[18/02/2010] News

Le isole del tesoro. La nuova guerra fredda delle Falklands/Malvinas

LIVORNO. Il petrolio riaccende il nazionalismo argentino. Ritorna lo spettro della guerra delle  Falklands/Malvinas, dove la dittatura fascista argentina ricevette nel 1982 una memorabile e sanguinosa lezione dalla Gran Bretagna. Una ferita mai chiusa e dalla quale ora sgorga il liquido più pericoloso del mondo: il petrolio. A gennaio la compagnia petrolifera Desire Petroleum aveva annunciato l'inizio delle esplorazioni petrolifere nell'oceano a nord della Falkland, dopo la Kirchner ha chiesto a Londra di bloccare le attività della Desire Petroleum, ma gli inglesi hanno rifiutato. Il quotidiano argentino Página 12 spiega che paradossalmente le ricerche petrolifere britanniche nelle Malvinas sono il frutto della guerra e della modernizzazione socio-economica delle isole avviata dopo la vittoria degli inglesi «Che ci sia petrolio nelle Malvinasnon non è una sorpresa per nessuno. Però, ci si chiede in che quantità. E questa è la chiave per conoscere il prezzo minimo di un barile che rende percorribile la sua gestione commerciale e il tipo di greggio che è previsto che verrà estratto. Qual è il piano e quale è la qualità del greggio? Sotto un prezzo internazionale di 25 dollari al barile, come indicato dallo stesso operatore (Rockhopper-Interim Report 2008), l'estrazione di petrolio nelle Falkland sarà impraticabile. Oggi il barile è scambiato a 77 dollari e secondo tutte le proiezioni questi valori rimarranno o addirittura aumenteranno nei prossimi anni. In quanto alla qualità, ed all'inizio solo per la Cuenca Norte de Malvinas, il pozzo 14/10-1 perforato nel 1998 dalla Shell  dimostrò l'esistenza di un greggio di tipo medio o 27º API (North Falkland Basin-Desire Report 2009)».

Tra il 1998 ed il 2001 fu avviata la prima fase esplorativa alla quale parteciparono Shell, Amerada Hess, Lasmo, Lundin, il servizio geologico britannico e quello Usa. La seconda fase è iniziata tra il 2001 e il 2009 e hanno partecipato le compagnie britanniche Borders and Southern Petroleum, Rockhopper Exploration, Desire Petroleum, Arcadia Petroleum e Argos Petroleum. Attualmente si preparano a partecipare asll'ultima fase  l'australiana BHP Billiton e la kelper Falkland Oil and Gas Limited (FOGL) e finalmente si dovrebbe sapere il potenziale petrolifero e gasiero delle Falklands/Malvinas. Secondo calcoli degli stessi operatori il potenziale perolifero off-shore delle isole dovrebbe essere di almeno 6 miliardi e 525 milioni di barili di petrolio ( 502 miliardi e 425 milioni di dollario a  77 dollari al barile), il triplo delle riserve argentine (un miliardo e 987 milioni di barili) certificate nel 2008 dalla Secretaría de Energía de la Nación. Ma probabilmente c'è altro, visto che i quattro soiti di ricerca  delle Falkland si estendono su 400.000 km2,  trenta volte la superficie delle Malvinas, due volte la provincia argentina di Córdoba e il 50% dei campi petroliferi britannici nel Mare del Nord.

