[17/02/2010] News

Corte dei conti: ĢItalia ammalata di corruzioneģ

GROSSETO. Un paese affetto da una patologia grave nella pubblica amministrazione che si chiama corruzione. Questa è la penosa foto dell'Italia presentata dal procuratore generale, Mario Ristuccia, e dal presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario.

Una piaga che ha fatto registrare nel 2009 un aumento di denunce alla Guardia di finanza del 229% rispetto all'anno precedente e un incremento del 153% per fatti di concussione, verso la quale le pubbliche amministrazioni «troppo spesso» secondo la corte dei Conti «non attivano i necessari anticorpi interni». E non sembrano oltretutto esserci pezzi di amministrazioni immuni.

Un fenomeno che pare rilevarsi in maniera più evidente nei territori in cui «maggiori sono le opportunità criminali in considerazione del Pil pubblico più elevato, delle transazioni a rischio quantitativamente più numerose e del maggior numero di dipendenti pubblici» tra cui Lombardia, Sicilia, Lazio e Puglia.

Ma è la Toscana, dalla relazione del procuratore generale Ristuccia, in testa alla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale: 21 su 92 che è il totale nazionale.
Tra i vari settori presi in esame dalla Corte dei Conti quello delle opere incompiute, ovvero «progettate e non appaltate ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione» è quella che pesa di più nell'attività della magistratura contabile .

Un fenomeno che, sottolinea Mario Ristuccia, «determina un ingente spreco di risorse pubbliche». E potremmo aggiungere un danno doppio ai cittadini, che non ne traggono nemmeno i benefici previsti dalle opere stesse.

Massiccia l'azione anche della magistratura contabile anche sul fronte ambiente: nel 2009 sono state molte infatti le iniziative delle procure regionali in merito a «inquinamento di siti e di fiumi, disastri provocati da abusi edilizi, presenza di amianto ed eternit vicino a luoghi abitati o edifici pubblici, discariche abusive di rifiuti speciali, scarichi fognari abusivi, irregolarità nello smaltimento dei rifiuti».

Sulla sanità, altro settore in cui spesso la magistratura contabile deve intervenire, si registrano oltre alle spese inutili anche «fenomeni particolari di mala gestione» che vanno da «inefficienti e costosi programmi di screening anti-tumorale», all'«assistenza odontoiatrica inesistente» alle «eccessive prescrizioni di farmaci» sino a «sconcertanti interventi chirurgici non necessari».

La Corte dei conti segnala anche frequenti illiceità nel conferimento degli incarichi di consulenza o nella retribuzione di incarichi a personale esterno alla pubblica amministrazione. Il presidente Tullio Lazzaro, ha sottolineato infatti che «gli accertamenti giudiziali constatano l'esistenza di trascuratezze degli obblighi istituzionali da parte di amministratori e funzionari pubblici e accertano il danno recato alla collettività, integrato sia sotto il profilo dei valori economici coinvolti, sia sotto quello della resa dei servizi che non soddisfano i reali bisogni cui dovrebbero fornire risposta».

Una nota critica è stata fatta anche nei confronti del continuo mutare dei riferimenti normativi che potrebbe, secondo Lazzaro, allontanare l'interesse per gli investimenti nel nostro paese. «L'incertezza del diritto, intesa quale mutevole significato della norma, scarsa prevedibilità di esiti processuali e di tempi procedurali, può- dice il presidente della Corte dei Conti- provocare anche negativi e tangibili effetti economici: in presenza, infatti, di siffatte condizioni è lecito dubitare che un imprenditore straniero possa essere indotto ad effettuare investimenti produttivi nel nostro paese piuttosto che in altri ove vi è, statisticamente, maggiore affidabilità quanto a durata di procedimenti e prevedibilità di esiti e quindi più celere tutela giudiziaria di interessi connessi all'impresa».

E non manca di fare anche una sorta di autocritica al tribunale da lui presieduto Lazzaro, quando afferma che i pubblici ministeri della Corte dei Conti che avviano istruttorie con «esorbitanza» rischiano di «ingenerare in amministratori e funzionari timori ingiustificati di subire condanne» e provocano quindi «ritardi o non attuazione di piani o programmi» di cui invece la pubblica amministrazione ha «assolutamente bisogno».

E invoca quindi la necessità urgente di una «riforma della procedura per i giudizi davanti alla Corte dei Conti disciplinati da norme ormai del tutto superate e inadeguate» e che dunque «possono lasciare ampio spazio a interpretazioni pretorie».

Una richiesta di riforma chiesta anche dal procuratore generale Ristuccia che auspica «un disegno riformatore di largo respiro che ridefinisca, nell'ottica della funzione di garanzia del denaro pubblico, i poteri e le modalità operative» di pm e di giudici contabili, e che riveda «i rapporti tra esercizio della funzione giurisdizionale e esercizio della funzione di controllo» della Corte.

Insomma un quadro che pone ancora una volta in maniera forte l'esigenza di riformare profondamente il sistema dell'amministrazione del nostro paese, per rendere più certo e trasparente e anche più spedito l'iter burocratico di cui è competente, senza indulgere- come recentemente invece si cerca di fare - in facili scorciatoie per poterlo scavalcare.

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