[23/02/2010] News

I ministri europei favorevoli all’etichetta "benessere animale"

LIVORNO. Dopo il Consiglio agricoltura e pesca dell'Ue, tenuto si a Bruxelles, il ministro spagnolo dell'ambiente e dell'ambiente rurale e marino, Elena Espinosa (Nella foto), ha detto che «Gli Stati membri sono a favore dell'elaborazione di strumenti miranti ad informare i consumatori rispetto all'etichettatura in materia di benessere animale ed alla messa in opera di un network europeo di centri di riferimento».

Nel comunicato finale si legge: «Il Consiglio ha proceduto ad uno scambio di opinioni sulla relazione della Commissione "Opzioni per il benessere degli animali l'etichettatura e la creazione di una rete europea di Centri di Riferimento per la tutela e il benessere degli animali"». I ministri hanno convenuto che, in generale, le informazioni sul benessere degli animali in allevamento-produzione potrebbero consentire ai consumatori di effettuare acquisti informati ed aiutare gli agricoltori dell'Ue ad  ottenere la ricompensa necessaria per i loro sforzi. Allo stesso tempo, i ministri hanno messo in chiaro che tutte le welfare information System dovrebbero essere semplice e facile da capire, così come in linea con le regole dell'Omc (Organizzazione mondiale del commercio).  Molti ministri hanno ribadito anche la necessità di evitare un aumento dei costi di produzione così come degli oneri amministrativi e di controllo. Hanno inoltre sottolineato la necessità di valutare il modo per "coprire" i prodotti importati. Alcuni ministri hanno menzionato l'organizzazione di campagne di informazione e la pubblicazione di volantini  sul benessere degli animali, così come altre opzioni complementari per informare i consumatori. Molti ministri auspicano un marchio per riconoscere i livelli di benessere degli animali che vanno oltre i legal minimum standards. Tuttavia, alcuni di loro hanno insistito sul fatto che un simile label non deve portare ad un deprezzamento degli alimenti prodotti in conformità con gli standard legali minimi per il benessere degli animali, né ad una confusione con gli standard esistenti, come quelli in materia di agricoltura biologica. Alcuni ministri hanno espresso un preferenza per un marchio di riconoscimento dei requisiti minimi giuridici dell'Ue che sono già molto elevati.

La maggioranza dei ministri ha espresso una forte preferenza per un sistema di etichettatura volontaria benessere degli animali  piuttosto che per un regime obbligatorio. Molti ministri hanno sostenuto l'idea di un sistema informativo per un "European production model" nel suo insieme, piuttosto che avere un sistema informativo separato per ogni standard. Alcuni ministri hanno suggerito un approccio step-by-step, introducendo in una prima fase i sistemi di informazioni separate per alcuni standard fondamentali e creando, se sarà il caso, in una fase successiva un sistema di nuove informazioni per gli altri standard».

«Con questo dibattito - ha detto la  Espinosa - intendiamo da una parte migliorare l'informazione disponibile per i consumatori di fronte ai modi di produzione dell'Unione europea e dall'altra parte permettere agli allevatori di avere entrate garantite e giuste, in funzione di alcune esigenze specifiche relative ai metodi di produzione dell'Ue».

La questione verrà affrontata anche dalla riunione dei ministri dell'agricoltura dell'Ocse che si terrà a Parigi il 25 e 26 febbraio  e poi sarà esaminata all'interno della futura Politica agricola comune (Pac) e compresa nelle  misure di gestione del mercato che saranno messe in opera dopo il 2013.

La Espinosa ha spiegato che «Da più di 12 anni il tema dell'agricoltura non è stato dibattuto all'interno dell'Ocse  e noi pensiamo che, dal punto di vista europeo, sia necessario rilanciare questo dibattito Inoltre, l'analisi basata sui  meccanismi di crisi del mercato della Politica agricola comune dopo il 2013 non ha potuto essere conclusa, anche se c'è stata una convergenza sul tema, l'accresciuta volatilità del mercato è la responsabile del fatto che gli agricoltori europei vedano degli impatti negativi sui loro redditi. Abbiamo discusso la possibilità di disporre di un elemento di flessibilità finanziaria per far fronte con maggiore flessibilità ad eventuali crisi generalizzate in settori fortemente radicati in Europa».

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