[11/02/2010] News

Battaglia istituzionale intorno al nucleare

FIRENZE. Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola torna a sventolare il "brand" del nucleare denunciando il ritardo italiano in campo energetico «causato da scelte miopi. L'Italia rientra nel nucleare perché ci crede e ritiene fondamentale l'energia pulita e i costi stabili». Intanto il Consiglio dei Ministri  ha approvato il decreto legislativo, sul quale sono stati acquisiti i pareri del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari, che in attuazione della specifica delega conferita al Governo opera il riassetto della disciplina sui criteri per la localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi. Il documento, sul quale si è scatenata la "bagarre" politica, regola inoltre le procedure per l'autorizzazione unica per la localizzazione, la costruzione, l'esercizio e la disattivazione degli impianti nucleari, con le relative misure compensative, e disciplina altresì le procedure per la localizzazione, costruzione ed esercizio di un Parco tecnologico comprensivo di un Deposito nazionale destinato allo smaltimento definitivo dei rifiuti radioattivi.

Alla notizia si è "infuriato" il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani «il via libera del Consiglio dei ministri al decreto legislativo sui criteri per la localizzazione dei siti nucleari è un fatto grave e con aspetti di incoerenza istituzionale. E' certamente grave non aver considerato la necessità di una forte concertazione con le Regioni su tale materia. Molte Regioni avevano già espresso criticità rispetto alla delega al Governo, né credo che possa essere sottovalutato il fatto che abbiano deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale su tale provvedimento. Un giudizio che poi è stato ribadito anche in occasione dell'ultima Conferenza delle Regioni quando è stato analizzato il testo del decreto legislativo oggi varato dal Consiglio dei Ministri, e la maggioranza delle Regioni ha espresso un parere negativo».

Oltre a denunciare la mancata concertazioni istituzionale poi Errani pone delle domande al governo: «come mai si lavora così velocemente per varare i criteri, ma si rimanda a dopo le elezioni regionali la scelta dei siti? E ancora: perché il Governo non ha voluto attendere il giudizio della Corte Costituzionale, contribuendo così ad un clima di grande incertezza e confusione su un terreno strategico per lo sviluppo di una seria politica energetica nel nostro Paese?».

Urgenza pare non ci fosse dato che i cantieri per la costruzione degli impianti dovrebbero partire nel 2013 e sulla data qualche dubbio è lecito avanzarlo perché prima bisogna stabilire dove si andranno ad aprire. Dalle regioni (anche quelle "amiche" del governo) non pare arrivino segnali positivi. «In Lombardia siamo vicini all'autosufficienza quindi non c'è bisogno di centrali in questo momento - ha dichiarato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni- Ciò non toglie che io condivida la scelta del governo a favore del nucleare e quindi l'idea che nei prossimi anni in Italia possano sorgere una o più centrali nucleari». Not in my back yard, verrebbe da dire e sulla stessa linea sono le dichiarazioni del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo: «Ho fondate informazioni secondo le quali le caratteristiche del territorio del Friuli Venezia Giulia sono tali da escludere la costruzione di centrali nucleari». Un "no grazie" arriva anche dal Veneto dove in modo elegante il ministro Zaia sostiene che è da escludere l'ipotesi di impianti: «il Veneto ha oggi un bilancio energetico positivo, produce più energia di quanta ne compra».

Entrando maggiormente nelle questioni di merito Umberto Guidoni (ex astronauta) ora responsabile ricerca della segreteria nazionale di Sinistra ecologia libertà, ha di fatto smentito il governo (o meglio lo avrebbe fatto la Commissione europea) su uno dei cavalli di battaglia portati a favore del ritorno all'atomo: l'energia elettrica in Italia è più cara perché il nostro Paese non ha le centrali nucleari.  «Tutti questi "pasdaran" del ritorno all'energia nucleare sono stati smentiti dalla Commissione europea che manda un monito all'Italia per abolire, entro due mesi, i costi dello smaltimento delle scorie radioattive, che compaiono ancora nella bolletta dell'Enel (voce A2) e che la Commissione ritiene  ingiustificati- informa Guidoni-Insomma, le autorità di Bruxelles sostengono la tesi opposta a quella di Scajola e di Berlusconi: i prezzi dell'energia elettrica sono maggiori in Italia perché gravati dai costi dello smaltimento delle centrali  in esercizio negli anni 70-80 che, anche se non più attive, comportano enormi spese per il trattamento delle scorie radioattive. Questi costi dovrebbero essere a carico dell'Enel e non scaricati invece sugli utenti, i cittadini devono sapere cosa comporta per la collettività l'opzione nucleare e quali sono i rischi ed i costi veri delle "cattedrali atomiche" che il centro-destra vorrebbe realizzare in Italia» ha concluso l'esponente di Sel.

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