[28/07/2009] News

Nuove scimmie nell’estinzione dell’antropocene

LIVORNO. Nuova Guinea, Madagascar, Amazzonia, Isole Salomone, Kenya,  Sulawesi, Borneo... quasi ogni giorno dai più remoti angoli del pianeta ci giungono notizie della scoperta di nuove e spesso singolarissime specie di vertebrati, per non parlare della sterminata di messe di dati sui "nuovi" invertebrati che spuntano ad ogni ricerca scientifica. Ieri il New York Times pubblicava l'annuncio fatto da Fabio Röhe dello zoo del Bronx e della Wildlife Conservation Society  della scoperta di un'altra scimmia nell'Amazzonia brasiliana, un piccolo tamarino dal dorso bruno (nel disegno) che somiglia ad un patchwork: pelo color ruggine, groppa dorata con striature grigie, testa, petto e zampe neri e una coda lunghissima, e nuove specie di primati, dei quali si credeva ormai di conoscere tutto, sono spuntate recentemente in Bolivia, India e Tanzania.

Dopo l'uscita dell'ultimo summary of the world's mammals pubblicato nel  2005, che fissava a 5.400 il numero di specie di mammiferi conosciute, si sono aggiunte alla lista alter 400 specie, un dato che ha sorpreso zoology ed etologi che spesso non capiscono questa "fioritura" di scoperte nel bel mezzo di un periodo di accelerata estinzione di origine antropica.

La realtà è che molto probabilmente conosciamo solo il 15% delle specie che abitano insieme a noi il pianeta e che della maggior parte di quelle che si stanno rapidamente estinguendo, mentre distruggiamo, riscaldiamo ed inquiniamo i loro habitat, non conosciamo nemmeno l'esistenza. Così mentre crescono le ricerche scientifiche che ci svelano l'esistenza di "nuove" specie, alcune delle quali lontanissime parenti del genere umano, e mentre la divulgazione scientifica fa conoscere in occidente le meraviglie della trama complicata della vita, e il numero delle specie conosciute aumenta, le creature conosciute stanno rapidamente scomparendo insieme a quelle sconosciute che non saranno mai messe in una lista rossa o scoperte da un nuovo Linneo per avere un nome latino.

Per assurdo, proprio l'espansione delle attività umane ci rende possibile raggiungere luoghi che solo 10 anni fa sarebbero stati impenetrabili, riuscendo così a farci conoscere questi "fantasmi" che rischiano di apparire e scomparire davanti all'antropocene che avanza facendoci perdere un patrimonio di biodiversità che potrebbe essere molto utile domani per salvare l'umanità dal suo sviluppo senza regole che trasforma altri animali in pericolosi invasori di habitat e in distruttori di attività umane. E' anche vero che il riconoscimento formale di una nuova specie può essere una "polizza di assicurazione" per la sua sopravvivenza e di quella dell'habitat che la ospita, e che la meraviglia (ancora in gran parte tutta occidentale) per un insolito che spesso è usuale per le popolazioni locali può portare alla protezione di vaste aree e ad innescare forme di economia sostenibile e di eco-turismo. Secondo Jean Boubli, che dirige I programmi della wildlife society Brazil, la scoperta del nuovo tamarino porterà probabilmente al blocco dei lavori per l'apertura di nuove strade asfaltate in un settore della foresta amazzonica ancora incontaminato a 65 km da Manaus: «E' una fortuna aver trovato la scimmia adesso. Presenteremo il caso alle autorità dimostrando che l'apertura di accessi alla foresta sarebbero un disastro».

I biologi hanno imparato ad essere molto pragmatici e sanno che il ritrovamento di nuove specie "totem" come le scimmie o grandi mammiferi può significare la salvezza per molte altre specie (conosciute o sconosciute) e per interi habitat ed ecosistemi in pericolo. Le piccole e grandi scimmie hanno un posto speciale nell'immaginario degli esseri umani e sono una vera e propria calamita per ottenere i sempre insufficienti fondi per la ricerca sulla biodiversità e per le iniziative che puntano a fermare la corsa verso il precipizio dell'estinzione di massa. Una "nuova" scimmia può salvare migliaia di specie di insetti ed invertebrati, gli animali più negletti e sconosciuti della terra, ma anche rane, pesci o le piante che spesso occupano una piccola nicchia ecologica che viene distrutta inconsapevolmente dal primate più intelligente e pericoloso, l'uomo.

 

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