[22/02/2010] News

Tre continenti in fila per il gas boliviano

LIVORNO. La compagnia elettrica cilena GasAtacama, controllata dal fondo di investimenti Southern Cross e dalla spagnola Endesa attraverso Endesa Chile, sta negoziando con il governo della Bolivia lo sviluppo di un progetto di industrializzazione del gas del Paese andino. GasAtacama, dispone di un sistema di gasdotti lungo 970 km e di una centrale elettrica a ciclo combinato da 780,6 MW.  

Secondo quanto ha detto al giornale cileno La Tercera il direttore generale gerente di GasAtacama, Rudolf Araneda, «Siamo discutendo e negoziando con rappresentanti del governo della Bolivia per studiare diverse possibilità di contribuire all'obiettivo di quel Paese di industrializzare il gas». Poi ha detto a El Mercurio: «Resta da vedere se esiste una tale possibilità, ed in quale luogo fisico si può fare e distribuire il gas e attraverso quali accordi commerciali». La Bolivia ha infatti importanti giacimenti di gas che sono stati nazionalizzati dal governo socialista di  Evo Morales (Nella foto) , ma non dispone di infrastrutture per valorizzarle e non dispone di uno sbocco al mare per inviarlo all'estero. Nonostante questo, la produzione di gas boliviano supera le necessità della domanda interna.

La carenza di gas proveniente dall'Argentina e la dipendenza dal gas proveniente dal  Sistema Interconectado del Norte Grande, che fornisce energia elettrica alle grandi compagnie minerarie nel nord del Cile hanno portato alla necessità di nuovi progetti energetici, tra questi sono previsti nuove centrali a carbone e la costruzione di un terminal per il gas naturale liquefatto (Gnl).

La realizzazione dell'impianto di Gnl  nel porto di Mejillones, a 1.450 chilometri da Santiago, è stata avviata dalla francese Edf  Suez e dalla compagnia statale cilena Codelco, con un investimento di circa 500 milioni di dollari e dovrebbe essere operativo già ad aprile, si aggiungerà all'impianto al primo impianto cileno di rigassificazione del Gnl inaugurato nell'ottobre 2009 nel porto di Quinteros, a 150 km a nord di Santiago e costato più di un miliardo di dollari.

Ma i cileni non sono gli unici a farsi avanti per il gas boliviano: Evo Morales in persona ha annunciato che per sviluppare il progetto energetico della Bolivia  «Abbiamo tante proposte di vari Paesi del mondo, dell'America latina, dell'Europa, dell'Asia» ha detto a Cochabamba, senza però specificare quali siano questi Paesi

Per quanto riguarda le richieste cilene, Morales ha detto a La Nación: «Si, abbiamo ascoltato le proposte di  GasAntofagasta (per  GasAtacama), però non ho altere informazioni, queste riguardano per prima i tecnici, questo lo farà il gruppo tecnico, però la proposta di GasAntofagasta non è oggetto di discussione».

Venerdì scorso Morales aveva detto a La Paz che avrebbe preso in considerazione le diverse proposte sullo sfruttamento del gas  «Solo se si basano sulla conversione del gas naturale, ma anche sull'industrializzazione del litio e del ferro. Abbiamo avuto un mucchio di proposte, però nulla è definito. D'altronde non si può nemmeno chiudere alle altre proposte che stanno arrivando».

L'Agencia Boliviana de Industrialización de Hidrocarburos (Abih), l'impresa statale che sta stabilizzando il suo controllo sulle risorse gasiere del Paese, è incaricata di vagliare le proposte di industrializzazione del gas. L' Abih è stata istituita con un decreto presidenziale nel novembre 2009 e inizierà a lavorare davvero a marzo con risorse messe a disposizione dal Tesoro General de la Nación e dai Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos.  Secondo il ministro degli idrocarburi della Bolivia, Óscar Coca, «La creazione di questa impresa fa parte del rilancio della politica governativa di industrializzazione del gas e del petrolio, al fine di generare valore aggiunto agli idrocarburi».

Intanto Morales va avanti col suo programma socialista riguardante le materie prime: sabato scorso ha annunciato nel dipartimento minerario di Oruro, nel sud-est andino della Bolivia, l'eliminazione delle intermediazioni nel settore della commercializzazione dei minerali, attraverso la creazione del Fondo de Financiamiento para la Minería (Fofim), destinato a controllare tutta  la catena produttiva.

«Il Fofim non realizzerà intermediazioni finanziarie - ha detto Morales - Questo sistema di commercializzazione è fatto per eliminare gli intermediari e perché le cooperative gestiscano la commercializzazione. Il Fofim rimpiazza il Fondo Minero de Inversión. Si tratta di un ente di diritto pubblico non bancario, senza fini di lucro, che avrà una durata di 20 anni, inoltre avrà personalità giuridica ed autonomia del suo sistema tecnico, amministrativo, finanziario sotto la tutela del ministero de Minería y Metalurgia, con un valore patrimoniale di 79 milioni di  bolivianos. Questo ente fornirà crediti con il 3% di interessi annui. Prina il credito era concesso ai settori del commercio e dei servizi, non era per il settore produttivo. Ai compañeros si prestavano soldi del settore privato non dello Stato. E quelli che lo ottenevano, non potevano pagare questo prestito al 20% fino ad un massimo del 39%, o con un interesse medio annuo del 36%».

Il governo boliviano ha anche stanziato 12 milioni di dollari per la commercializzazione dei minerali e per dare il tempo alle cooperative di organizzare una filiera produttiva che aumenti l'esportazione di minerali. «Questo è un giorno storico - ha detto Morales inaugurando il Centro Integral de Comercialización de minerales, di Oruro -  Questa è un'altra forma in cui il popolo stesso commercializza i suoi prodotti».

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