[28/07/2009] News

Il Senegal alla presa con i Raee: quanto inquina l'e-spazzatura di seconda mano

LIVORNO. Il problema dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) sta diventando sempre più preoccupante in Africa e in Senegal, dove sono soprattutto preoccupati per l'impatto che lo smaltimento dell'elettronica di consumo europea ed occidentale, spesso importata come prodotti di seconda mano, sta avendo sull'ambiente e la salute dei cittadini.

Il giornale Wal Fadjri sottolinea che «Secondo le statistiche dell''Organizzazione delle Nazioni Unite, i rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche rappresentano da 20 a 50 milioni di tonnellate all'anno. E la metà di questa "e-poubelle occidentale" è riversata nei Paesi in via di sviluppo. In Senegal, l'impegno dello Stato a migliorare l'accesso alle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione al fine di ridurre al più presto il baratro tra p Paesi del nord e quelli del sud, si è tradotto nell'arrivo nel Paese di centinaia di migliaia di computer di seconda mano, la cui durata di vita è molto ridotta. Il che ha molto contribuito ad aumentare questi rifiuti elettrici ed elettronici.

Un rapporto tecnico del gruppo Sénéclic, che fa capo direttamente alla presidenza della Repubblica senegalese, informa che «Il flusso di materiali che entra nel Paese è stato stimato in 1.250 tonnellate nel 2000 ed a più di 5.800 tonnellate nel 2007».

Il rapporto è stato realizzato dall'Institut africain de gestion urbaine (Iagu), fa il punto sulla situazione dei rifiuti Raee e conferma che le stime fatte di recente dimostrano una tendenza globale all'aumento del flusso di computer, televisori e telefonini in entrata in Senegal: più 25 %. Il che rischia di portare nei prossimi anni a 32.000 tonnellate i Raee che arriveranno nel Paese africano.

Per questo lo Iagu chiede che il Senegal si doti urgentemente di un quadro legale e di una strategia politica per la gestione sostenibile dei Raee.

Secondo il rapporto il Senegal non dispone ancora delle infrastrutture necessarie a gestire correttamente le apparecchiature elettroniche durante la loro fase di vita finale, quando cioè diventano Raee: «il recupero e il riciclaggio viene fatto in maniera informale in alcuni quartieri urbani», scrive Wal Fadjri.

Secondo il direttore del Sénéclic, Ababacar Diop, «questo tipo di riciclaggio improvvisato mette fortemente in pericolo la salute della popolazione ed ha effetti nefasti sull'ambiente».

Per questo il rapporto richiama l'attenzione delle autorità sui pericoli per la salute che rappresenta il recupero dell'alluminio all'interno di questi rifiuti: «Le diossine potenzialmente prodotte durante la combustione dei rifiuti, a Colobane e a Rebeuss, possono inquinare il suolo e l'aria. Le ceneri della combustione che si accumulano sul sito, favoriscono un'inquinamento del suolo attraverso la lisciviazione dei sottoprodotti di decomposizione nelle falde freatiche. La combustione di alcuni polimeri nei rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche può generare gas tossici che possono contenere delle diossine».

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