[22/02/2010] News

Presentata l'edizione 2010 del rapporto Ambiente Italia: i numeri pił significativi

 FIRENZE. Come sempre molto articolato il quadro che emerge dal rapporto "Ambiente Italia" di Legambiente che analizza lo stato di salute (non solo ambientale) del Paese. Nella congiuntura economica sfavorevole, dettata dalla crisi ancora in atto, aumenta il divario tra il Nord e Sud del paese. La Povertà relativa (rapporto tra numero di famiglie con spesa media per consumi pari o al di sotto della soglia di povertà di 999 euro mensili e il numero totale delle famiglie residenti), fa registrare percentuali maggiori in Basilicata e Sicilia (28,8%) a fronte di un 3,9% rilevato in Emilia Romagna tra l'altro prima come presenza straniera rispetto alla popolazione residente.

Risposte positive per il Nord vengono anche dal settore del turismo, dove le maggiori presenze in termini assoluti (dal 2000 al 2007) si registrano in Veneto, Trentino Alto Adige e Toscana. Il motore del Paese è ancora al centro-nord con il sud che (nonostante alcune eccellenze) risulta fortemente condizionato dalla presenza della criminalità organizzata freno alla sostenibilità dello sviluppo e volano invece per l'illegalità ambientale.

Questi solo alcuni dei molti aspetti emersi dal rapporto Ambiente Italia che nell'edizione 2010, ha voluto aggiungere ai tradizionali indicatori anche una significativa analisi delle sfide ambientali che le Regioni devono affrontare per promuovere uno sviluppo più moderno e pulito, avviando sul serio la Green economy, creando nuovi occupati in settori strategici «Sono proprio le Regioni, che oggi hanno competenze rilevanti e spesso esclusive in materie delicatissime ad avere la responsabilità di trovare le risposte più efficaci per uscire da questa situazione - ha sottolineato Vittorio Cogliati Dezza (Nella foto), presidente nazionale di Legambiente - La sfida che proponiamo ai candidati governatori è di cogliere le opportunità che la crisi climatica  e la crisi economica ci propongono, dimostrando l'esaurimento del vecchio modello di sviluppo e la necessità di fare della Green economy e della qualità dei territori italiani il punto di forza per rilanciare il Paese. Per farlo, indichiamo strategie chiare e concretamente realizzabili spiegando anche dove andare a reperire le risorse. I governatori devono avere il coraggio di utilizzare una nuova fiscalità che alleggerisca lavoro e imprese e colpisca l'uso delle risorse ambientali per far pagare finalmente chi oggi lucra scavando le montagne, imbottigliando l'acqua o consumando suoli; devono introdurre trasparenti e efficienti sistemi a tariffa per la gestione dei rifiuti e dell'acqua. Insomma- ha concluso Cogliati Dezza- devono assumersi la responsabilità di cambiare in meglio le regioni italiane per renderle più moderne spingendo l'innovazione nei settori più promettenti».

Per quanto riguarda i dati strettamente ambientali contenuti nel rapporto, male la performance italiana relativa alle emissioni climalteranti: con 550 milioni di tonnellate di CO2, l'Italia è il terzo paese europeo per emissioni. Rispetto al 1990, anno di riferimento per l'obiettivo di riduzione del 6,5% entro il 2010 del Protocollo di Kyoto, la crescita delle emissioni lorde italiane è stata del 7,1%, con la principale causa dovuta all'aumento dei consumi per trasporti.

E la mobilità è un'altra nota critica per il Paese: abbiamo la più elevata quantità pro capite di mobilità motorizzata in Europa, con i mezzi privati che nel trasporto terrestre coprono circa l'82% della domanda e con le merci che continuano a viaggiare prevalentemente su gomma (il 71,9% nel 2008).

Altro dato negativo è quello sulla tassazione ambientale: ha raggiunto il minimo storico, e in rapporto al pil è la più bassa su scala europea nonostante l'intensità energetica sia rimasta pressoché invariata (a differenza degli altri paesi europei). Risulta  composta per il 77% da tasse energetiche (accise petrolifere), mentre non esistono imposte riferibili specificatamente al consumo di risorse ambientali.  

La parte del bicchiere mezzo pieno riguarda le piste ciclabili (in leggera crescita), la produzione agricola biologica, lo stato di protezione delle aree di interesse ambientale e l'incremento dei sistemi di gestione ambientale.

Sulle energie rinnovabili «L'Italia ha perso negli anni novanta l'opportunità di diventare un pioniere in questa industria- ha affermato Duccio Bianchi dell'Istituto di ricerche Ambiente Italia -  E oggi, se continuerà a mancare una convergenza tra pubblica amministrazione e imprenditoria e ricerca, saremo tagliati fuori anche dalla nuova green economy. Lo sviluppo della Green economy dipende molto anche dal comportamento delle Regioni: laddove vi è una volontà i risultati si conseguono rapidamente e sono misurabili. Non è un caso infatti che le due regioni leader nel fotovoltaico siano il Trentino Alto Adige e la Puglia» ha concluso Bianchi. 

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