Il cancelliere argentino Jorge Taiana chiederà che il summit massicano del Gruppo di Rio  approvi una condanna dell'attività di prospezioni petrolifere che la Gran Bretagna sta facendo intorno alla sua colonia delle Falklansd, il documento sarà poi presentato mercoledi prossimo direttamente al segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon. Il governo di Buenos Aires presenterà la protesta all'Onu contro la prosecuzione delle esplorazioni petrolifere da parte dei britannici in quelle che rivendica come Malvinas, è evidente il tentativo di drammatizzare il reclamo contro il governo laburista di Londra che è ben sostenuto in questa battaglia dall'opposizione tanto che il presidente del Falklands Group, il conservatore Nicholas Winterton, ha definito "patetico" ed "inutile" il decreto dela presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner che impone alle imbarcazioni che vanno e vengono dalle Malvinas di chiedere l'autorizzazione all'Argentina. Praticamente n blocco navale. Secondo il Giornale A argentino Clarin «L'obiettivo del decreto è "complicare" i progetti britannici legati alla ricerca e all'estrazione di gas e petrolio nell'arcipelago occupato. Ma la questione delle Malvinas, che riapre una ferita molto dolorosa per tutti gli argentini, va affrontata con intelligenza. Si tratta di un tema delicato, che il governo deve cercare di risolvere senza cadere nella tentazione di usare il conflitto con Londra come uno strumento per distogliere l'attenzione dai seri problemi interni».

L'argentina è pronta a ricorrere a tutte le istanze internazionali contro quelle che definisce «esplorazioni unilaterali della Gran Bretagna» e minaccia pesanti oprovvedimenti economici veerso le imprese che stanno lavorando all'installazione di piattaforme petroolifere nei freddi mari australi delle Malvinas. Il governo di Buenos Aires ha alzato ulteriormente il tiro nelle ultime ore, annunciando che non permetterà che proseguano le operazioni petrolifere nella sua piattaforma continentale e cher nessuna impresa acceda a concessioni di esplorazione petrolifera e gasiera alle Malvinas «concesse dal governo britannico o dai suoi sudditi isolani» Il problema è che nessuno c dei consorzi che operano nelle Falkland ha attività sul suolo argentino, si tratta di piccole imprese come Desire Petroleum, Argos Petroleum o Ro-ckhopper che non disporrebbero nemmeno delle tecnologie necessarie per raggiungere gli oltre 3.000 metri di profondità dove si trovano i giacimenti di gas e petrolio e g i giornali argentini si chiedono come abbiano fatto a trovare finanziamenti per decine di miliardi di dollari in appena una settimana , il sospetto è che dietro il paravento di aziendi e minoori ci siano le multinazionali petrolifere che così evitano le sanzioni argentine.

Per questo il Gruppo di Rio, che riunisce gli Stati  dell'America latina e dei Caraibi (senza gli Usa) rappresenta quella base "anticoloniale" sulla quale l'Argentina vuole poggiare il nuovo scontro con gli "invasori" inglesi. Taiana  ha ricordato che «Ci sono numerose risooluzioni delle Nazioni Unite nelle quali si chiede ad entrambi i Paesi di giungere ad un accordo in materia di sovranità. Nessuna delle oparti può prendere iniziative unilaterali. Queste resoluzioni sono state sistematicamente disattese dal Regno Unito».

Il decreto presidenziale sulle Malvinas ha raccolto l'appoggio patriottico di tutti i partiti e gruppi parlamentari dell'Argentina, mentre i conservatori in Gran Bretagna chiedono al premier laburista Girdon Brown di rafforzare subito la presenza militare nelle Falklands. Tutti e due i Paesi vanno rapidamente verso elezioni importantissime e la miscela tra schede elettorali e petrolio è di solito molto infiammabile. 

Gli argentini sognano una qualche rivalsa rispetto alla disfatta militare di 28 anni fa che segnò il rafforzamento della posizione britannica nelle isole contese e che trasformò i cittadini delle Falkland (che non aspettavano altro) in sudditi britannici a tutti gli effetti, non si capisce quindi a chi è rivolto il " proceso de autodeterminación" che vorrebbe l'Argentina.

Fino ad ora il mare gelato intorno alle Falklands/Malvinas aveva assistito ad un "ostilità fredda" tra Argentina e Gran Bretagna che in queste ore si sta trasformando in "guerra fredda" a causa delle prospezioni petrolifere intorno a queste isole che erano un misero pascolo di pecore, un nido di pinguini e una sala parto di foche e che ora si scoprono come le nuove isole del tesoro, il forziere gelato del gas e del petrolio ai confini meridionali del pianeta.

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