[15/02/2010] News

Le frane di Messina e il Ponte dello spreco

GROSSETO. Oltre otto comuni su dieci (84 %) della provincia di Messina sono ubicati su un territorio considerato a rischio per frane e alluvioni anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all'agricoltura. A dirlo questa volta non è un associazione ambientalista ma la Coldiretti in riferimento alla frana che questa volta ha interessato due comuni ai piedi dei Nebrodi, San Fratello e Tusa. Con l'unica nota positiva, rispetto al tragico evento che solo lo scorso ottobre colpì altri comuni del messinese, che questa volta la popolazione è stata avvisata in tempo e si sono evitati così altri lutti.

La situazione di Messina con ben 91 comuni a rischio è più grave rispetto alla media nazionale dove - precisa la Coldiretti - ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità.

Il problema principale che denuncia Coldiretti è il fatto che si sono sottratti all'agricoltura cinque milioni di ettari equivalenti di terreno, un territorio grande come due volte la regione Lombardia, che è stato soggetto a un rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollata, non accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque.

Per questo «è necessario intervenire per invertire una tendenza che - sottolinea la Coldiretti - mette a rischio la sicurezza idrogeologica del Paese».
Una situazione aggravata dai cambiamenti climatici in atto «che - precisa la Coldiretti - si manifestano con una maggiore frequenza di eventi estremi, sfasamenti stagionali, maggior numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, aumento delle temperature estive e una modificazione della distribuzione delle piogge».

Per affrontare la prima fase di emergenza causata dalla frana che ha colpito ieri la zona messinese, costringendo ieri 1.500 persone a San Fratello e oggi altre famiglie tra Tusa e Sant'Angelo di Brolo, a lasciare le proprie abitazioni, oggi 40 sindaci del Parco dei Nebrodi effettueranno un sopralluogo nella zona della frana e poi si riuniranno nella sede del Parco, a sant'Agata di Militello, che è stata individuata come sede operativa dell'unità di crisi, per fare punto della situazione.

Mentre la giunta e l'assemblea regionale siciliana si occuperanno oggi, come fa sapere il governatore Raffaele Lombardo, della grave situazione del messinese e richiederanno un'ordinanza di protezione civile nazionale in favore della popolazione colpita.
Ordinanza che naturalmente non verrà negata, ma il dubbio è se poi a questa seguiranno le risorse per poter fra fronte davvero all'emergenza o se come già accaduto, agli annunci e alle parole a caldo non seguiranno poi i necessari stanziamenti economici.

Del resto è quanto già successo dopo le precedenti frane che hanno colpito il territorio messinese ad ottobre. Gli emendamenti in finanziaria, sottoscritti da diversi senatori di entrambi gli schieramenti che prevedevano lo stanziamento di 100 milioni di euro per la città di Messina e Scaletta Zanclea, per i primi interventi urgenti vennero infatti cancellati.

Così come non hanno avuto terreno facile le risorse (1 miliardo di euro) destinate alla difesa del suolo, già stanziate dal Cipe, ma rimesse in discussione dal ministro Tremonti, che alla fine in finanziaria sono poi state inserite.

Briciole per un paese ridotto ad un gigante con i piedi d'argilla, se solo si pensa che alla società Stretto di Messina nella stessa legge finanziaria si autorizza, invece, una spesa di 470 milioni di euro quale contributo ad Anas Spa per la sottoscrizione e l'esecuzione di aumenti di capitale.

Mezzo miliardo che sommato a quanto già stanziato porta ad una cifra pari a oltre due miliardi per il Ponte sullo Stretto, per cui al di là dei rendering presentati alle cerimonie di inaugurazione non esiste ancora il progetto definitivo e per cui anche la Conte di Conti ha indicato contorni di fattibilità economica e tecnica assai indefiniti.

Risorse, che come dimostrano anche queste ultime frane, sarebbe assai più opportuno utilizzare per le opere di messa in sicurezza del territorio.

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