[12/02/2010] News

Non è che ci sia un'olimpiade (o un terremoto) al giorno.....

LIVORNO. Nell'assoluta gravità dello scandalo che sta sconquassando la gestione italiana delle emergenze ordinarie (vedi l'articolo di ieri, link a fondo pagina)  una riflessione è utile anche per quanto riguarda il cinismo degli imprenditori finito su ogni giornale e recitato in ogni tg, che all'indomani del terremoto abruzzese scherzavano sui grossi affari che grazie al sisma si prospettavano loro davanti («qui bisogna partire in quarta... non è che c'è un terremoto al giorno»). La rabbia con cui i cittadini abruzzesi hanno accolto queste intercettazioni è comprensibile, e condivisibile. Ma lo scandalizzarsi di tanti politici è stato invece forse un po' ipocrita: si continua a far  finta di non sapere che ogni catastrofe è una manna per il pil,  l'astruso indicatore economico che tanti economisti e studiosi stanno cercando di correggere e di sostituire con indici più complessivi e attenti al benessere delle persone e ai beni collettivi come l'aria, l'acqua, il suolo...

Continuando a ragionare solo e soltanto in termini di pil infatti, ogni casa distrutta è una casa da ricostruire, e anche in assenza di collusioni gelatinose illegali, significa smuovere l'economia di una Paese (ma basterebbe ricordarsi che fa pil e non fa morti, il costruire con norme antisismiche  a priori), così come avviene dalle singole disgrazie (un incidente stradale) fino a quelli che Naomi Klein chiama  shock economy: olimpiadi, mondiali di calcio, expo...

E perfino la più sostenibile rivoluzione indotta da un evento mondiale ha un impatto ambientale notevole, che se contabilizzato annullerebbe  gran parte degli illusori benefici economici registrati dal pil.

Proprio oggi, per esempio, cominciano in una Vancouver sbeffeggiata dal clima (la neve viene portata da grossi camion, mentre gran parte dell'America batte i denti sotto tempeste e tormente gelide) le olimpiadi invernali che sono state definite come le più ecologiche della storia.

Sicuramente vero, ma come ci ricorda oggi sul Manifesto Pierluigi Sullo ancora i pasti gratis non gli hanno inventati: per esempio a fronte dei vari teleriscaldamenti, delle energie rinnovabili, dei ricicli vari, delle tecnologie più evolute ed efficienti, ci si dimentica per esempio che a Vancouver  nessuno ascolta Kanahus Pelkey, portavoce di un'organizzazione di nativi indigeni che sostiene che le loro terre «sono state rubate per costruire i nuovi impianti sportivi, terre su cui non è stato firmato, in secoli di storia, un accordo tra popolazione regionale e stato canadese», oppure il fatto che 8 miliardi di dollari canadesi anziché andare per esempio nel welfare sono stati mangiati (insieme a tanto suolo) dal cemento necessario a costruire il villaggio olimpico, la nuova autostrada, il centro congressi, gli impianti sportivi...

Che questa roba serva davvero è poco importante, soprattutto a evento concluso (o neppure celebrato, come nel caso del G8 della Maddalena): l'importante è aver messo in moto enormi flussi di denaro pubblico e privato e movimentato enormi quantità di merci e di energia, facilmente permeabili ad infiltrazioni speculative e tangentizie. Se poi come avviene in Italia ogni evento mondiale sballa i tempi dei progetti (ma anche se non li sballa)  allora si va ad affidare a una persona sola (o peggio a una Spa) ampi poteri in deroga a tutto perché è più facile lucrare e fare affari con amici alla luce di quanto è emerso dall'inchiesta in corso, è evidente che la collacciosa gelatina finisca per invischiare ogni metro cubo di cemento, anche quello più ecologico.

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