[11/02/2010] News

Bertolaso e Protezione civile: inchiesta a parte la spa, è una scappatoia pericolosa

GROSSETO. Difficile entrare nel merito della società per azioni cui si vorrebbero demandare gran parte delle attività della protezione civile senza essere accusati, alla luce dell'inchiesta in corso sulla Maddalena, di voler fare facile speculazione. Ci sono però degli elementi nella creazione della Protezione civile spa e più in generale del ruolo che alla protezione civile si è dato e si vuol dare in futuro, che esulano dalle responsabilità individuali su cui sarà la magistratura a pronunciarsi, ma che invece sono del tutto collegate alle procedure su cui sembrano essersi ravvisati elementi di corruzione,  e su queste  vale la pena riflettere.

Il decreto che porta alla formazione della protezione civile spa, estendendone i campi d'intervento in settori che nulla hanno a che vedere con le emergenze e sempre oltre le procedure normali (per appalti, progettazione ecc) è stato approvato martedì in Senato e sarà in discussione alla camera mercoledì 27 febbraio.

Un decreto che sembrerebbe prevedere anche l'immunità per l'attuale capo della protezione civile (che per onor di cronaca si è dimesso ieri non appena saputo dell'inchiesta che lo coinvolge, dimissioni però al momento respinte da Berlusconi) e per colui che lo sarà in  futuro, dal momento che si prevede che dall'entrata in vigore e sino al 31 dicembre 2011 non potranno essere intraprese azioni giudiziarie e quelle pendenti verranno sospese.

Ma l'elemento che merita una riflessione è lo straripare delle attività cui la protezione civile è stata chiamata a svolgere, che vanno oltre e fuori dall'emergenza, a partire dall'organizzazione del Giubileo del 2000 sino ad arrivare all'organizzazione delle regate di vela della  Vitton Cup per risarcire la Maddalena dello scippo del G8, altra attività messa in mano alla protezione civile. Eventi che non hanno nulla a che fare con l'emergenza se non per il fatto che la loro organizzazione è in ritardo sulla tabella di marcia e quindi necessitano di una struttura agile che possa andare in deroga alle normali procedure per poter arrivare in tempo alla data d'inaugurazione.

Strutture dove si ha la possibilità di spendere enormi risorse pubbliche senza dover dar conto (o almeno in maniera molto riduttiva) di come sono state spese. Una veste discutibile che ridimensiona, tra l'altro, le capacità e i meriti che la protezione civile ha e ha avuto nelle occasioni dove era naturale il suo intervento e dove ha dato prova di grande competenza organizzativa, come per è stato per il  recente terremoto in Abruzzo.

Il problema è quindi come dare ad una struttura ad esso dedicata anche maggiori possibilità d'intervenire in eventi come questi, dove si assiste cioè ad una vera emergenza e come, invece,  dare di nuovo capacità all'amministrazione ordinaria di svolgere il proprio ruolo, quello per cui è demandata:  dalla pianificazione del territorio in caso di rischio idrogeologico, alla programmazione edilizia, allo svolgimento di servizi basilari, seppur in situazioni eccezionali, quali possono essere grandi manifestazioni sportive o fieristiche o  meeting internazionali.

Ritrovare cioè i ruoli  in uno stato organizzato in tutti i suoi livelli gerarchici,  dove le norme sono fatte per essere applicate e quindi scritte in maniera chiara, coerente e cogente, e dove quindi non c'è bisogno di intervenire andando in deroga a tutto, ma lo si fa pianificando con i dovuti tempi, le necessarie competenze  e le procedure previste.

Indulgere alla tentazione  di scappatoie, come in particolare il governo guidato da Berlusconi tende a fare, anche per l'indole  poco avvezza al confronto collegiale dello stesso premier che lo guida, non è un buon modo per aiutare il paese a uscire dalle lentezze che pur lo caratterizzano, ma si presta anzi a solleticare e a far sviluppare altre tendenze che pur rappresentano  il nostro paese, ovvero quello di credere che le regole siano fatte per poter essere aggirate e considerare chi lo fa un furbo anziché un truffatore.

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