louis Zapatero che ha bloccato la realizzazione di nuove centrali atomiche ma che deve trovare al più presto un sito dove fare un Almacén temporal centralizado (Atc) per conferire i rifiuti prodotti dagli impianti atomici?

Non si direbbe proprio, almeno a vedere quel che sta accadendo ai sindaci di Yebra e Almoguera che hanno dato la loro disponibilità ad ospitare quello che in Spagna, senza tanti giri di parole, viene chiamato cementerio nuclear de alta actividad (cimitero nucleare ad elevata attività).

In questi giorni si è scatenata una fortissima opposizione: «Non possiamo consentire che comprino le nostre vite e che ci mettano in pericolo», dice la Plataforma anticementerio nuclear di Guadalajara che il 21 febbraio, nonostante la neve e il freddo, ha organizzato un'affollata marcia di protesta contro l'Atc sotto la neve alla quale hanno partecipato anche amministratori locali e sindaci di altri comuni. La Plataforma anticementerio nuclear di Guadalajara raccoglie molti enti, associazioni e cittadini e spiega: «Insistiamo nel ricordare che non viene abbondantemente rispettato un requisito necessario, fondamentale e imprescindibile, stabilito dal governo della Spagna per l'installazione del cementerio nuclear: il consenso. In ripetute a occasioni abbiamo dimostrato che a Guadalajara non c'è questo consenso, noi non lo vogliamo (l'Atc), perciò esigiamo che sia rispettata la nostra opinione».

Con la marcia la Plataforma ha voluto dimostrare quanto poca sia la distanza tra il comune di Yebra ed i centri urbani più popolati dei dintorni, come Guadalajara, Alcalá e il Corredor del Henares, o la capitale spagnola Madrid e che un piccolo comune non può "vendersi" senza tenere conto della contrarietà di tutte le altre comunità con cui confina.

«A Guadalajara nessuno chiede la discarica radioattiva - dice la Plataforma - né la società civile, né i rappresentanti politici di qualsiasi amministrazione, ne le associazioni di qualsiasi orientamento: locali, sociali, culturali, ecologiste, giovanili, femminili, ricreative, musicali, e molti altri settori sociali. Né I rappresentanti degli agricoltori, apicoltori, apicoltori e produttori di piante aromatiche, né le denominazioni di origine controllata. Né gli imprenditori, né i sindacati, né i partiti politici».

Un quadro molto diverso da quello tracciato dal Sole 24 Ore e che trova il suo massimo livello di contrasto istituzionale nella contrarietà assoluta ad ospitare l'Atc espresso dal governo di sinistra e autonomista della Catalogna.

Il 27 febbraio a Guadalajara è prevista un'altra grande manifestazione antinucleare e il 14 febbraio la Plataforma anticementerio nuclear Tierra de Campos Viva aveva organizzato un'altra riuscita manifestazione a Villalón de Campos (Valladolid) per dire no alla proposta di un cementerio nuclear nella Comarca.

Ana Arias, di Greenpeace España, spiega che «Nessuno vuole un cementerio nuclear nel suo paese, nemmeno i cosiddetti "pro nucleares", se esistono, perchè gli stessi che dicono che l'energia atomica è la più pulita, preferiscono che i rifiuti vengano tenuti nella casa del vicino. Che coerenza! Poi c'è una piccola minoranza che ha perduto la virtù della vista a causa del potere accecante del denaro, quelli che hanno abbandonato la lot per uno sviluppo sostenibile del loro popolo, lo sviluppo capace di far crescere gli uomini di oggi e di domani».

Anche greenpeace se la prende con i sindaci dei piccoli comuni che si candidano «ad ospitare questo disastro». La Arias spiega che «Il procedimento per cercare dove ospitare l'Almacén temporal centralizado si è dimenticato del consenso sociale, e l'alcalde (il sindaco, ndr) di Yebra è un lavoratore di Enresa (Empresa nacional de residuos aólidos) ed il colmo è che quella è una zona ad alta attività sismica. Guadalajara ha subito l'incendio dei boschi, l'installazione di due centrali nucleari, la contaminazione dei suoi fiumi a causa delle industrie installate precedentemente nei centri vicini, l'emungimento di acqua che ha trasformato in stagni quelle che prima erano zone umide... Ora è il momento di scendere in strada per dire no al cementerio nuclear, di unirsi per dire no all'installazione del mostro atoomico né nel nostro comune, né in nessun altro, perchè ci sono alternative rinnovabili».

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