[12/02/2010] News toscana

Massa: inchiesta pubblica sulla nuova cava, Panni (Legambiente): «Vale davvero la pena di riaprire cave abbandonate in un momento di crisi del mercato del marmo?»

FIRENZE. «In un momento in cui tutti affermano che a causa della crisi il mercato del marmo è in difficoltà, vale davvero la pena di aprire nuove cave o di riaprirne di abbandonate»? Se lo chiede il presidente di Legambiente Massa Paolo Panni, che abbiamo contattato per un approfondimento riguardo all'apertura dell'inchiesta pubblica che Legambiente, insieme al locale "comitato per gli usi civici", ha richiesto al parco regionale delle Alpi Apuane sulla riapertura della cava Macchietta sul monte Altissimo.

Il casus belli è l'intenzione espressa dalla Henraux (vera "anima" del distretto apuano del marmo, fin dal 19° secolo) di riaprire appunto la cava Macchietta, dove il prelievo del marmo fu sospeso negli anni '60 del novecento, e inserita all'interno dei confini del parco, anche se in una zona a protezione non integrale. Il prelievo previsto nei sette anni di "coltivazione" (termine inappropriato per una materia non rinnovabile qual è il marmo, ma che continua ad essere quello comunemente adottato) preventivati è di circa 180.000 tonnellate di marmo di qualità molto alta (tipologia "Bianco P").

L'inchiesta pubblica sulla lavorazione del marmo apuano non è una novità assoluta: già nel 2005 analoga iniziativa fu messa in opera per la cava di Cervaiole, e portò alla stesura di indicazioni finalizzate a minimizzare l'impatto ambientale/paesaggistico superiori a quelle già previste dall'azienda nel piano dei lavori. Inoltre l'inchiesta ebbe come conseguenza la stipula di un protocollo di intesa tra l'azienda e i comuni di Seravezza e Stazzema che, almeno sulla carta, doveva garantire i livelli occupazionali e implementare gli ambiti locali di lavorazione della materia prima estratta.

E la domanda per un'inchiesta sulla riapertura di Macchietto è stata appunto presentata al parco da parte di Legambiente e del comitato citato, con l'appoggio del Cai toscano e in attesa di una sinergia con altre associazioni ambientaliste e/o di tutela paesaggistica. L'eventuale approvazione dell'inchiesta comporterebbe la creazione di una Commissione che - pur non avendo poteri di interdizione - potrebbe comunque portare alla definizione di stringenti canoni di sostenibilità per la prevista attività estrattiva, canoni che si aggiungerebbero a quelli già previsti - almeno secondo il "Tirreno" del 10 febbraio - in termini di minimizzazione dell'impatto paesaggistico e dei trasporti su strada.

Secondo Panni, comunque, «sono da valutare più approfonditamente le conseguenze sulla viabilità e quelle relative all'impatto sia fisico sia chimico (per il percolato derivante dai residui di pietra) sul reticolo idrico. Inoltre, si utilizza una materia che è comunque non rinnovabile, cioè il marmo, e lo si fa in una zona di pregio paesaggistico e ambientale».

«L'inchiesta che abbiamo sollecitato - prosegue - è un momento di partecipazione, un momento in cui le varie parti in causa si mettono in gioco per discutere il piano delle attività estrattive presentato dalla Henraux.

Aspettiamo ora la risposta del parco per sapere se la domanda di inchiesta pubblica sarà accolta, e a quel punto cercheremo di agire in coordinazione con le altre associazioni ambientaliste e di tutela del paesaggio».

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